VIAREGGIO. Satira politica, tentazioni, la musica a tutto volume e la scoperta della grande bellezza. Temi diversi per le quattro costruzioni di seconda categoria che hanno sfilato per questo primo corso di Carnevale.

 

Il dolce è servito di Jacopo Allegrucci. Una torta nuziale a tre piani da

(Foto: Matteo Ghilarducci)

far invidia ai moderni cake designer che invadono il web e la tv. Solo all’apparenza, però. Il dolce, contornato da bon-bon e lecca lecca, creato ad hoc in occasione dello strano matrimonio tra il premier e segretario del Pd Matteo Renzi e il cavaliere e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (con loro la damigella d’onore, il ministro dell’Interno Angelino Alfano) è preso d’assalto da un gruppo di feroci coccodrilli. È questa l’Italia immaginata da Jacopo Allegrucci. Una torta bella e buona divorata da magistrati, capi delle Forze Armate, mafiosi, industriali e amministratori pubblici, che non fanno altro che abbuffarsi, invitati al banchetto dei politici di turno. Ai cittadini non rimane altro che assistere, deboli e impotenti, al triste spettacolo mentre i commensali divorano fetta dopo fetta quella perfetta creazione di alta pasticceria.

(Foto: Matteo Ghilarducci)

La grande bellezza di Edoardo Ceragioli. Chi

(Foto: Matteo Ghilarducci)

l’ha detto che nella vita esiste solo il bianco e nero? Ad insegnarci a vedere le diverse sfumature è Mister Big Nose, il protagonista del carro di seconda categoria di Edoardo Ceragioli che ci porta nelle atmosfere di una grande metropoli, dove si vive una vita abitudinaria e dove l’andar del tempo si è persa la facoltà di vedere la bellezza delle cose che ci circondano. La costruzione ci porta in uno dei mille grattacieli di quella grande metropoli, nella piccola stanza di Mister Big Nose dove sono il bianco e nero a farla da padroni. L’assuefazione alla quotidianità, le consuetudini di ogni giorno, la vita abitudinaria della grande città ha sbiadito, a poco a poco, tutti i colori e anche la rosa conservata in uno strano vasetto non sembra più così bella. Poi, un evento inaspettato. Il carro si trasforma, i grattacieli prendono vita, la triste stanzetta si colora e all’improvviso eccola, la grande bellezza, troppo spesso nascosta dietro i nostri occhi. Due carri in uno con due scenette che si intervallano a rappresentare questa contrapposizione tra il bianco e il nero e il colore.

(Foto: Matteo Ghilarducci)

Tentami di Emilio Cinquini. Lussuria, gola, invidia, avarizia, ira, accidia e superbia. Da sempre i sette vizi capitali accompagnano e condizionano la vita dell’umanità, seducendo l’uomo fino a farlo cedere, facendogli assumere atteggiamenti spesso dannosi e deprecabili. Adamo ed Eva, alla base della costruzione, sono stati i primi a cedere alla tentazione e hanno trasmesso per propagazione il peccato originale a tutto il genere umano. Di fronte

(Foto: Matteo Ghilarducci)

a loro, al centro del carro, un colorato polpetto cerca di provocare e aizzare gli uomini, con i suoi viziosi tentacoli, ognuno dei quali rappresenta uno dei peccati capitali. Accanto ai sette classici fattori di traviamento c’è una nuova seduzione, spensierata e giocosa, da cui il viareggino ama farsi persuadere: il Carnevale. Lo strano ottavo arto, rosso e bianco, simbolo del baccanale tenta di catturare il pubblico dei viali a mare un vortice senza fine di colori e di emozioni.

(Foto: Matteo Ghilarducci)

Decibel di Luciano Tomei. C’è qualcuno che può rompere il muro del suono? Se lo chiede Luciano Ligabue in una delle sue ultime canzoni. A dargli una risposta è Luciano Tomei ponendo al centro della costruzione il rocker di Correggio con altri suoi ben noti colleghi (Vasco Rossi, Morgan, Jovanotti e Zucchero), armati di un martello pneumatico con cui cercano di buttare giù questo “muro del suono”. La parete sonora, però, umanizzandosi tenta di sfuggire mentre i “ decibel”, con tanto di mazza alla mano fracassano un padiglione auricolare e le casse acustiche, poste a mo’ di quinta scenica, gridano la loro voglia di stordirci. Tomei prova a capire se è mai indispensabile quel cacofonico trambusto che siamo abituati a sentire durante concerti e manifestazioni con un livello della musica fin troppo alto, non più a misura di orecchio. La quantità a scapito della qualità, in un sballo sonoro oltre l’udibile, per tentare di scatenare quell’emozione in più che non siamo capaci di cogliere attraverso i suoni naturali.

(Visitato 489 volte, 1 visite oggi)