“Il Ministro Lorenzo Fontana venga a Sant’Anna di Stazzema a dire che bisogna togliere le leggi che puniscono i reati contro i sostenitori di razzismi e violenze. Che venga a raccontarlo ad Enrico, Enio, Adele, Cesira, Mauro, Milena, Siria e a tutti gli altri superstiti della strage che hanno  visto cadere accanto a loro padri, madri, fratellini e sorelle, che negli anni successivi non hanno più ritrovato amici di scuola e compagni di gioco perché nazisti e fascisti avevano distrutto tutto”. Sono pesanti come macigni le parole del Sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, nel suo intervento al Sacrario di Sant’Anna di Stazzema, in occasione del 74° anniversario della strage. Verona incalza: chiede le dimissioni del Ministro Lorenzo Fontana. ” Il 7 Agosto 2018 il Consiglio Comunale di Stazzema ha votato un ordine del giorno con cui si chiede conto delle affermazioni del  Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana che ha proposto di abolire la Legge Mancino che a suo dire ‘si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano’. Attendiamo le sue scuse, attendiamo le sue dimissioni”. Il Sindaco di Stazzema ha annunciato che sarà dedicato uno spazio del Parco a Carlo Azeglio Ciampi ed ha sottolineato l’impegno dei superstiti e dei familiari delle vittime per trasmettere la memoria della strage e parlare ai giovani. “Abbiamo intenzione di organizzare un Festival dei Valori a Sant’Anna di Stazzema coinvolgendo artisti, sportivi, personaggi del mondo della cultura. Vogliamo parlare ai giovani ed amplificare il messaggio di Sant’Anna di Stazzema. Per raggiungere questo obiettivo servirà l’impegno di tutti”. Verona ricorda l’Anagrafe Antifascista del Comune di Stazzema, con  la Carta di Stazzema che ne è a fondamento. “A dicembre scorso abbiamo scelto di non essere indifferenti ma di prendere posizione con l’Anagrafe”. Che ha superato le 40 mila iscrizioni. La cerimonia si è svolta al Sacrario delle Vittime civili di Sant’Anna di Stazzema, chiamato anche Monumento Ossario, sul Colle di Cava, riposano dal 1948 i Martiri di Sant’Anna: quest’anno ricorre il 70° anniversario dalla sua realizzazione, su progetto dell’architetto Tito Salvatori.

Intenso, profondo ed appassionato l’intervento del Vice Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli. “Il razzismo non è mai una goliardata. Chi avrebbe pensato agli inizi del Novecento, vivendo nella Belle Epoque, che da lì a poco si sarebbe scatenata una guerra provocando fra i 15 e 17 milioni di morti? Chi avrebbe immaginato che la famiglia di un ufficiale italiano di religione ebraica che aveva combattuto con valore sul Carso sarebbe stata spedita a Dachau con la complicità del suo governo?  Chi avrebbe pensato che l’area dell’Esposizione universale di Belgrado sarebbe diventata un campo di sterminio che avrebbe fatto proclamare al comando tedesco che la capitale serba era “Juden frei”? Chi avrebbe creduto che uno scialbo pamphlet scritto da un caporale austriaco sarebbe diventata la nuova Bibbia per una generazione di tedeschi e non solo? La sistematica preparazione dottrinaria si svolge sempre sotto le insegne di valori identitari e il nazionalismo ne è l’ambito naturale. Da idea di libertà, indipendenza e autonomia, il nazionalismo si è trasformato in una  ideologia in grado di proteggere, stimolare istinti di sopravvivenza, far prevalere connotati etnici che non fanno fatica a dichiararsi superiori e a rivelarsi razzisti”.

La cerimonia ha avuto inizio alle ore 9:00 con la S. Messa officiata dall’Arcivescovo di Pisa S.E. Giovanni Paolo Benotto. Successivamente il corteo si è indirizzato lungo la Via Crucis per raggiungere il Monumento Ossario, dove si sono tenute le orazioni.

E’ intervento il Senatore Massimo Mallegni in rappresentanza del Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Il Presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna, Enrico Pieri, con grande emozione ha citato Calamandrei: “Su queste strade se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai, morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento, che si chiama ora e sempre Resistenza”.

