LIDO. “Il nuovo pronto soccorso dell’ospedale Versilia, i nuovi assetti nella ASL, la riforma complessiva del Sistema sanitario in regione, le promesse di tagli alle tasse con le ricadute su enti locali e servizi, impongono una riflessione nella sanità locale e su quella versiliese in particolare”. Lo scrive Massimiliano Bindocci, responsabile CGIL zona Versilia.

“La sanità versiliese come, gran parte di quella Toscana vivrà forti cambiamenti nei prossimi mesi, la politica locale deve essere in grado di fare squadra e garantire il mantenimento ed il miglioramento dei servizi e degli standard attuali. Innanzi tutto dobbiamo recuperare il concetto che espresse mirabilmente il ministro Berlinguer secondo cui “la salute è un fondamento e sopratutto una finalità primaria della crescita economica e non un ostacolo per la crescita della ricchezza”, e per rendere attuale questo messaggio dobbiamo smontare con chiarezza ed in modo inequivocabile alcuni luoghi comuni che sembrano accettati dai più e che sono sistematicamente smentiti dai elementi oggettivi. In particolare dobbiamo tenere presente che non è vero che l’Italia spende troppo di sanità pubblica, che non è vero che l’intervento del privato è inevitabile, e che la qualità della sanità non può passare dall’allontanamento dal territorio. Andiamo con ordine, dobbiamo innanzi tutto smontare l’assioma per cui in Italia la spesa sanitaria non è sostenibile, i dati OECD 2014 indicano che la spesa sanitaria pubblica in Italia è di gran lunga inferiore a quella che sostengono i paesi con sviluppo economico simile al nostro! Infatti mentre da noi tocca il 7,1% del PIL e secondo il DEF 2014 andremo nel 2016 al 6,9%, in Francia la spesa sanitaria pubblica è al 9%, in Germania al 8,6%, nel Regno Unito al 7,8%, mentre nei paesi scandinavi veleggia tra l’8 % e il 9,4 %. Il problema non è dunque se si spende troppo, ma diventa quello della sopravvivenza del SSN se si taglia ancora, dunque è necessario trovare nuove risorse e spendere bene, non spendere meno. La sanità versiliese ed in particolare l’ospedale hanno in questi ultimi anni, tra tagli della regione subordinati a tagli governativi, sentenze amministrative, e norme ad hoc, già pagato un prezzo importante con riduzione di organici e di servizi, anche se si sono fatti sforzi per ridurre l’impatto sui cittadini, ma la continua erosione delle risorse sta creando insoddisfazione tra gli operatori ed i cittadini, perché sono aumentate le difficoltà di accesso ai servizi, i tempi di attesa, il degrado delle strutture, e contestualmente sono aumentati i ticket. Dunque la logica dei tagli non è inevitabile, ma inaccettabile.

Altro luogo comune da smontare è quello secondo cui la cittadinanza è costretta a spendere troppo privatamente causa l’inefficienza del SSN, per cui occorrono assicurazioni private o terziarizzare. Intanto è noto che la presenza di assicurazioni private aumenta e non diminuisce la spesa sanitaria pubblica, causa la competizione tra le compagnie che causa un aumento dei consumi di spesa, non valutando le scelte appropriate ne dal punto di vista clinico ne organizzativo, ma volendo potenziare i servizi offerti. Poi il dato della spesa sanitaria sostenuta da privati in Italia è relativo, anche qui numeri della OECD soccorrono, la spesa sanitaria fatta da privati in Italia arriva al 2,1% del PIL, in Germania e Francia il dato è superiore, ovviamente anche negli Stati Uniti ed in Svizzera dove è superiore anche la spesa sanitaria pubblica. La spesa sanitaria privata è purtroppo superiore a quella Italiana anche in Grecia, ma qui per il crollo dello stato sociale e della sanità pubblica. Registriamo in Italia una spesa privata leggermente superiore a quella della Svezia e del Regno Unito dove il concetto di universalità è sempre radicato nel sistema sanitario. Dunque la spesa sanitaria privata non ha numeri allarmanti, ma può essere ridotta potenziando un sistema sanitario pubblico, a meno che non si voglia far gioco al regime delle assicurazioni private. È poi da valutare con prudenza la soluzione del super ticket, che si pone con un obiettivo di equità di rendere il ticket più elevato per i ceti più abbienti, ma è importante che non accada che il costo della prestazione dal privato sia poi più conveniente del super ticket, perché altrimenti si spinge alla fuori uscita dal sistema del SSN una parte della popolazione, rischiando di far diventare la sanità pubblica quella dei ceti medio bassi, e togliendo il principio di solidarietà al sistema.

L’altro luogo comune è che una sanità di qualità non la si possa fare in ogni quartiere, per cui è inevitabile concentrare i presidi in pochi luoghi.

L’esperienza positiva di alcune Case della Salute in Versilia, e le esigenze della cittadinanza più debole, anziana e di quella che per alcune patologie necessita assistenza continua dimostrano invece che di una sanità fatta sul territorio ce ne è bisogno e che un accentramento per motivi di efficienza di alcune attività, vada di pari passo abbinato ad un maggior radicamento nel territorio dei servizi socio sanitari. Riteniamo anzi che per la qualità delle prestazioni sanitarie sia un parametro fondamentale il rapporto con il territorio sia nella cura, nell’assistenza ed anche per le politiche della prevenzione troppo spesso non adeguatamente sviluppate, che invece devono essere – anche per il progressivo invecchiamento della popolazione – una priorità. In tal senso la figura del medico di famiglia meriterebbe un investimento maggiore, ma anche le farmacie potrebbero sviluppare un ruolo più importante. Dunque investire, spendere di più e meglio e per recuperare credibilità con la cittadinanza e consentire carichi di lavoro adeguati agli operatori, garantire degli standard di qualità, e fare una operazione trasparenza anche nella individuazione dei ruoli, anche perché i disservizi e le inefficienze e la poca trasparenza armano le argomentazioni dei sostenitori della privatizzazione o dei tagli. Ritengo dunque che alla luce dei cambiamenti in atto, il lavoro svolto dalla società della salute in Versilia, e le imminenti azioni legate alla riforma della sanità in Toscana che su questi temi si debba avviare un profondo ripensamento partendo dalle verità e non dai luoghi comuni, e il nastro tagliato al pronto soccorso dovrebbe rappresentare l’inizio di un percorso in cui i sindaci versiliesi siano protagonisti”.

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cgil massimiliano bindocci sanità

ultimo aggiornamento: 05-08-2015


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