Lo scrive il Coordinamento Ferrovieri Emilia Romagna, scosso dalla notizia relativa al licenziamento del collega ferroviere Riccardo Antonini.
“Questa è una vicenda che sin dall’inizio ha dimostrato quali fossero le priorità dell’Amministratore Delegato del gruppo FSI Mauro Moretti. L’idea stessa che ci potesse essere qualcuno che ai continui tentativi di occultamento della verità, opponesse l’evidenza dei fatti, si è rivelata un affronto insostenibile. Per cercare analogie sulle tecniche utilizzate per imporre il silenzio in questa vicenda dovremmo scomodare la letteratura che parla di “mafia” e rischieremmo di essere fraintesi, ma una cosa vogliamo dirla, se un incidente come quello di Viareggio che provoca 32 morti, anziché stimolare lo sforzo di tutti ad impedire che una catastrofe del genere possa ripetersi, genera comportamenti che mirino ad ostacolare la ricerca della verità, ebbene quelli sono i comportamenti che riteniamo debbano essere perseguiti.
Non sappiamo cosa non abbia convinto il giudice Nannipieri. Se non è bastato il clima intimidatorio che ha costretto al ritiro dal ruolo di consulente, anche un altro ferroviere. Se non è bastato come, con estrema disinvoltura si sia arrivati all’effettuazione di pressioni nei confronti di alcuni parenti delle vittime di quella strage. Se non è bastato che per quella consulenza Riccardo era già stato oggetto di una contestazione disciplinare (10 giorni di sospensione). Se non è bastato che a fronte delle decine di morti sui binari, che stanno caratterizzando la contabilità degli ultimi anni, Mauro Moretti neghi, con l’arroganza che lo distingue, l’esistenza di un problema di sicurezza. Se non è bastato che i licenziamenti che hanno caratterizzato la gestione Moretti hanno sempre più spesso a che vedere con denunce legate a problemi di sicurezza. Se non è bastato che i ferrovieri vivano oggi in un clima di terrore. Se non è bastato che nemmeno verso i morti di Viareggio Moretti ha avuto il buon gusto di mostrare un po’ di rispetto, ricordiamo che quella strage l’ha più volte descritta, banalizzandola, come uno spiacevole episodio. Se non è bastato che da anni Moretti avesse già manifestato il desiderio di licenziare Riccardo. Se non è bastato nemmeno che nella posizione di indagato Moretti predisponesse il licenziamento di chi stava offrendo le proprie competenze tecniche per stabilire la verità.
Forse nemmeno un miracolo potrebbe convincere quel Giudice, che speriamo non sia stato affetto da quella sudditanza psicologica che sembra spuntare ogni qual volta si abbia a che fare con Mauro Moretti. Certo parliamo di un uomo molto potente, altrimenti sarebbe difficile comprendere come un Amministratore Delegato qualsiasi avrebbe potuto sopravvivere a tante stagioni politiche senza venirne mai scalfito, acclamato da un coro unanime bipartizan che lo ha addirittura visto diventare Cavaliere del lavoro proprio mentre indagato per i 32 morti di Viareggio. Un Palmares di sangue per il nostro AD, che, anche grazie a questa sentenza, vede riconfermata la propria capacità di manipolare a proprio piacimento l’esistente. Ma su una cosa pensiamo di poter esprimere un sentimento largamente condiviso, Riccardo non è e non resterà solo e se sapremo rispondere collettivamente a questi attacchi, forse potremmo scoprire che tutto ciò che sembra già scritto, non è detto che sia indelebile”.