LUCCA. Una platea così numerosa sta a significare che la gente ha ancora voglia di politica, quella con la “P” maiuscola.
In un incontro ospitato dalla Fondazione Ragghianti e sapientemente moderato dall’onorevole Pdl Deborah Berganimi, il direttore de “Il Tempo” Mario Sechi ha intervistato l’Onorevole Professore Antonio Martino, ex ministro della difesa e tessera n° 2 di Forza Italia (“perché la numero 1 non era disponibile”, ha simpaticamente commentato).

Uno scambio di opinioni “a viso aperto”, che ha condotto il parterre in un percorso politico a partire delle esperienze del nonno, più volte sindaco di Messina, e tra i fautori dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), passando per l’esperienza del padre Gaetano, parlamentare dal 1948 nelle file del Partito Liberale e Ministro degli Esteri fino al 1957, per arrivare all’incontro con Silvio Berlusconi, fino alle tematiche di attualità politica: “Dissi a Monti, che conosco dal lontano 1974, che non avrei mai votato il suo governo tecnico, così come non votai quello di Dini, perché i tecnici devono essere al servizio della politica e non viceversa”. Una affermazione che denota l’onestà intellettuale da parte di chi aveva fortemente voluto il professor Monti nel ruolo di commissario europeo.

Da qui al tema conduttore dell’incontro,”Il pensiero di un liberale in tempo di crisi”, in cui è emersa una critica senza tanti veli al mondo economico che sconfina nella politica, di una nuova classe dirigente del paese che non ha effettuato nessun passaggio elettivo e che risponde a non si sa quali poteri e logiche globali.

 Martino definisce il trentennio che va dal 1980 al 2010 “il più florido dell’umanità e questo grazie alla mobilità internazionali di capitali; mai nell’ultimo secolo tante innovazioni e prosperità perché i protagonisti dell’economia erano liberi di spostarsi, mettendo in moto un meccanismo che penalizzava gli stati che non avevano i conti in regola con politiche fiscali insostenibili”.

Da qui la critica ad un sistema che pensa solo ad ottenere il pareggio di bilancio, strangolando la nostra economia, e un elogio alle politiche adottate sempre negli anni ’80 da  Regan e dalla Thatcher. “La Merkel, sta facendo ingoiare a tutti gli stati il rospo del pareggio di bilancio entro 1 anno, cosa semplice ai tempi di mio nonno quando la spesa pubblica era al 15%, ancora realizzabile ai tempi di mio padre con una spesa pubblica al 30%, impensabile senza distruggere l’economia con una spesa pubblica al 50%. Se riuscirà nel suo intento tutta l’Europa vedrà una crisi paragonabile alla grande depressione del 1929. I tedeschi mettono almeno un paio di volte per ogni secolo la loro bravura al servizio dei loro difetti: nel secolo scorso hanno perso due Guerre, ora vediamo con gli errori del 21° secolo”.

Il direttore Mario Sechi rompe gli indugi: “Onorevole Martino ma  questo spirito del ’94, che con grande insistenza rievocate, che cos’era? E c’è ancora?”

“Quando Berlusconi si confrontò con me per la fondazione di Forza Italia, pensai che finalmente un individuo concepiva la politica in modo diverso, con uno stato meno predominante, una politica economica fatta di sviluppo e uno spirito libertario nel quale mi riconoscevo”. Ma se all’inizio il successo fu inaspettato, con il passare degli anni le cose non andarono come previsto. “Un partito che non ha saputo rinnovarsi. Nella prima legislatura Forza Italia era il partito con il maggior numero di laureati e professionisti tra le sue fila, poi la selezione c’è stata, ma al ribasso. In un partito fortemente verticistico contava solo il rapporto individuale con il Leader, creando una guerra interna fuori controllo”.

Inoltre Martino  ha parlato dei numerosi errori nella scelta dei personaggi chiave come i presidenti di Camera e Senato, salvando con grandi elogi solo Marcello Pera, e delle alleanze. “La Lega non ha voluto abolire nemmeno un Comune o una Provincia quando ha capito l’importanza elettorale che avevano”.

“Uno stato che rimpicciolisce le persone per poterle dominare, capirà poi che non si governa con piccoli uomini” e questo secondo Martino è successo fino a quando il Leader è rimasto isolato e non è riuscito più a dominare lo scenario. Aggiunge che Berlusconi si può criticare, ma “è difficile trovarne un altro” e che in una prossima elezione “difficilmente se ne potrà fare a meno”.

Due ore di scambi serrati che hanno fatto il bene di coloro che ancora credono nella Politica.

(Visitato 58 volte, 1 visite oggi)

FINI A PIETRASANTA, UN SUCCESSO LA CONVENTION DI FLI

L’ANPI ANNULLA IL PRESIDIO CONTRO BURATTI