“Piangiamo le 32 vittime del disastro ferroviario di Viareggio come se fossero nostri figli”. Letta così, sembrerebbe una frase di circostanza. Ma se quelle parole escono dalla bocca di Gloria Puccetti allora no, non è mera retorica. Anzi: per un macabro scherzo del destino, suo figlio Matteo ha perso la vita nel 2004 in un incidente di lavoro in una fabbrica che sorgeva a pochi passi da via Ponchielli, dai luoghi simbolo di quella strage. Anche lei, come i famigliari delle vittime, sa fin troppo perfettamente cosa significhi il dolore.
“Il pm Raffaele Guariniello ha detto che l’incidente ferroviario di Viareggio, il Moby Prince, il terremoto de L’Aquila, il caso dell’eternit e tutte le altre stragi italiane sono storie di impunità e giustizia negata. Ma ha anche detto che tutti assieme siamo una forza e che dobbiamo continuare così, a cambiare il corso della storia”.
Puccetti, che oggi siede sui banchi del consiglio comunale, lancia un messaggio alle più alte istituzioni italiane: “Siamo stati derubati di ciò che avevamo di più prezioso al mondo. E purtroppo siamo senza risposte, perché il potere non è mai dalla nostra parte. Lo Stato si sta dimostrando troppo garantista verso chi delinque e poco garantista verso le vittime di un sopruso. Il rischio è il disagio sociale, la sfiducia totale per le istituzioni: la prescrizione blocca il meccanismo della giustizia e diventa quasi un privilegio.
“Dico sempre che il livello di civiltà di un Paese si misura dalla qualità dei servizi sanitari, dall’attenzione verso i bambini e dai tempi della giustizia. Purtroppo i famigliari delle vittime delle stragi devono prima aspettare, poi disperarsi e infine rassegnarsi. Non c’è mai fine al peggio.
“Ma i nostri figli e nipoti non possono essere contaminati da questa schifezza. E allora chiedo alla politica di invertire la rotta e di togliere la crosta dal cuore: la storia ci insegna che i grandi cambiamenti sono stati portati avanti da uomini coraggiosi che non avevano paura di nulla se non della propria coscienza”.
