Il tema. Detto in tutta franchezza: la costruzione ha perso parte del suo mordente dopo le dimissioni di Berlusconi dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Eppure la satira presentata dalla coppia francese non appare del tutto così anacronistica ai tempi del governo tecnico guidato da Monti: l’ombra del Cavaliere rimane comunque presente sullo scenario politico, come confermano le dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa. E, ad ogni modo, chissà che il processo di beatificazione non arrivi davvero a compimento dopo i vari “miracoli” dell’ex premier, dalla ricostruzione de L’Aquila al ponte sullo Stretto di Messina, dalla “ricrescita di peluria capillare” alla “moltiplicazione di corpi voluttuosi” volti “ad inebriare e dar giubilo al paese”, come scrivono i carristi nella loro relazione.
Il carro. Un tripudio di mozzette rosse e mitrie bianche, simboli dei cardinali: così si presenta la costruzione di Lebigre e Roger. I rappresentanti della Curia, per il gran giorno della beatificazione di Silvio, portano alcuni oggetti emblematici come fossero reliquie: c’è la statuetta del duomo di Milano scagliatagli in volto da Massimo Tartaglia, simbolo di martirio; c’è la celebre bandana, già oggetto di satira al Carnevale viareggino, sfoggiata in un incontro con Tony Blair a Villa Certosa; c’è la sua prima giacca da cantante, quando, giovane, intratteneva i passeggeri sulle navi da crociera; c’è anche l’inseparabile fondotinta, unguento fondamentale per colui che si è sempre definito “unto dal Signore”. E proprio lui, Silvio, si erge alto sopra il gruppo di cardinali, con tanto di aureola sul capo. Che il processo – non quello giudiziario, ci mancherebbe altro – abbia inizio: Silvio, santo subito! Silvio, santo ora.