Nel 1944 Hans Asperger, un pediatra di Vienna, pubblicò la sua tesi di dottorato in pedagogia correttiva, nella quale descriveva un gruppo di quattro bambini con caratteristiche peculiari: le loro abilità cognitive, sociali e linguistiche, infatti, si distinguevano particolarmente da quelle dei loro coetanei.
In realtà una neurologa russa, Ewa Ssucharewa, nel 1926 aveva già descritto le caratteristiche che oggi vanno sotto il nome di sindrome di Asperger, ma il pediatra austriaco aveva lavorato così intensamente alla ricerca sulla personalità di questi bambini, che nel 1981 Lorna Wing, medico psichiatra britannica, coniò il termine sotto cui oggi vengono raggruppati i soggetti autistici che manifestano particolari caratteristiche socio-relazionali.

Asperger Sindrome

Oggi sappiamo che la sindrome di Asperger è una forma (più o meno leggera) di autismo. Anzi: nell’ultima edizione del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V), l’accezione “sindrome di Asperger” è definitivamente scomparsa, sostituita da un più generico “disturbo dello spettro autistico”. Chi però da anni ha a che fare con questa complicata ma affascinante caratteristica di alcune menti umane, sa che la sindrome di Asperger, come accezione, non verrà mai meno, proprio per le sue caratteristiche estremamente specifiche, che la fanno risaltare in mezzo agli altri cosiddetti “disturbi mentali”.

sindrome di aspergerPersonalmente, mi arrabbio sempre molto quando sento parlare dell’Asperger come “malattia” (o in alcuni caso addirittura “morbo”), “disturbo”, e sentir dire, riguardo alle persone che ce l’hanno, che “soffrono” della sindrome di Asperger. L’Asperger, se identificato e trattato per tempo e in maniera idonea, non solo non è una malattia, ma può diventare una grandissima risorsa.
Qualche esempio di personaggi famosi del passato e del presente che sicuramente erano/sono Asperger: Isaac Newton, Jane Austin, Albert Einstein, Charles Darwin, Alfred Hitchcock, Bill Gates, Satoshi Tajiri (il nome Pòkemon vi dice niente?), Thomas Jefferson, Charles Schulz (il “papà” dei Peanuts: Linus, Charlie Brown, Snoopy…), Wolfgang Amadeus Mozart, George Orwell, Dan Aykroyd, Thomas Edison, Alan Turing, Mark Zuckerberg (serve che vi dica che è il fondatore di Facebook?)…
La lista è ancora molto lunga, ma per problemi di spazio non possiamo elencarli tutti. Ad ogni modo il concetto è chiaro: una mente “diversa”, che pensa fuori dagli schemi, che intuisce cose che gli altri nemmeno possono concepire, che ha incredibili capacità di visualizzazione e memorizzazione… è difettosa? Lascio a voi la risposta.

Ora, qual è il punto? Il punto è che, anche se una persona con sindrome Asperger ha dalla sua capacità straordinarie, è pur sempre vero che rientra nello spettro autistico e di conseguenza può dover affrontare problemi relazionali anche abbastanza gravi, soprattutto se non affrontati a partire dall’infanzia. L’ideale sarebbe, quindi, identificare il più precocemente possibile l’insorgenza della sindrome, in modo da cominciare quanto prima a potenziare le competenze relazionali di queste straordinarie persone.
Questo al fine di ridurre l’impatto delle loro difficoltà nell’interpretare gli “indizi sociali”, ovvero tutti quei piccoli segnali non verbali che le persone “neurotipiche” (un altro termine che detesto a morte è “normale”) si scambiano continuamente durante le conversazioni: il tono della voce, le espressioni facciali, le metafore, i sottintesi, le regole non scritte, ecc.
Dedicheremo a questi aspetti un articolo a parte, in modo da approfondirli.

