Tantissimi studenti questa mattina, 27 gennaio 2017, hanno partecipato alle celebrazioni del Giorno della memoria, organizzate dal Comune di Viareggio in collaborazione con Anpi Viareggio e Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Lucca.

«Una stanza tutta per loro», titolo evocativo per quello che è stato un focus sulle discriminazioni razziali nelle scuole viareggine e sull’istituzione della «classe speciale per bambini ebrei» avvenuta a Viareggio nel 1940.

La scuola fu attiva dal 1940 al 1943 e vide passare sui suoi banchi bambini che provenivano da tutta la provincia e la maestra Gabriella De Cori. Una storia da molti dimenticata oggetto di uno studio condotto da Silvia Angelini (Isrec) («Quella scuola in una stanza, l’applicazione delle leggi razziali nella scuola a Viareggio», in Quaderni di storia e cultura viareggina, n°2, 2001) dal quale l’Amministrazione ha preso spunto per dedicare a quei bambini e alla loro insegnante una stanza della Biblioteca Immaginaria.

L’appuntamento si è aperto con i saluti del sindaco e l’accensione del cero da parte di Paolo Molco (vicepresidente della comunità ebraica di Pisa). A seguire poi gli interventi di Stefano Bucciarelli (presidente dell’Isrec) e Luciano Luciani (Isrec).

Queste le parole del Sindaco Giorgio Del Ghingaro rivolte ai presenti

«Benvenuti alle ragazze e ai ragazzi, agli insegnanti, ai professori seduti a questo tavolo, a Paolo Molco che rappresenta la comunità ebraica di Viareggio. A quanti sono qui oggi per celebrare con noi questo 27 gennaio. Una data importante, la liberazione di Auschwitz. Le date come queste sono veri e propri monumenti all’interno del calendario: servono a ricordare a tutti che determinati fatti sono accaduti. In questo caso, fatti terribili. Una data che da sola, costruisce la memoria collettiva. Oggi racconteremo la storia di una scuola: la “classe speciale” per bambini ebrei sorta a Viareggio durante gli anni della guerra.
Una storia di bambini come voi che, da un giorno all’altro, vennero costretti a lasciare la scuola che frequentavano. Perché? Per la follia umana, che vedeva un pericolo nascosto in un gruppo di persone considerate “diverse”.
Gente che pure era nata a Viareggio, che qui abitava e lavorava.
Gente che fino al giorno prima andava bene, e il giorno dopo no.
Solo per l’effetto di una legge. Per la decisione di alcuni uomini.
Con quali parole i papà e le mamme di quei bambini avranno spiegato ai loro figli che avrebbero dovuto abbandonare i compagni, l’amica del cuore? E chi rimaneva invece, come visse quel momento terribile? Cosa raccontarono le maestre, i genitori? Cosa possiamo dire noi oggi che siamo davanti ad una platea di bambini come quelli che quasi 80 anni fa vennero travolti da una situazione da grandi. Che anche per i grandi era talmente orribile da non poter essere immaginata.
Diciamo che il mondo è andato avanti, che certi razzismi sono stati superati ma che altri ancora resistono e nuovi se ne stanno formando.
Eppure noi tutti ci sentiamo al sicuro, pensiamo che sono cose che accadono ‘agli altri’.
Perché? Perché ci sentiamo parte integrante di una Comunità. Quella stessa Comunità che a volte respinge gli ultimi arrivati, gli emarginati, i “diversi”.
Una comunità che deve imparare ad includere, perché dove si sottolineano differenze si creano muri spesso invalicabili.
Invece una Comunità, se compatta, può avere una forza incredibile.
La forza della Comunità viareggina, ad esempio, consentì ai bambini ebrei del 1940 di continuare a studiare in una scuola, tutti insieme con una maestra. In altri posti invece permise a tanta gente di salvarsi dalla deportazione nei campi di sterminio.
Oggi Viareggio ha più che mai bisogno della forza della sua Comunità: della tenacia, la fantasia, l’estro per cui i viareggini sono famosi nel mondo. Il momento per la nostra città non è dei più favorevoli ma da qui si riparte: dalla gente, da voi.
Voi che siete il futuro, che così piccoli vi affacciate alla vita e avete un compito da grandi: voi siete i costruttori.
Ma senza radici non cresce niente che sia duraturo: per questo è importante conoscere la nostra storia.
Oggi agli alunni della scuola per bambini ebrei e alla loro maestra dedichiamo una stanza nella biblioteca Immaginaria. Una biblioteca particolare del nostro Comune, pensata per i più piccoli, per le loro esigenze ed attività.
E per farlo abbiamo pensato a una targa da appendere in quella stanza e il Maestro Anichini ci ha regalato la sua arte per aggiungere un simbolo alle parole: l’immagine di vecchio banchino.
Un gesto simbolico che vuole legare in un unico filo conduttore i bambini di ieri con quelli di oggi.
Un gesto che rafforza la Comunità, il nostro senso di appartenenza.
Ringrazio il maestro Anichini per la disponibilità, la comunità ebraica per la sua presenza, l’Istituto Storico e Anpi Versilia per le competenze messe in campo.
E’ importante essere qui oggi ed è importante il coinvolgimento delle scuole perché il ricordo di quei bambini ebrei diventerà memoria per i nostri ragazzi.
Spero che ognuno di voi porti un pezzetto di queste storie che ascolterete oggi, nella sua vita.
E, augurandovi una vita di successi, spero che quando avrete figli possiate raccontare loro quanto avete udito.
Perché tutto questo non accada più».

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ultimo aggiornamento: 27-01-2017


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