Il tema. Il costruttore denuncia attraverso le opere in cartapesta tutta la sua diffidenza nei confronti dei propri simili, di un”umanità sempre più ripiegata su sé stessa. Tengono banco le guerre, non importa se tra stati diversi o all’interno dello stesso popolo. Il terrorismo semina ancor più odio tra le nazioni. E la natura, sempre più vittima dell’arroganza dell’uomo, inizia a presentare il proprio conto, facendo coincidere il nuovo millennio con la possibile (o probabile?) era della fine del mondo.
Il carro. A dominare la scena è un mastodontico tirannosauro, incarnazione del lato più oscuro e malvagio dell’odierna società umana. Il ricorso al temuto rettile non è casuale: quella dei dinosauri è passata alla storia come la più grande estinzione di massa, e chissà che anche l’uomo non sia segnato da un identico destino. Ai piedi del grande predatore compaiono altri dinosauri, con le zampe su una crosta terrestre sottoposta a smottamenti. Alle spalle del tirannosauro, invece, un edificio sta per crollare ed un’onda gigantesca sta per riversarsi su tutto ciò che trova davanti a sé. E allora, forse, quella dei Maya potrebbe essere più di una semplice, sinistra profezia. Fortuna che ci sarà il brano ufficiale del carro, la “Tirannodance” de La Clava Band, a distrarre il pubblico.