Non uno a caso, ovviamente, ma uno dei sei esemplari che insieme ad un alberello più piccolo, formano un triangolo, anzi una sorta di “V” all’interno del parco giochi nella pinetina tra via Ponchielli e via Porta Pietrasantina: un albero che, come recita il sottotitolo, “continua a vivere perché niente venga dimenticato”: èad esso infatti il compito di raccontare, a chiunque porga l’orecchio, i particolari di quella notte indimenticabile squarciata dalle esplosioni, avvolta dall’odore acre del fumo, illuminata dal riverbero delle fiamme.
Le grida, il sibilo delle sirene, il via vai dei mezzi di soccorso. Il caos, che poi lascia il posto al dolore, alle lacrime, ai silenzi. Ciò che c’era e ciò che non c’è più, come un ramo strappato che non si può più ricucire. Ma l’albero deve continuare a vivere, germinare foglie nuove, tornare a fare ombra a bambini e anziani, a coppie felici e cani al guinzaglio.
Quell’albero, con le foglie rinsecchite e un occhiello nel tronco da cui fuoriuciva fumo come una pipa appena accesa è il simbolo della rinascita, della ricostruzione: quell’albero che è ancora lì “un po’ acciaccato ma in piedi, ferito ma non arreso”,
Chiunque – scrive Simonini – può passare a trovarlo ed in silenzio fermarsi ad ascoltare il suo racconto.