Magari non è il quesito del secolo conoscere i motivi della sparizione del osso nel pene e non sarà per questo dilemma che stentiamo la sera a prender sonno, ma almeno una volta, nel vedere un “nerbo” di cavallo, vi sarà capitato di chiedervi perché io no? Un desiderio magari affiorato proprio durante una disdicevole défaillance del nostro “LUI”…
Alcuni studiosi si sono posti questo quesito andando, con pazienza e un po’ di immaginazione, a cercarne una risposta antropologica e soprattutto evolutiva.
In effetti, forse è a tutti noto come molti mammiferi maschi di diverse specie (inclusi i nostri amici gatti e cani), hanno un osso nel loro pene, chiamato BACULUM, termine latino che tradotto in italiano significa (ma guarda caso!) “Bastone”.

 

Osso nel pene: l’evoluzione di una scomparsa

I maschietti umani, invece, non posseggono un osso penico. Peraltro l’uomo non è solo in questa “assenza” anche le balene, i rinoceronti, i conigli, gli elefanti, i marsupiali e alcuni tipi di scimmie ne sono sprovvisti.
I biologi evoluzionisti (ultimo in ordine di tempo uno Studio della University College di pubblicato sulla autorevole rivista Proceedings of the Royal Society) hanno cercato di ricostruire la storia evolutiva del baculum, tracciando la sua comparsa nei mammiferi e nei primati nel corso delle Ere. Si è scoperto che l’osso del pene si è evoluto nei mammiferi più di 95 milioni di anni fa ed è stato presente negli antenati degli attuali primati già 50 milioni di anni fa.
Da quel momento in poi, il baculum è diventato più grande in alcuni animali e più piccolo in altri. Si pensa che il baculum possa avere una funzione sulla regolazione delle tempistiche dell’atto sessuale, allungando i tempi dell’erezione e velocizzando l’amplesso una volta iniziatolo. L’osso del pene sarebbe servito soprattutto a quegli animali che impegnavano nell’atto della penetrazione più di tre minuti, fornendo loro un supporto strutturale (come per la piccola scimmietta chiamata macaco orsino).
Mentre nei pur più grossi scimpanzé, l’osso del pene non è più lungo di un’unghia e non a caso il maschio trascorre nell’accoppiamento non più di pochi secondi (chissà cosa ne avrà pensato Charlton Heston nel mitico film “il pianeta delle scimmie” …)
Ma se è vero come è vero che noi discendiamo dalle scimmie (o meglio ne abbiamo un antenato in comune) perché noi esseri umani abbiamo perso questo apparentemente piuttosto utile “mezzo di sostegno”? Secondo i Ricercatori avremmo perduto questo piacevole ossicino durante il periodo dell’Homo Erectus circa 1,9 milioni di anni fa con l’emergere della… MOMOGAMIA.
Nelle relazioni monogame, infatti, il maschio non ha bisogno di trascorrere molto tempo nell’amplesso perché non è probabile che la femmina abbia rapporti con altri maschi (via quel sorrisetto idiota e sarcastico dal vostro volto! Maldicenti!). Insomma, conclude la scienza, con la riduzione della concorrenza si hanno meno probabilità di avere bisogno di un baculum!

In verità, non tutti gli studiosi condividono questa, pur intrigante, teoria. Altre Ricerche, pur partendo sempre dal concetto di monogamia giungono a conclusioni diverse. Costoro osservano come i primati dotati di osso penico, proprio all’interno di relazioni monogame finivano per incontrare le femmine meno spesso di altre specie e per questo tendevano ad accoppiarsi per periodi più lunghi (necessitanti perciò di un “aiutino” per sostenersi a lungo).
Secondo questa corrente di pensiero la perdita di tessuto osseo negli esseri umani sarebbe stato il risultato della selezione sessuale operata delle femminucce in cerca di uomini sani. Per queste astute femminucce una bella erezione (non artificialmente sostenuta da un osso) era segno non solo di interesse (!) ma anche di un possibile futuro papà in buona salute! Ed in effetti oggi ben sappiamo come un deficit erettile possa esser segnale di una qualche malattia come il diabete, le cardiopatie e malattie neurologiche.
Insomma non rammarichiamoci troppo se con i millenni abbiamo perso l’OSSO BASTONE: Madre Natura non fa nulla a caso. In fondo neppure il mitico “Rocco” ha “ LI’ ” un OSSO.

 

P.S: nel titolo mi sono concesso una licenza letteraria per renderlo un pochino più ad effetto: nella realtà il pene del toro non ha un vero e proprio osso. La leggenda nasce dal celeberrimo Nerbo o scudiscio, un frustino flessibile usato per incitare il cavallo che è descritto come l’osso o tendine del pene di questi imponenti animali. In realtà non si tratta di un osso contenuto nel pene ma del pene stesso la cui consistenza e proporzioni lo rendono, appunto, una volta essiccato simile a una fune (insomma è fino fino…).

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ultimo aggiornamento: 09-01-2017


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