L’Assessore della Regione Toscana, Vincenzo Ceccarelli, ha ribadito il fondamentale impegno che la Regione da sempre profonde fattivamente per sant’Anna di Stazzema. “Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro. Le nostre libertà non sono scontate, nè garantite: sono state conquistate e vanno difese ogni giorno. La Resistenza non è solo un fatto storico ma deve essere un’ispirazione. La nuova Europa deve partire da questi valori”.

Nel corso della cerimonia è stata inaugurata la mostra “Colori per la Pace” che ha raccolto disegni da bambini provenienti da oltre 100 paesi del mondo.

E’ intervenuta la giovane Chiara Bertolli in rappresentanza dei 18 giovani italiani e tedeschi che stanno svolgendo in questi giorni il “Campo per la pace” a Sant’Anna di Stazzema.

Il discorso del sindaco:

“Saluto i superstiti e i familiari dei superstiti , le autorità civili, religiose, militari, le associazioni e tutti gli intervenuti. Saluto i colleghi Sindaci della Versilia e di tutta Italia. Saluto i tanti che in questi mesi in momenti che richiedono particolare attenzione  hanno scelto di aderire al Comune antifascista con l’impegno di sostenere i valori della Carta di Stazzema nelle azioni della vita quotidiana.

In questo luogo oggi, voglio parlare della parola scelta.

Ogni giorno possiamo scegliere di essere soggetti passivi indifferenti, e quindi scegliere di non reagire alle notizie che quotidianamente ci vengono date rispetto ad episodi discriminatori, ad esseri umani che sparano ad altri esseri umani perché hanno un colore della pelle diverso, rimanere insensibili agli annunci razzisti sui treni emessi attraverso altoparlanti di bordo, con il plauso di un Ministro della Repubblica italiana:  si può scegliere di chiudersi nella propria dimensione personale a difesa del nostro piccolo angolo di paradiso,

Oppure possiamo scegliere di essere protagonisti della nostra vita e di lavorare perché al progresso personale, della nostra dimensione professionale, si accompagni quello della società che ci circonda.

Possiamo scegliere di difendere ciò che le generazioni che ci hanno preceduto hanno conquistato con sacrificio scegliendo la strada giusta, la via della democrazia della libertà, del rispetto dei diritti, del rispetto degli altri, delle diversità percepite come valori, quei valori contenuti nella nostra Costituzione.

Diceva Piero Calamandrei in un discorso ai giovani del 1955….  dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in africa, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta questo è un testamento, un testamento di centomila morti”, morti come quelli di Sant’Anna di Stazzema.

La Costituzione è nata dalla lotta al nazifascismo, è nata in questi luoghi dove si sono compiuti i più atroci massacri del XX Secolo e ne è l’eredità più bella:  per la nostra Costituzione il  cittadino è colui che ha dei diritti, ma anche dei doveri, che ha diritto a riunirsi, parlare, esprimere opinioni, di associarsi, di essere uguale ad un altro cittadino di fronte alla legge, a vivere in libertà, il diritto ad un lavoro pagato in maniera proporzionata alla quantità e qualità dello stesso. Un diritto  che è anche un dovere a contribuire al progresso della Nazione, intesa come insieme di uomini e donne che con il loro ingegno, le proprie intelligenze, tengono insieme l’architettura del Paese.

Spesso ci si è persi in un lungo dibattuto sull’architettura Costituzionale e abbiamo perso di vista la cosa più importante della nostra Carta che sono i valori ed in principi su cui essa si fonda. Tra i  valori  importanti c’è la responsabilità che sta dietro alla scelta: ogni cittadina e ogni cittadino può con il suo agire quotidiano fare molto.

Abbiamo notato negli ultimi anni un diffuso senso di smarrimento, la propensione ad una sfiducia generalizzata, ad una ricerca di uomini forti che sappiano offrire ricette magiche alla soluzione dei problemi quotidiani. Accompagnato ad esso vi è un sentimento di razzismo che cresce  quotidianamente, e viene alimentato dalla paura, che porta ad una crescita degli episodi di aggressioni fisiche verbali, di discriminazione.

La nostra preoccupazione nasce soprattutto in assenza di presa di posizione di condanna da parte dei rappresentanti delle istituzioni, dai quali si assiste invece a dichiarazioni censurabili.

