E’ STATO uno dei delitti più brutali consumato nel secolo scorso nella nostra zona. Un”arancia meccanica’ in piena regola ai danni di due pensionate che hanno voluto difendere fino alla morte – una istantanea, l’altra dopo qualche mese – il segreto del loro piccolo tesoro: trenta milioni delle vecchie lire in banconote da cento e cinquanta, nascoste nel sottofondo di un tino e un libretto postale al portatore con altri 30 milioni.
TEATRO di questo brutale omicidio fu la sera del 30 dicembre 1990 – quindi 26 anni fa – il piccolo paese di Metato, un centinaio (scarso) di anime nella zona collinare di Camaiore. Beh quel giorno, anzi in quel tardo pomeriggio Metato – noto fino a pochi anni prima per la mancanza di una strada asfaltata e sicura di collegamento con il fondo valle – salì agli orrori della cronaca per il brutale pestaggio di Elena e Fernanda Moriconi, due sorelle nubili, che vivevano in un’abitazione trasformata anche in magazzino-granaio. Quella quella casa e gli animali che allevavano con passione: la loro vita. Due persone semplici che si erano ritagliate l’esistenza lontano dal fragore della città. Il lavoro era la ragione di vita. In silenzio, però custodivano un piccolo segreto. Un gruzzoletto di soldi, il frutto dei sacrifici e anche di un tenore parsimonioso. Forse non pensavano che essere andati pochi giorni prima all’ufficio postale di Camaiore – lo avevano accertato i carabinieri – a riscuotere la pensione e la tredicesima, poteva avere fatto innalzare le antenne a qualche malintenzionato. Non pensavano che quei soldi e l’ostinazione (‘tipica di chi è nato in montagna’ sottolinearono gli inquirenti) con cui non svelarono ai banditi dove erano nascosti il loro piccolo tesoro, sarebbero stati fatali: Elena e Fernanda vennero selvaggiamente picchiate con calci e pugni. Due scricchioli di donne anziane che non avrebbero fatto male a nessuno. Ma i banditi (sicuramente più di una persona, più un possibile palo) non ebbero pietà. Chiuse stoicamente nel loro mutismo, difesero il segreto: Elena venne trovata morta sul letto, Fernanda in coma seduta su una poltrona. Addosso i segni del brutale pestaggio. Nella casa-magazzino, il silenzio della morte ma anche la confusione di chi ha cercato ovunque per trovare il ‘tesoro’. La tragica scoperta venne fatta nel tardo pomeriggio da un parente alla lontana delle due pensionate: fra i primi ad intervenire – allora era medico della Misericordia di Camaiore – Luca Lunardini, diventato poi sindaco di Viareggio nel 2008, che rimase visibilmente choccato. Fernanda, la ferita, non riuscì mai a riprendersi e a rivelare neppure un particolare su quel che accadde, su chi si presentò alla porta prima di trasformarsi in aguzzini senza pietà.

IL DELITTO di Metato è rimasto senza un colpevole: le indagini di polizia e carabinieri non sono mai riuscite ad assicurare alla giustizia il o i responsabili di quel massacro. Probabilmente con le tecnologia di oggi, qualche passo in più avrebbe potuto essere fatto. Ma ormai il fascicolo è in archivio, impolverato e con l’ultima pagina ancora bianca. Difficile, se non impossibile, che dopo un quarto di secolo, qualcuno decida di rivelare l’inconfessabile autoaccusandosi di quella barbaria. Molti investigatori dell’epoca hanno ancora addosso l’amarezza per non essere riusciti a trovare il bandolo della matassa. Un delitto che ancora oggi si porta dietro una valanga di interrogativi e anche il sospetto che ‘qualcosa’ sia sfuggito: le zone d’ombra di allora non sono mai state più illuminate.

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ultimo aggiornamento: 30-12-2016


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