VIAREGGIO. Da anni, a Viareggio, tiene banco una discussione su quando dovrebbe terminare il Carnevale: alcuni, infatti, vorrebbero programmare l’ultimo corso mascherato in corrispondenza con il Martedì Grasso – avveniva così fino al 1994 e questa sarebbe la volontà dell’attuale Fondazione Carnevale -, altri sottolineano che per esigenze di bilancio è necessario effettuare una quinta sfilata nella domenica successiva, quella della Tabernella.
In realtà, nella diocesi di Lucca era tradizione chiudere i festeggiamenti del Carnevale anche dopo il Martedì Grasso. E, soprattutto, proprio nella domenica della Tabernella. A svelare la curiosità è l’associazione dei Carnevalari, che dal 2007 organizza il Festival di Burlamacco, in un articolo che riportiamo integralmente di seguito:
“Il Carnevale, classicamente, termina con l’inizio della Quaresima, fissato il Mercoledì delle Ceneri. Esistono poi alcune tradizioni che differiscono il termine del Carnevale e l’inizio della Quaresima, la più conosciuta delle quali è quella del Rito Ambrosiano.
“Tale tradizione è rimebrata nel proverbio lucchese ‘Per il giorno della Tabernella…si schicchera e si sfrittella’. Notizie più precise sulla questione si trovano in uno scritto di un tale G. Giannini intitolato ‘Il Carnevale nel contado lucchese’, pubblicato da Giuseppe Pitré (fra i fondatori dello studio delle tradizioni popolari in Italia) nella raccolta ‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’, rivista siciliana dell’epoca, probabilmente della fine del 1800”.
Scrive Giannini:
Un’ultima eco del Carnevale, tante volte più forte e acuta di quello [canonico n.d.r.], si ha nella prima domenica di Quaresima, che fu battezzata col nome di Pentolaccia o di Tabernella.
Narra la leggenda che in questo giorno, otto secoli fa [nell’anno mille n.d.r.], il vescovo Anselmo discendeva dal colle di Monte San Quirico, paesetto sulla destra del Serchio, a pochi passi da Lucca, dov’era stato a consacrarne la chiesa: e già si trovava sulla riva del fiume, quando ad un tratto vide venirsi incontro i legati romani, che gli recavano le insegne papali, e lo proclamavano Pontefice. Anselmo, a tale inaspettata novella, colmo di esultanza, si curvò ed empitesi ambe le mani di rena, la gettò al vento, promettendo altrettante indulgenze, quanti eran que’ granelli di sabbia, a tutti coloro che in tal giorno si fosser recati a visitar la chiesa di Monte San Quirico; e da questo fatto ebbe origine la festa che si celebra tutti gli anni lassù, col nome Tabernella.
Ma per quanto strano e curioso, è un fatto, che le feste religiose, in cambio di eccitare alla pietà e alla devozione, come vorrebbero, dando occasione ai raduni, ai banchetti e agli spettacoli, finiscono col riuscire una cosa tutta affatto mondana. Ora ai Lucchesi, che si trovavan sempre storditi dal frastuono carnevalesco e che non s’erano ancor levati la voglia, non parve vero di coglier il pretesto da quella festa, per passare un altro giorno allegramente.
E così coll’andar degli anni la prima Domenica di Quaresima doventò presso di noi, alla barba del calendario, l’ultima Domenica di carnevale: che da un’osteriuccia (in latino Taberna) sul ponte della Freddana (torrente che sbocca nel Serchio), dove anticamente tutti quelli che accorrevano alla festa di Monte San Quirico si adunavano e banchettavano, si chiamò Domenica della Tabernella.