Sindrome di Asperger Sintomi

In merito ai Sintomi della Sindrome di Asperger, per il momento indichiamo i cosiddetti “campanelli d’allarme”: quelle caratteristiche comportamentali che, in un bambino già a partire dai diciotto mesi, possono far sospettare la presenza di un disturbo autistico:

  1. difficoltà a stare con gli altri bambini
  2. risate inappropriate
  3. contatto oculare scarso o assente
  4. apparente insensibilità al dolore (ma anche ipersensibilità)
  5. preferenza per la solitudine, attitudine a stare in disparte
  6. far girare/ruotare gli oggetti o rimanere “ipnotizzati” da oggetti rotanti
  7. inappropriato attaccamento agli oggetti
  8. notevole iperattività o, al contrario, ipoattività
  9. mancata responsività ai metodi di insegnamento convenzionali
  10. insistenza sull’invariabilità (ovvero aggrapparsi saldamente alle routine), resistenza ai cambiamenti
  11. indifferenza ai pericoli
  12. modo di giocare insolito
  13. ecolalia (ripetere parole o frasi al posto del linguaggio normale)
  14. possibile rifiuto di ricevere o dare gesti d’affetto
  15. mancata responsività a richiami verbali, apparente sordità
  16. difficoltà a esprimere i bisogni a voce; indicare invece di chiedere
  17. crisi: stress intenso senza apparenti motivi
  18. abilità motorie fini insolite: difficoltà a prendere (al volo) una palla, ma non a impilare costruzioni

Questa è  una raccolta di sintomi classici dei disturbi dello spettro autistico, ma attenzione: non ha la funzione di confermare né di escludere una diagnosi. So bene che per alcune persone la parola “autismo”, soprattutto se applicata a uno dei propri figli, suona molto, molto male.
Queste persone potrebbero controllare accuratamente la lista, riscontrare che uno o più sintomi non sono applicabili al proprio figlio, tirare un sospiro di sollievo e decidere che il bambino NON ha nessun disturbo dello spettro autistico. Purtroppo non funziona così.

Questi sono i sintomi che generalmente caratterizzano i disturbi dello spettro autistico; non è detto che un soggetto li manifesti tutti. I soggetti con disturbi dello spettro autistico, esattamente come tutti gli altri, non sono tutti uguali. Alcuni di loro possono manifestare determinate caratteristiche, altri altre. Quindi, se riscontrate nel vostro bambino anche solo alcuni di questi sintomi, cercate un aiuto professionale.

Cosa può succedere? Che se il bambino risulta non avere un disturbo dello spettro autistico tanto meglio per tutti. Se invece ce l’ha, si può instaurare subito un trattamento, con grandi possibilità di miglioramento della sua vita, soprattutto relazionale. Cosa c’è da perdere? Niente. Cosa c’è da vergognarsi? Niente.
Un disturbo dello spettro autistico c’è e basta, non è colpa di nessuno: siamo nel terzo millennio e non sono ancora state scoperte le cause precise, casomai ne sono state escluse alcune, tra cui il fatto che se un bambino manifesta una forma di autismo la responsabilità sia in qualche modo da attribuire ai genitori.

I genitori però hanno il dovere di far diagnosticare e adeguatamente seguire il proprio bambino se ha dei problemi. Non c’è cosa peggiore che pensare “si risolverà tutto da sé”, e aspettare. Aspettare pur sapendo che “qualcosa non va” significa danneggiare il bambino.

 

Dottoressa Chiara Guarascio

Chiara Guarascio è laureata in Medicina Veterinaria e Psicologia Clinica, è esperta di autismo ad alto funzionamento, è presidente dell’Associazione Pet Therapy Tuscany (che offre un servizio di Pet Therapy nella zona della Versilia), è ideatrice di vari laboratori e attività ludico-sensoriali per bambini, è trainer presso diverse agenzie di formazione ed è anche scrittrice (i suoi romanzi, pubblicati su Amazon con lo pseudonimo Annika Baldini, hanno come protagonista una ragazza con la sindrome di Asperger).

www.pianetaasperger.com

www.petttherapytuscany.org

www.outofthebox.education

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ultimo aggiornamento: 27-11-2016


Io ce l’ho più grosso del tuo.

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