Fenomeno sociale o ristorazione parallela per aggirare il fisco? Era questa la domanda che Confesercenti Toscana Nord si era posta sul proliferare anche nella nostra provincia degli home restaurant. Una “moda” che vede padroni di casa che si trasformano in chef e invitano poche persone a mangiare da loro spendendo pochissimo: basta avere una cucina, quella di casa va benissimo, un po’ di posto per ospitare gli ospiti, nessuna autorizzazioni del Comune o dell’Asl. Perché chi ha un home restaurant non svolge un’attività di ristorazione, ma semplicemente invita amici o persone trovate su internet a consumare nella propria casa in cambio di un piccolo compenso. «Ma se il fenomeno sociale diventa un modo per aggirare il fisco o peggio ancora concorrenza sleale?”, si domandava ancora la Confesercenti. La risposta a questi dubbi è arrivata dal Parlamento con una legge che ieri è andata in approvazione alla Camera dopo un percorso molto tortuoso che alla fine ha trovato una sintesi. Sei articoli in tutto per «disciplinare l’ attività non professionale di ristorazione esercitata da persone fisiche nelle abitazioni private» e al tempo stesso fornire strumenti che tutelano sia i consumatori che la leale concorrenza. Innanzitutto, salvo ritocchi che possono arrivare dal passaggio in Senato – si stabilisce che l’ attività di home restaurant «si avvale di piattaforme tecnologiche che possono prevedere commissioni sul compenso di servizi erogati» su cui vigilerà il ministero dell’ Economia. Occorre registrarsi almeno 30 minuti prima di fruire del pasto e pure la cancellazione del servizio prima della sua fruizione deve rimane tracciata. Stesso discorso per i pagamenti esclusivamente attraverso sistemi elettronici. Le abitazioni private utilizzate per le cene devono possedere tutti i requisiti igienico sanitari previsti da leggi e regolamenti anche se non è previsto un cambio di destinazione d’ uso dei locali; occorre invece l’attestato HACCP (per saper gestire i rischi legati all’ igiene dei prodotti alimentari) ed una assicurazione per la responsabilità civile verso terzi. L’inizio dell’attività deve essere comunicato con una Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) al Comune. Infine il numero di coperti: è fissato un tetto giornaliero al massimo di 10 ed uno annuale non oltre 500). La legge prevede anche che i compensi non possano superare i 5.000 euro all’ anno, importo sul quale trattandosi di attività saltuaria non si pagano tasse. Se questa soglia viene superata scatta l’ obbligo di dotarsi di partita Iva e di iscrizione all’ Inps e poi ovviamente si entra nel normale regime fiscale. “E’ un primo passo importante per mettere regole in un settore che rischiava di essere fuori controllo – commenta Esmeralda Giampaoli, presidente nazionale Fiepet e presidente Confesercenti Versilia -. Ci auguriamo che il passaggio al Senato non stravolga una legge che è frutto di una sintesi tra i diversi partiti. Se tutto andrà bene, ci saranno regole da seguire che permettono di distinguere nettamente gli home restaurant dai ristoranti tradizionali. Spetterà a questo punto alle istituzioni preposte – conclude – controllare il rispetto delle norme con un monitoraggio costante”.

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ultimo aggiornamento: 17-01-2017


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