STAZZEMA. Nuova puntata di A Spasso con Galatea, la rubrica dedicata all’arte, alla cultura, alla storia e alle tradizioni della nostra Versilia, realizzata grazie a Stefania e Tessa del blog Galatea Versilia.
Leggende della Versilia
Esistono bellissime leggende legate al territorio versiliese, ancora oggi tramandate oralmente magari davanti al fuoco di un camino. Ogni volta che la storia viene raccontata si arricchisce di nuovi particolari cambiando a seconda del narratore, proprio questa mutevolezza è il bello della tradizione orale. Ovviamente tutto ciò ha i suoi limiti: la leggenda rischia di scolorire piano piano fino a perdersi del tutto. Mio nonno a mio padre bambino ogni sera raccontava una storia di giganti alle prese con la creazione della Versilia, oggi di quella storia non rimane che un tale gigante Spaccaferro e qualche vaga reminiscenza.
Chiacchierando con anziani della zona è stato possibile mettere insieme storie di angeli, diavoli e fantasmi alcune molto belle e poco conosciute.
Durante la creazione del mondo Dio affidò a due arcangeli la costruzione delle Alpi e degli Appennini, dando loro calcare, rena, granito, quarzo e marmo. Si raccomandò di usare con parsimonia il marmo, in quanto materiale prezioso. L’angelo che aveva costruito le Alpi aveva dosato bene i vari elementi e gli era avanzato molto marmo, avendone usato poco come si era raccomandato Dio. Il secondo angelo aveva abbondato in tutto e raggiunta la parte nord dell’Appennino aveva esaurito ogni cosa, quindi per terminare la catena montuosa usò il marmo avanzato all’altro angelo, concentrandolo tutto tra la Toscana e la Liguria. Dio allora, spaventato da quella concentrazione di materiale prezioso e ben consapevole della avidità umana, ordinò loro di coprire le montagne con alberi e selve in modo che il marmo fosse scoperto poco alla volta.
I vecchi fortemarmini giurano che le paludi sui quali sorge oggi il paese erano infestate da fantasmi.
Fantasmi agitavano anche le notti di Ruosina dove, dalla soffitta della casa della Tonina, si sentivano arrivare strani rumori e lamenti. In un angolo della stanza viene rinvenuto un teschio umano, e una volta consegnato al prete cessano le stranezze.
Tornando sul mare invece incontriamo Corsa, una fanciulla apuoversiliese che trovandosi un giorno sulla spiaggia del Cinquale, vide arrivare un toro dal mare e di lui si innamorò. Per lui sfidò il mare e lo raggiunse su un’isola fino ad allora sconosciuta: la Corsica. Leggenda praticamente uguale all’avventura mitologica della principessa Europa che, innamoratasi di Zeus nelle sembianze di un toro bianco, arriva con lui fino a Creta.
Le incursioni dei pirati saraceni erano all’ordine del giorno, i nostri avi ne traggono spunto per il racconto dei Bimbi del Procinto. Per paura dei pirati un pescatore e i suoi figli abbandonano la capanna in riva al mare. Dopo molte ore di cammino arrivano sulla Apuane e per la stanchezza si addormentano sotto un castagno, ma muoiono colpiti da una saetta. I corpi vengono trasformati in rocce: l’alto torrione del Procinto è il padre pescatore, e le piccole guglie vicine sono i due bambini.
Tessa Nardini