VIAREGGIO. Per gli americani è arrivata la notte più attesa, quella da cui uscirà il nome del quarantacinquesimo presidente della Repubblica: domani mercoledì 7 novembre il mondo saprà se Barack Obama sarà riuscito a confermare il proprio mandato o se, al contrario, Mitt Romney lo avrà scalzato. Vuoi per la lontananza geografica, vuoi per problemi di tempo, le elezioni Usa non hanno ricevuto l’attenzione di carristi e mascheratisti di gruppo del Carnevale di Viareggio. Ma i maghi della cartapesta, dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, hanno sempre fatto dei vari capi di Stato americani i loro bersagli diretti. E, nella particolarissima sfida su chi vanti il maggior numero di apparizioni in cartapesta a Viareggio, vincono i repubblicani.
E repubblicano fu il primo presidente americano ad essere protagonista su un carro viareggino: l’onore toccò a Dwight Eisenhower, l’ex comandante generale della Nato eletto sull’onda dello slogan “We like Ike”. A modellare il suo volto con creta e gesso fu Silvano Avanzini, che lo utilizzò nel 1960 per il suo “Carnevale al vertice”, considerato il primo, vero esempio di satira politica al Carnevale: vinse il primo premio.
La politica americana fece definitivamente irruzione sui viali a mare nel decennio successivo. Il celebre episodio della diplomazia del ping-pong tra Cina e Stati Uniti fece da spunto al carro “Ping pong” con cui Arnaldo Galli trionfò nel 1972: un grande orso polare, simbolo della Russia, sovrastava un incontro di tennistavolo tra Mao e Richard Nixon.
A rubargli la scena fu tuttavia il segretario di Stato Henry Kissinger, rappresentato dallo stesso Vannucci così come da Arnaldo Galli in “I grandi in maschera” e da Silvano Avanzini in “L’esorcista” (curiosità: il carro compare nel video della canzone “Games without frontiers” di Peter Gabriel).
Pochi mesi dopo, Ford si ricandidò alla presidenza ma fu sconfitto dal rivale democratico Jimmy Carter: già l’anno successivo, nel 1977, finì, nelle veste di cowboy, sul carro di seconda categoria “Noccioline americane” di Eros Canova. Tre anni dopo, invece, Arnaldo Galli lo iommaginò come un burattino manovrato dai pierrot di “Scherzando con le lacrime agli occhi”: per il produttore di arachidi fu l’ultima comparsa al Carnevale. In autunno, infatti, perse le elezioni, messo sotto scacco dalla gestione della rivoluzione iraniana: gli subentrò Ronald Reagan, che nel corso degli anni Ottanta comparve in sei carri diversi.
Se il suo successore George Bush non si ritagliò molto spazio tra i mascheroni del Carnevale – toccata e fuga nel 1991 nella mascherata di gruppo “Smaltimento rifiuti” di un ancora sconosciuto Simone Politi – nel quadriennio della sua presidenza, così non fu per Bill Clinton, che riportò i democratici alla Casa Bianca dopo 12 anni di assenza.
Ma la sua versione in cartapesta più celebre è certamente quella che valse il successo a Renato Verlanti nel 1999 con “American Sexgate Show”, allegoria sulla vicenda in cui rimasero invischiati Clinton e la stagista Monica Lewinsky.
Con dieci apparizioni in cartapesta è George W. Bush il primatista tra i presidenti Usa al Carnevale viareggino: nel 2002 trovò spazio sia nel carro “Giochi senza frontiere” di Alessandro Avanzini, denuncia della sua linea in politica estera, e nella mascherata “La bombetta” di Giampiero Ghiselli. L’immagine di Bush come di un capo di Stato guerrafondaio si è consolidata nel corso degli anni con costruzioni quali “C’eravamo tanto amati” di Politi e Lucchesi (2004), “Libertà obbligatoria” di Avanzini (stesso anno) e “Quanto ci piace chi lavora per la pace” di Ghiselli (2005).
Ben diversa l’immagine che Burlamacco fornisce di Barack Obama, primo presidente afroamericano alla Casa Bianca: nel 2009, a pochissimi mesi dalla sua storica vittoria su John McCain, è già protagonista di un carro (“Come me la godo” di Jacopo Allegrucci), una mascherata di gruppo (“Acqua in bocca” di Antonio Mastromarino, che l’anno precedente vinse nelle maschere isolate con “USA e getta”, dedicato a Hillary Clinton) e una maschera isolata (“Barack e barakka rotta” di Floriano Marchi).
Soprattutto, “vince” due volte – nel 2010 in seconda categoria in “Far finta di essere sani” di Stefano e Umberto Cinquini e nel 2012 tra i carri grandi in “Santo subito!” di Gilbert Lebigre e Corinne Roger. Memorabile, infine, l’imponente caricatura che gli fece Massimo Breschi nel 2011 in “Barack-adabra e il grande circo delle pulci”, accompagnata dal tormentone di Gianluca Domenici.