Ebbene, la nostra soglia di attenzione deve crescere assieme al nostro impegno personale: vi sono dei campanelli d’allarme  che hanno suonato troppe volte negli ultimi mesi ed anche negli ultimi giorni.

Abbiamo assistito nuovamente all’uso della parola Razza che per fortuna era caduta in disuso. Vi sono pericolosi segnali di ritorno delle ideologie fasciste, il ritorno di simboli, ideologie che speravamo appartenessero al passato, e sulle quali si sminuisce, si minimizza, si ironizza.

80 anni fa la propaganda ci insegnò che esisteva una razza italiana insidiata da una razza nemica, quella ebraica che voleva togliere benessere al popolo italiano: prima gli italiani degli ebrei si disse, e ancora oggi torna questo ritornello. E con quella scusa si tolse loro tutti i diritti  vietando anche ai bambini di frequentare le scuole.

Dopo l’armistizio di settembre la sottrazione dei diritti civili divenne persecuzione. In molti scelsero il silenzio e di assistere indifferenti quando il commerciante ebreo fu privato del proprio negozio, quando il compagno di banco o la compagna di gioco dei propri figli, improvvisamente sparì nel nulla, finiti in un alone di dimenticanza.

I giovani devono conoscere perchè possano scegliere se restare indifferenti o essere protagonisti, ed è per questo che il primo giorno di scuola del prossimo anno scolastico i nostri ragazzi inizieranno le lezioni alla presenza della presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni  ed attendiamo, la Senatrice Liliana Segre.

Oggi, invece, di  preoccuparci, di creare un cordone culturale contro il pericolo di una deriva, si minimizza, si distorce lo sguardo altrove: certe posizioni, come quelle del ministro Fontana che , lo diciamo a chiare lettere , sono incompatibili con l’incarico di Ministro della Repubblica e più in generale di un amministratore della cosa pubblica. Il 7 Agosto il Consiglio Comunale di Stazzema ha votato un ordine del giorno con cui si chiede conto delle affermazioni del  Ministro Fontana che ha proposto di abolire la cosiddetta Legge Mancino che a suo dire ‘si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano’. Attendiamo le sue scuse, attendiamo le sue dimissioni.

La legge 25 giugno 1993, n. 205 “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa

…..sanziona chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;

… chi, in qualsiasi modo incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

Dico al Ministro Fontana di venire   a Sant’Anna di Stazzema a dire che bisogna togliere le leggi che puniscono i reati contro i sostenitori di razzismi e violenze. Che venga a raccontarlo ad Enrico, Enio, Adele, Cesira, Mauro, Milena, Siria Mario e a tutti gli altri superstiti della strage che hanno  visto cadere accanto a loro padri, madri, fratelli e sorelle, che negli anni successivi non hanno più ritrovato amici di scuola e compagni di gioco perché nazisti e fascisti avevano distrutto tutto.

Vorrei capire e sentire con quali parole riesce a convincerli, vorrei vedere dove e se trova il coraggio di dire loro che fascismo e nazismo sono un qualcosa che si può dimenticare; a loro che hanno avuto una giustizia che è arrivata solo dopo 60 anni in Italia grazie al cittadino benemerito di Stazzema  il Procuratore Marco dei Paolis da poco meritamente promosso a procuratore generale Militare presso la Corte militare d’Appello di Roma, e mai in Germania, lo dica a loro che hanno dovuto accettare che nessuno abbia mai pagato per  quei crimini atroci  .

Il Comune di Stazzema nel dicembre 2017 nei giorni in cui si ricordavano i 70 anni dell’entrata in vigore della Costituzione, ha istituito una Anagrafe Antifascista, una comunità virtuale aperta a tutti coloro che si riconoscono in alcuni valori ed  in una serie di principi enunciati su “Carta di Stazzema” che recepisce i valori della Costituzione e i principi della XII Disposizione transitoria che vieta la ricostituzione del partito fascista sotto qualsiasi forma che ha la sua grande attualità oggi.

