VIAREGGIO. “Il centro visita di Villa Borbone a Viareggio, la Riserva e centro visita del Chiarone a Massaciuccoli e la Riserva di Cornacchiaia a Tombolo sono oggi a rischio chiusura per i tagli imposti dalla Regione al Parco. La gestione dei Centri Visita e la manutenzione degli ecosistemi delle 3 aree, non rientrano piu fra le “attività necessarie” del Parco. Non vi rientra l’accoglienza ad oltre 50.000 visitatori annui, fra scuole, famiglie, turisti e volontari, che con la loro presenza hanno determinato ricadute positive sull’economia locale – Massaciuccoli, tanto per fare un esempio, concentra in un piccolo borgo ben tre ristoranti e altrettante strutture ricettive”.
Lo scrivono il WWF Pisa, Legambiente Versilia e la LIPU Massaciuccoli.
“La Regione, che intende riattivare le sinergie fra Parchi, economia turistica e occupazione “verde” discutendo a tal proposito una buona proposta di legge, “anticipa” inspiegabilmente questa riforma con una decisione che cancellerà oltre 10 posti di lavoro stabile, in servizi ed attività ad elevata professionalità, svolti da personale esperto, chiamato anche a coordinare le attività delle decine di volontari che nei Centri prestavano la loro opera gratuita.
Senza la garanzia di poter effettuare con continuità le attività di
Un patrimonio che così sarà di nuovo sottratto alla fruizione pubblica. Oltre a ciò viene gettato alle ortiche un sistema di sussidiarietà tra l’Ente pubblico e le Associazioni che nel Parco Migliarino S.Rossore Massaciuccoli si è affermato negli ultimi 20 anni con ottimi risultati, che vanno ben al di là dei servizi che il Parco richiede alle associazioni in base alle Convenzioni: l’associazione diventa un presidio sul territorio, diventa un’interfaccia tra l’Ente e la popolazione contribuendo ad una crescita sociale e culturale che la sola attività istituzionale non è in grado di garantire.
Trovandosi quindi a scegliere fra non pagare i lavoratori che hanno prestato la loro opera fiduciosi nella condivisione con Parco e Regione degli obiettivi di promozione, educazione e conservazione degli habitat; oppure chiudere le associazioni stesse per ripianare il debito accumulato con i propri collaboratori.
Un vero capolavoro di ingegneria finanziaria, non c’è che dire! Un’operazione che lascerà in piedi un Parco sempre più simile a una struttura tecnocratica che rinuncia alla sua mission culturale sulla popolazione, obiettivo fondamentale individuato dalla legge istitutiva e dallo statuto, per trasformarsi in mero ufficio di programmazione e controllo. Ma non si tratterebbe della morte stessa del Parco? In tutta sincerità, noi crediamo di sì”.