VIAREGGIO. Era tutto più o meno scritto già dal primo corso. Era negli occhi degli spettatori che non riuscivano a distogliere lo sguardo da quel lugubre mascherone, era negli applausi scroscianti e convinti di viareggini e forestieri in piazza Mazzini, era nei giudizi espressi a voce o su Internet, era nelle centinaia di foto condivise su Facebook. Per tanti doveva essere Massimo Breschi il vincitore dei carri di prima categoria, lui che non era mai andato oltre secondi e terzi posti. E così è stato.

Raramente il verdetto delle giurie è stato così suffragato dall’orientamento del popolo, quello che elegge subito il suo carro preferito lasciandosi guidare dalle sensazioni, come in questo frangente. E, in fondo, “Quello che non vorrei vedere” – questo il titolo della costruzione che aggiorna l’albo d’oro del Carnevale di Viareggio – ha avuto esattamente il merito di avere una sua anima, soprattutto nel quadro “posteriore”, e di parlare alle emozioni e sulle paure del pubblico. L’orco nero sembrava quasi uscire dalle quinte e abbrancare non solo la ballerina, ma anche la folla dei viali a mare.

Lo abbiamo già scritto in precedenza, lo ribadiamo stasera al termine dei corsi mascherati: il primo trionfo di sempre di Breschi in prima categoria arriva a corollario di cinque anni di crescita professionale del costruttore. Nelle mascherate di gruppo e nelle sue prime apparizioni da carrista lo ricordiamo per i clown, per i titoli che insistevano sulle rime baciate, per il raro impegno sociale. Dal 2011, quando giunse secondo con il “circo delle pulci” di Obama, la storia ha preso un’altra direzione: Breschi si è cimentato nella satira politica, stavolta in un tema delicatissimo quale la pedofilia, senza tralasciare nuove architetture e il gigantismo delle sue costruzioni. Ha vinto lui, il carrista bonaccione, riservato, mai fuori dalle righe.

“È un sogno che si realizza, mi vengono in mente la gavetta, gli anni delle mascherate di gruppo nei baracconi in via dei Ghivizzani. Come nasce questo carro? È un tema che mi sta particolarmente a cuore: ho due figlie di età molto diversa. La più piccola ha 12 anni, la più grande 23”. E proprio la primogenita Jessica è stata una delle tante componenti di questa vittoria: è lei che ha danzato ai piedi del grande giullare (“Ma c’è anche Camilla, l’altra ballerina, che ogni weekend è venuta a esibirsi al Carnevale direttamente da Berlino”).

E poi c’è il fratello Alessandro (“Il suo apporto è fondamentale, è un bravissimo carpentiere”), e la madre Anna, venuta a mancare qualche anno fa, a cui il carrista dedica questa vittoria in famiglia. Assieme a un’altra persona: “Oggi sono passati sette mesi dall’incidente in cui ha perso la vita Aurora Francesconi, una ragazza straordinaria che ho avuto per anni sul mio carro. Oggi penso alla sua famiglia, alla sua mamma e a una verità sull’incidente che ancora non c’è”.

Nel frattempo il carro inizia a dondolare: i figuranti ballano impazziti, sale pure uno della famiglia Lebigre a complimentarsi con lui. E Breschi svela un retroscena clamoroso: “Tempo fa con Jonathan Bertuccelli, carrista di origini viareggine trapiantato a New Orleans, tra il serio e il faceto parlai della possibilità di raggiungerlo in America. Ho pensato: se le cose dovessero andar male al Carnevale potrei prendere in considerazione questa ipotesi”. E invece… “Questa vittoria rimette tutto in discussione, può essere una bella iniezione di fiducia per la mia ditta”. Là fuori, intanto, i fumogeni accendono la tenera notte del gruppo dei breschini: sembra di essere nella curva di uno stadio greco o turco, e invece siamo al Carnevale di Viareggio. E c’è un coro che andrà avanti all’infinito: “Fino alla fine Massimo Breschi…”.

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ultimo aggiornamento: 28-02-2015


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