In un momento in cui forse è fuori moda, non abbiamo avuto paura di parlare di valori e principi.: non abbiamo scelto l’indifferenza di fronte a questa evidente crisi di valori, siamo partiti perché qualcosa di preoccupante sta accadendo. Abbiamo sentito il dovere di non rassegnarci. Principi che credevamo forti e stabili ci sembrano in pericolo. Aderire all’Anagrafe significa parlare e praticare di nuovo tutti giorni quei valori. A sostegno dei valori della nostra Costituzione. A tutti abbiamo chiesto un impegno per la democrazia.

Noi oggi possiamo fare una scelta. 74 anni fa quando la ideologia del pensiero unico, di morte, di distruzione, di sterminio contro chiunque si trasformò in drammatiche azioni: la popolazione civile diventò, obiettivo militare per una strategia del terrore che non risparmiò nessuno come accade anche oggi in tutto il mondo in cui si può morire ascoltando un concerto, assistendo ad uno spettacolo di fuochi d’artificio, ad un mercatino natalizio o in un museo.

Nel 1859 nacque la Croce Rossa e con essa l’idea straordinaria, per cui una persona in difficoltà deve essere aiutata indipendentemente dalla divisa che indossa, dalla sua razza, dalla sua religione. Dopo la prima Guerra Mondiale l’eredità fu la Società delle Nazioni fondata dalle potenze vincitrici allo scopo di mantenere la pace e sviluppare la cooperazione internazionale in campo economico e sociale.

L’eredità della Seconda Guerra mondiale fu l’Onu e la nascita delle istituzioni europee. Queste conquiste del ‘900 furono possibili grazie a delle scelte, le scelte di coloro che nell’oscurità del pensiero dominante non si fecero intimidire e si presero la responsabilità del loro sogno: uomini e donne che avevano una visione del futuro più ampia e riuscirono a vedere una Europa in cui gli Stati sarebbero stati fratelli ed i popoli si sarebbero raccolti in una federazione di Stati uniti d’Europa all’interno di un mondo senza più guerre.

Vogliamo l’Europa dei diritti, in cui tutti possano aspirare a livelli di tutele universalizzate, senza cittadini che debbano venire prima di altri, perché tutti hanno le stesse possibilità e le stesse occasioni in relazione alla proprie capacità, aspirazioni, ciascuno con le proprie opportunità di crescita e di esprimersi. Non è così oggi in una Europa che si arrocca, che gioca in difesa, che presta il fianco alla nascita di nazionalismi,  che non riesce a prendere posizione sui grandi temi che non sono solo quelli della grande finanza, ma sono soprattutto quelli del lavoro, dei diritti, sulla Pace.

Siamo onorati che il vice presidente del Parlamento Europeo David Sassoli abbia accolto il nostro invito. Abbiamo bisogno di una  Europa più protagonista, meno monetaria e più vicina ai cittadini. Un grande europeista come Carlo Azeglio Ciampi, a cui dedicheremo uno spazio nel Parco Nazionale della Pace,  con la sua visita in questo luogo il 25 aprile 2000, ha ispirato la nascita del Parco Nazionale della Pace, unico in Europa, assegnandoci un compito gravoso di parlare del passato perché esso non ritorni e non si ripeta nè qui nè per costruire un mondo senza più guerra..

Migliaia di ragazzi ogni anno vengono a Sant’Anna, ma ne vogliamo ospitare di più, vogliamo ospitarli nella casa donata dal superstite Enrico Pieri quando sarà finalmente recuperata ad Ostello e per questo abbiamo chiesto un impegno anche alla Cancelliera Merkel.

Chiudo ricordando che pochi giorni or sono ha preso il via il nuovo ente di gestione del Parco Nazionale della Pace, una Istituzione comunale che avrà il compito di far crescere questo luogo come spazio di incontro. Abbiamo un compito importante: Sant’Anna dovrà crescere e moltiplicare il suo messaggio di pace, dovrà tornare a rivivere con le  voci dei ragazzi che vengono, sempre più numerosi, e continuare ad  essere un luogo che crea emozione che sprona la parte migliore di noi, che ci spinge alla riflessione e all’impegno.

Aiutateci a coinvolgere i personaggi del mondo dello spettacolo della musica dello sport per dar vita al festival dei valori per trasmettere ai giovani attraverso i loro idoli una memoria per costruire un mondo migliore.

