Dove le spese e gli investimenti vengono ragionati sempre in termini neutrali. “Ma se non si comincia a far emergere le esigenze delle donne e dare loro i servizi che chiedono, l’uguaglianza fra i sessi di cui tanto si parla non si realizzerà mai.”
La strada è semplice: “Capire quanto il Comune spende per gli uomini e quanto per le donne, poi correggere il tiro, distribuendo in altro modo le risorse o cambiando obiettivo.” Operazione che coinvolge non solo il personale amministrativo dell’ente municipale ma chiede anche il contributo di realtà esterne, come le associazioni.
L’esperienza del bilancio di genere conta numerosi precedenti in tutta Italia, da Udine a Ferrara fino alla vicina Piombino, dove questo strumento ha fatto toccare con mano agli amministratori come le spese per la manutenzione di piazze e giardini abbiano ricadute maggiori sulle cittadine, perché infondono una sensazione di sicurezza e benessere.
Ma Spadaccini vuole importare la pratica in città anche per questioni di economie: “Con una situazione così precaria l’efficienza è d’obbligo per il nostro Comune. Per scegliere cosa fare e con quanto, nell’interesse dei cittadini, non bisogna più considerarli come un’entità astratta.”