Kent Haruf, Le nostre anime di notte, 2017 . [recensione]

Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici. Starsene a letto insieme, e tu ti fermi a dormire. Le notti sono la cosa peggiore non trovi?”

Per attraversare la notte la cosa migliore è parlare e stringere la mano a qualcuno. A Holt, piccola cittadina della provincia americana, vivono due anziani vedovi, Addie e Louis. Addie invita Louis a trascorrere le notti con lui perché dopo la morte del marito Carl è un momento di insonnia, inquietudini, preoccupazioni, fantasmi del passato che ritornano. Louis, da una parte onorato di essere il prescelto, è anche sorpreso e titubante ma sulla scia del coraggio di Addie acconsente a sperimentare questi incontri. I due anziani iniziano così a trascorrere ogni notte insieme nello stesso letto: non si conoscono bene pertanto parlano molto prima di addormentarsi, si confidano, instaurando una relazione intima e spirituale.

La loro piacevole routine cambia con l’arrivo del seienne Geime, nipote di Addie che trascorre l’estate a Holt a casa della nonna. Louis diviene così gradualmente un vero e proprio nonno e i tre insieme trascorrono giorni lieti. Se la relazione di Addie e Louis aveva resistito ai pettegolezzi della città, riuscirà con più difficoltà a affrontare i contrasti derivati dal figlo di Addie che non approva la relazione a tal punto da usare Gemie come ricatto. La tenera e profonda e amicizia di Addie e Louis tuttavia non si smarrirà, saprà rigenerarsi e trasformarsi, adattandosi e restando un punto fermo nella vita di ciascuno.

Una storia serena

La storia che ci regala Haruf è al contempo struggente e serena: ha il coraggio di mettere al centro una relazione amorosa tra persone anziane con la tenerezza, i timori e la saggezza tipici dell’età, l’evoluzione del loro rapporto, il confronto a volte crudele con le pressioni esterne, siano legami familiari siano opinioni diffuse. Lo stile di Haruf è asciutto, i dialoghi dei personaggi sono veramente efficaci nel coinvolgere con discrezione e precisione il lettore nel mondo di Addie e Louis. Il tempo è l’altro vero protagonista, un tempo orizzontale costituito da ricordi e slanci, ma soprattutto di attimi presenti capaci di essere goduti a pieno da parte di chi la vita l’ha in gran parte vissuta. Il punto di vista di Addie e Louis ci offrono spunti e incoraggiamenti importanti volti a riscoprire se stessi e non rinunciare mai alla felicità che nel romanzo si traduce con la possibilità di sentire, di desiderare, di volere ancora con una nuova e vigorosa consapevolezza. La capacità narrativa di Haruf , che sospende ogni giudizio per lasciare spazio al lettore e ai personaggi, si conferma grandiosa perché senza effetti spettacolari mettendo al centro persone comuni e non eroiche, è capace di coinvolgere il lettore prendendolo per mano e facendogli attraversare con meraviglia e stupore le notti di Addie e Louis.

Chi riesce ad avere quello che desidera? Non mi pare capiti a tanti, forse proprio a nessuno. È sempre un incontro alla cieca tra due persone che mettono in scena vecchie idee e sogni e impressioni sbagliate. Anche se, ripeto, questo non vale per noi due. Non in questo momento, non oggi.”

Biografia

Kent Haruf (1943-2014) è uno scrittore americano. Dedicatosi all’insegnamento e a importanti azioni di volontariato, l’affermazione definitiva arriva con “Canto della pianura”(1999) il primo romanzo di una trilogia importante. Tutti i suoi romanzi si svolgono nella cittadina immaginaria di Holt.

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