Tutti assieme. Ce la possiamo fare”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

« Sant’Anna di Stazzema è nel cuore degli Italiani. Lo spaventoso eccidio nazifascista, compiuto il 12 agosto di settantaquattro anni fa, costituisce uno dei vertici di più sconvolgente disumanità che la guerra seppe toccare, destando orrore tra gli orrori. Al tempo stesso la fermezza e la dignità mostrate dalla popolazione di Sant’Anna nel ricostruire la comunità dopo l’immane tragedia e nel trasmettere ai giovani il ricordo e i valori fondamentali della vita hanno consentito di accumulare tesori preziosi per il Paese intero, il suo tessuto democratico, la sua cultura di pace.

In questo giorno di ricorrenza, desidero esprimere il rinnovato dolore per le tante vite innocenti così crudelmente martoriate, e insieme i sentimenti di vicinanza ai familiari delle vittime, ai discendenti, a tutti coloro che oggi partecipano alle celebrazioni di Sant’Anna di Stazzema.

Il commosso saluto della Repubblica si unisce a quello di tutti gli italiani e di tutti gli europei che considerano irrinunciabile quel patrimonio di libertà, di diritti, di solidarietà che, dopo la Liberazione, i nostri popoli sono riusciti a costruire e che siamo sempre chiamati a difendere da ogni minaccia.

Una spietata ferocia si accanì allora su bambini, donne, anziani inermi, spezzando sentimenti e speranze, oltraggiando i loro corpi, occultando ogni segno di umanità negli stessi aguzzini. A tanto può giungere la violenza, l’odio, la smania di dominio: questa memoria consegna alle nostre coscienze un monito che mai può essere cancellato.

Sta ora al nostro impegno e alle nostre responsabilità, personali e collettive, rafforzare nei tempi nuovi la cultura della vita, la pace tra uomini e popoli liberi, la solidarietà necessaria per dar vita a uno sviluppo davvero condiviso e sostenibile ».

Intervento di David Sassoli, vicepresidente del Parlamento Europeo, alla commemorazione della strage di Sant’Anna di Stazzema:

 

“Un saluto ai cittadini di Sant’Anna di Stazzema, alle famiglie dei martiri, ai superstiti, alle autorità civili e religiose, alle associazioni partigiane provenienti da tutta Italia, alle tante rappresentanze comunali presenti e un ringraziamento particolare al Signor sindaco, Maurizio Verona, e all’amministrazione comunale per l’onore che mi ha concesso di  rappresentare il Parlamento europeo in questa cerimonia che anno dopo anno non smette di interrogare la nostra coscienza.

L’anniversario della strage è un giorno di lutto non solo italiano ma anche europeo che ogni anno offre nuovi spunti di riflessione per il contesto politico e culturale in cui si svolge.

Quando la memoria ci interroga pone sempre questioni attuali, che coinvolgono noi, il nostro tempo, le nostre difficoltà. Non riguarda solo quello che è stato. E mano a mano che il tempo scolora e allontana la rabbia è solo la lezione che ci consegnano fatti così atroci e disumani a depositare nella coscienza collettiva quegli anticorpi che possono far ripetere “questo, mai più!”.

La strage è figlia naturale della guerra. E la strage di civili è la modernizzazione della guerra. Questi possono essere due punti fermi da acquisire nella nostra riflessione.

Li ritroviamo puntualmente ad ogni passaggio drammatico e in ogni conflitto perché Sant’Anna di Stazzema si lega a  Srebrenica, passa per il Rwanda e arriva fino a noi con una analoga  metodologia . Il “delitto castale”, come lo definiva Giuseppe Dossetti riferendosi a Marzabotto, non è terminato con la fine del III Reich e del fascismo e con l’arrivo della Liberazione.

In questo piccolo paese sono arrivati giovani massacratori di bimbi e di donne che solo qualche anno prima andavano al catechismo, avranno partecipato al Te Deum o erano discendenti di culture laiche e cosmopolite.

Quale impulso trascinante li ha fatti piombare a Sant’Anna e con metodicità sterminare un paese di povera gente, innocua e pacifica?

Dire follia significa non capire la natura di una sistematica preparazione dottrinaria. Cosa c’è di diverso dalle stragi nei villaggi della Siria, dello Yemen?

