I resti degli insediamenti antichi furono scoperti nel 1931 e da lì cominciò la prima campagna di scavi per portare alla luce quello che poi fu identificato un importantissimo insediamento in età romana.
L’area archeologia è composta oggi da 2 edifici: uno adibito a terme, si presume a carattere privato della Villa dei Venulei e l’altro nella zona sottostante adibito a Mansio lungo la via di collegamento tra Luni, Lucca e Pisa, forse legata alla proprietà dei Venulei, la cui villa domina dall’alto del pendio collinare.

A Massaciuccoli, in particolare, piccola perla nascosta nel folto degli olivi che si rivela allo sguardo dopo un percorso lungo il lago, il popolamento risale a prima dell’occupazione romana, segno tangibile dell’indiscutibile attrattiva che il luogo esercita da tempo immemorabile.

Massaciuccoli Romana

Massaciuccoli romana è stata infatti un centro rilevante della Versilia romana. Vie di comunicazione di terra e d’acqua la univano a Pisa, Lucca, Luni e agli approdi della costa tra Arno e Magra. Frequentata già dagli Etruschi, in età romana Massaciuccoli è scelta per la costruzione di edifici prestigiosi che sfruttano lo splendido paesaggio naturale offerto dalle colline, dal lago e, in lontananza, dal mare. I monumentali resti di questi edifici compongono oggi l’Area Archeologica Massaciuccoli Romana. L’edificio noto per il mosaico con animali fantastici, lungo via Pietra a Padule, è visibile sotto una nuova struttura espositiva e nell’adiacente cantiere di scavo, dove le ricerche archeologiche continuano. A mezza costa sorge la scenografica villa dei Venuleii le cui vestigia si possono ammirare salendo al piazzale della Pieve di San Lorenzo; la salita ai resti della villa è oggi resa più agevole e suggestiva da un nuovo sentiero lastricato ed opportunamente illuminato.

A lungo Massaciuccoli è stata identificata con la stazione di posta denominata Fosse Papiriane nella Tabula Peutingeriana (una copia medievale di uno stradario di età romana). La stazione sarebbe sorta lungo la via Emilia, costruita dal console Emilio Scauro alla fine del II secolo a.C., nell’ipotesi che questa importante arteria fosse la strada alla base delle colline.

IL SETTORE MERIDIONALE
Il primo impianto dell’edificio comprendeva, nella parte sud, un grande vano quadrato con pavimento a mattonelle esagonali di terracotta. L’ambiente si apriva a est su un’area lastricata, forse un cortile scoperto, mentre a nord comunicava con vani non più visibili perché distrutti quando fu costruito il quartiere termale.
In quel momento, poco dopo la metà del I secolo d.C., anche la parte sud dell’edificio subisce una radicale ristrutturazione. Il grande vano quadrato è sostituito da alcuni ambienti più piccoli, ai quali se ne aggiungono altri a sud e a est, affacciati su cortili forse in parte porticati, visto il rinvenimento di alcuni mattoni circolari per colonne. Dei pavimenti di questa seconda fase non resta più nulla, ma alcuni frammenti, anche di mosaico, rinvenuti all’epoca dello scavo, consentono di ipotizzare che si trovassero, almeno in parte, ad un livello superiore rispetto ai pavimenti più antichi.

IL QUARTIERE TERMALE
Il quartiere termale viene realizzato distruggendo una serie di vani preesistenti, nel momento della generale ristrutturazione dell’edificio, poco dopo la metà del I secolo d.C., quando questo tipo di impianti si diffonde capillarmente in ambito sia pubblico che privato.
Le stanze si dispongono secondo una sequenza ben precisa: dallo spogliatoio (apodytérium), un corridoio con mosaico bianco, riquadrato da fasce nere – ancora presente all’epoca dello scavo, ma oggi perduto – immette nella sala per i bagni in acqua fredda (frigidarium), di cui si conservano il mosaico, decorato con animali fantastici.

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