Il primo rischio, secondo l’assessore, riguarda l’obbligo di costruire ‘mega-province’ dall’accorpamento di parti del
territorio poco compatibili fra di loro. “Penso al rischio di vedere Prato e Pistoia, che hanno gravitato e gravitano sulla Toscana centrale, obbligatoriamente accorpate al nord della regione.”
L’altro aspetto ritenuto rischioso riguarda l’obbligo di far coincidere l’area metropolitana fiorentina con l’attuale
provincia: “Difficile considerare città almeno due terzi dei comuni dell’attuale Provincia di Firenze, dalla Valdelsa empolese all’alto Mugello, fino al Chianti estremo.”
La Toscana così, annuncia Nencini, non starà a guardare e chiederà formalmente al Governo modifiche al decreto che ha appena iniziato il proprio iter istituzionale, prima dell’approvazione da parte del Parlamento. “Non per avere un numero più alto di province, ma per costruire una riforma istituzionale della Toscana che non sia uno sfregio alla sua storia e alla sua identità e soprattutto che non rappresenti un ostacolo per il suo futuro sviluppo socio-economico.”