La guerra può occupare territori, ma può anche assolvere a un compito di annientamento etnico e razziale. Nell’età moderna era già avvenuto con le guerre di religione e la medesima impostazione la ritroviamo nelle guerre contemporanee. L’idolatria spinge all’annientamento. Lo testimonia la Shoah, ma non solo. Ne è la prova la guerra ai civili. Dalle guerre in stile napoleonico, con gli eserciti schierati, siamo tornati all’idea che il nemico è un essere inferiore, comunque diverso. Annientamento e identità etnica sono le facce della stessa medaglia.

La disumanità, insegna Jacques Semelin, nasce in un momento preciso: la propaganda che ti fa credere che l’altro ti ucciderà fa dell’uomo un assassino.

La guerra contemporanea non si accontenta di spazi e risorse naturali, l’ideologia che la governa vuole cambiare l’uomo.

Quante analogie con l’attualità. Ed ecco perché i morti di Sant’Anna di Stazzema parlano ancora. Ecco perché guardare la storia con gli occhi delle vittime rompe lo schema assassino.

Ma siamo sicuri che riusciremo solo con la memoria ad esorcizzare la guerra e le sue atrocità? E quando saremo rimasti in pochi a ricordare, cosa accadrà?

Ci vuole memoria, ma anche udito. Sì, la memoria deve allenare l’udito per ascoltare i segni dei tempi, per cogliere quelle onde grandi e piccole che si muovono nel fondo delle nostre società e che emergendo possono provocare nuove tempeste. È l’escatologia del profondo di cui parlava Giorgio La Pira.

Chi avrebbe pensato agli inizi del Novecento, vivendo nella Belle Epoque, che da lì a poco si sarebbe scatenata una guerra provocando fra i 15 e 17 milioni di morti? Chi avrebbe immaginato che la famiglia di un ufficiale italiano di religione ebraica che aveva combattuto con valore sul Carso sarebbe stata spedita a Dachau con la complicità del suo governo?  Chi avrebbe pensato che l’area dell’Esposizione universale di Belgrado sarebbe diventata un campo di sterminio che avrebbe fatto proclamare al comando tedesco che la capitale serba era “Juden frei”?

Chi avrebbe creduto che uno scialbo pamphlet scritto da un caporale austriaco sarebbe diventata la nuova Bibbia per una generazione di tedeschi e non solo?

La sistematica preparazione dottrinaria si svolge sempre sotto le insegne di valori identitari e il nazionalismo ne è l’ambito naturale. Da idea di libertà, indipendenza e autonomia, il nazionalismo si è trasformato in una  ideologia in grado di proteggere, stimolare istinti di sopravvivenza, far prevalere connotati etnici che non fanno fatica a dichiararsi superiori e a rivelarsi razzisti. E il razzismo non è mai una goliardata.

Quando i militari tedeschi accompagnati dai fascisti italiani arrivarono a Sant’Anna di Stazzema e uccisero giovani, anziani, i bambini di qualche anno o di pochi mesi, nessun impedimento etico o morale, nessun richiamo all’onore intervenne a consigliare una umana pietà.

Se fosse soltanto questione militare non ci sarebbero state così tante Sant’Anna di Stazzema in tutta Europa. Non ci sarebbero stati  Oradour, Marzabotto, Ascq, la risiera di San Saba, i campi di sterminio e di annientamento.

Per quei ragazzi cresciuti nell’idolatria nazista, quelle donne, quei bambini e quei ragazzi erano “fonti di vita impura”. Da cosa altrimenti sarebbero stati trascinati a sterminare persone inermi se non dal desiderio di esaudire il loro “idolo muto”, come lo definisce San Paolo?

Il nazionalismo che diventa ideologia e si fa idolatria è il virus che la memoria di questo giorno ci consegna.

Memoria e udito, dunque, perché il ricordo non contempli indifferenza ma si traduca in responsabilità e impegni.

Percepiamo che venti minacciosi si annunciano all’orizzonte, sommovimenti che possono condurre a considerare il conflitto come la misura per risolvere i  contenziosi. Abbiamo il dovere di deviare questi venti se riteniamo che il ricordo delle vittime di Sant’Anna di Stazzema sia un valore da non tradire.

Le nostre Nazioni, nella collaborazione europea, possono dare ancora molto.

