ROMA. “Auspichiamo, anzi chiediamo, che nel così detto “Impegno 2014”, che il premier Enrico Letta e le forze politiche di maggioranza stanno elaborando in questi giorni, ci sia spazio e intese sulle problematiche del nostro settore. L’eventuale assenza sarebbe avvertita come colpevole disattenzione dalle 30.000 imprese balneari italiane nelle quali lavorano 100mila addetti diretti.” Lo sottolineano in una nota i Presidenti delle Organizzazioni sindacali degli imprenditori balneari SIB/FIPE-Confcommercio, FIBA-Confesercenti, CNA-Balneatori, Assobalneari-Confindustria e OASI-Confartigianato.
“Ci attendiamo che questo patto di Governo ponga le basi per fare uscire il turismo balneare italiano da un tempo troppo lungo caratterizzato da incertezza normativa e amministrativa, oltre che da un trattamento fiscale penalizzante, che ne hanno minato le prospettive e, soprattutto, la competitività.
“A quest’ultimo proposito come non ricordare che, irragionevolmente, solo per le imprese balneari l’IVA è al 22% invece che al 10% come per tutte le altre imprese turistiche; che quasi ovunque le Regioni applicano considerevoli, quando non spropositate, addizionali sui canoni demaniali; che le stesse sono soggette all’IMU malgrado siano affittuarie e non proprietarie delle aree e che le nuove TASI e TARI sono calcolate sull’intera superficie oggetto di concessione, fino alla battigia.
“Ci sembra opportuno ricordare, soprattutto a chi tratta questa materia distrattamente o con ingiusta sufficienza o, peggio ancora, con colpevole pregiudizio, l’importanza economica e sociale del turismo balneare ed il suo peso specifico nell’intero comparto.
“Dati – del resto – confermati dall’ISTAT che proprio in questi giorni ha diffuso le elaborazioni statistiche relative all’anno 2012 da dove si evince che le presenze nelle località balneari italiane, pari a ben 116.180.554, sono di gran lunga superiori a quelle di tutte le altre località turistiche.
“Chiediamo, pertanto, che sia al più presto convocato dal Governo un qualificato tavolo tecnico per il riordino della materia da realizzare entro il prossimo 15 maggio, così come disposto dalla legge di stabilità appena approvata. Si potrà in questo modo dare, finalmente, concretezza agli obiettivi di assicurare un futuro alle imprese e rilanciare gli investimenti, perseguiti sia dagli emendamenti presentati in sede di discussione alla Camera e al Senato, sia dagli ordini del giorno accolti dallo stesso Esecutivo e autorevolmente confermati in sede politica.