La Ausl12 si impegna con campagne antifumo e centri ambulatoriali, che offrono un percorso di cura a quanti sono motivati ad interrompere la dipendenza del tabagismo. Il divieto del fumo in ospedale pone però dei problemi nella gestione della crisi. È poco realistico immaginare di chiedere all’improvviso di smettere di fumare ad una persona, affetta da un disturbo mentale, proprio quando è scompensata, sta male, e a volte è sottoposta a misure limitative della propria libertà, come il ricovero obbligatorio.
Per permettere di fumare all’esterno dell’ospedale, anche per i pazienti con intossicazioni da alcool e da sostanze, disabili o con deterioramento mentale, è consigliabile offrire l’accompagnamento dei familiari e del personale sanitario e tecnico. In alcuni casi il rifiuto della sigaretta o a volte anche l’invito a dilazionarne l’accensione, pone difficoltà nel rapporto terapeutico.
Ci sono persone che non si sottopongono a terapie, solo perché ritengono di non poter rinunciare ad una abitudine come quella del fumo. Allora la filosofia di limitazione del danno impone di ricercare comunque di mantenere i pazienti all’interno del circuito di cure, anche contrattando in maniera pragmatica, ad esempio accettando che il paziente scelga di continuare nel tabagismo, purché accetti di curare disturbi come il Disturbo Bipolare o il Disturbo Psicotico.