Non è un caso che i nostri vecchi, i padri fondatori della Repubblica, la generazione uscita dalla guerra abbiano indicato nella costruzione europea l’assicurazione per evitare che il passato non si ripeta. Un ringraziamento particolare va a Enrico Pieri, il presidente dell’Associazione martiri di Sant’Anna, insignito nel 2011 del riconoscimento di Cittadino europeo dall’Europarlamento per la sua tenace opera in favore della pace e dell’unità europea.

L’Europa è l’orizzonte della vita dei nostri paesi. Da soli e divisi saremmo marginalizzati. Ma una Europa unita, solidale, un’Europa dei diritti, un’Europa sociale è un riferimento anche per gli altri, utile ad umanizzare i processi di globalizzazione. L’Europa è una grande occasione per cambiare anche gli altri, e dare al mondo l’esempio che una tragedia come quella della guerra non è stata vissuta invano.

I nostri paesi, tutti, posseggono valori e know how, cultura e grandi tradizioni, ma fuori dal quadro europeo potrebbero far riemergere istinti e idoli che abbiamo ben conosciuto.

Gli stessi idoli che accompagnarono fin qui, all’alba del 12 agosto 1944, i tedeschi della16a SS Panzergranadier Division “Reichsfürer”, comandata dal generale Max Simon, e gli italiani della 36ª brigata “Mussolini”, che in meno di mezza giornata uccisero 560 persone. Tra le vittime 130  bambini. I nazifascisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella. Una mattanza.

La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni. Ricordiamo la sorella maggiore Cesira, Medaglia d’Oro al Merito Civile, miracolosamente superstite, che riuscì a recuperare la sorellina tra le braccia della madre ormai morta. La piccola Anna morì pochi giorni dopo nell’ospedale di Valdicastello.

L’idolatria si è scatenata a Sant’Anna di Stazzema, ma anche a Forno dove SS tedesche e italiani della X Mas massacrarono 72 persone e altre 340 vennero trucidate fra Valla, Bardine e Vinca, nel comune di Fivizzano. E ancora 33 civili uccisi a Pioppeti di Montemagno, 108 a Mezzano, 72 a Bergiola per poi continuare a Marzabotto.

“Quando si dice che la storia è maestra di vita – avvertiva Gaetano Salvemini – si rischia di dire una grande banalità. La storia non ci dice cosa dobbiamo fare, ma solo da dove veniamo”. E questo è molto utile per sapere cosa dobbiamo mettere a fuoco, quali istinti tenere a bada.

Siamo orgogliosi che nell’ottantantesimo anno dalla  promulgazione delle ignobili leggi razziali in Italia, il nostro Presidente della Repubblica abbia nominato senatrice a vita la Signora Liliana Segre, superstite dei campi di sterminio. È stato un segno che ci ricorda quanto le nostre radici siano ancora legate alle cataste di cadaveri che il nazismo e il fascismo hanno ammassato lungo le strade d’Europa.

Ma se questo lo riteniamo utile per noi e per le generazioni future, allora non possiamo fermarci alla simbologia. Per questo oggi chiudere gli occhi davanti alle vittime delle altre guerre è una complicità, così come lo è non dare valore alle vittime, a tutte le vittime, a quelle della guerra o a quelle del mare.

Insegnare una paura disumanizzante porta sempre al peggio e abitua a non considerare il valore della persona come il bene da proteggere sempre e comunque.

La storia di Sant’Anna di Stazzema e delle altre stragi italiane ed europee continua a insegnare molto e a richiamarci a non considerare le grandi conquiste ottenute come un bene ricevuto una volta per sempre.

La democrazia è un sistema fragile e va protetto; le istituzioni nazionali ed europee sono spesso imperfette, ma non possono essere calpestate perché rappresentano comunque il grado di convivenza possibile.

L’istituzione che rappresento non intende dimenticare e indietreggiare, ma per sostenere la sfida serve opinione pubblica, popolo, cittadini consapevoli. La politica non dimentichi mai che la democrazia conquistata dalla mitezza delle vittime è quella dell’art. 3 della nostra Costituzione, per cui “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Questa è l’Italia di Sant’Anna di Stazzema. E questi sono i valori che l’Europa non deve perdere.

Signor Sindaco, a lei e alla sua comunità, grazie di continuare a credere che il modo migliore per onorare i nostri martiri sia quello di lavorare per una società di uomini liberi”.

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