Proponiamo questa simpatica intervista realizzata da Tessa Nardini di Galatea Versilia all’anima dell’Alimac Forte dei Marmi, Roberto Crudeli.

T.N – Ciao Roberto, grazie di essere qui con noi, iniziamo subito con le nostre domande! A quanti anni hai iniziato a giocare, cosa ti ha spinto a farlo e come è nata la passione per l’hockey?

R.C – Ho iniziato a 10 anni nel 1973, cosa mi ha spinto a farlo?! Pattinavo già molto bene, pensate che avevo i pattini ai piedi da quando avevo 3 anni.. Cosa che non succede ai giovani d’ oggi.

T.N – I tuoi hanno appoggiato la tua scelta?

R.C – Si, ed è stato proprio mio padre ad avermi fatto iniziare a pattinare.

T.N – Quali sono state le prime soddisfazioni e le delusioni e come hai reagito a entrambe?

R.C – Secondo me fare un distinguo tra soddisfazioni e delusioni è troppo scontato, le soddisfazioni sono le vittorie (molte) e le delusioni le sconfitte (poche). Credo che bisogni saper mixare entrambe e vedere la sensazione che resta da questo mix, la mia è solo di soddisfazione.

T.N – Tanti anni fuori casa: difficoltà? hai sofferto per la lontananza della tua famiglia?

R.C – Ho sofferto sopratutto quando Alessandro (mio figlio) era piccolo e io ero lontano, in Spagna e Portogallo.

T.N – Hai viaggiato in italia e nel mondo, c’è un posto in cui ti fermeresti a vivere?

R.C – Si, in Portogallo.

T.N – Cosa si prova ad essere medaglia di bronzo olimpica?

R.C – Quello che si prova raggiungendo un obiettivo importante, con tanti sacrifici e rinunce che hanno portato a una grande gioia. Quando arrivano le medaglie arrivano le soddisfazioni!

T.N – Come vedi il tuo futuro quando smetterai di giocare? Nell’hockey o no?

R.C – Per ora lo vedo nell’hockey, a bordo pista da allenatore invece che in pista da giocatore. Pensavo di smettere fra un anno dopo lo scudetto con il forte, ma quasi quasi lo farò fra due quando alzerò anche la champions sempre col forte. Sognare non costa niente… E se i sogni si realizzano… Nessuno ti chiede il conto!

T.N – Che consiglio ti sentiresti di dare a quei giovani che come te hanno un sogno?

R.C – Credere nel proprio sogno, ma non pensare che si avveri da solo.

Ringraziamo Roberto per il tempo che ci ha dedicato e ci auguriamo che la sua grinta, il suo ottimismo e la sua passione possano essere un esempio per tutti quei giovani (come noi e come tanti di voi) che si trovano a vivere in un momento di crisi economica e sociale come questo.

Tessa Nardini

 

 

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