Tutto ruotava attorno all’autorizzazione della Sovrintendenza per quanto riguarda i beni paesaggistici. Secondo l’accusa infatti questo nulla osta non sarebbe mai stato rilasciato. Diversa invece l’interpretazione dei legali dei tre imputati, secondo i quali non solo c’era stata l’autorizzazione, ma tutto il procedimento (comprese le modifiche progettuali) erano state concordate con Comune di Camaiore e Sovrintendenza nell’ambito delle numerose (almeno 9) conferenze dei servizi convocate appositamente per l’intervento. Questo in sintesi l’intervento degli avvocati Panzani e Bertani (difensori di Radini), Giorgi (difensore di Varia), e Di Nero (che difendeva Castellacci) che avevano chiesto l’assoluzione completa per l’inconsistenza dei fatti contestati.
“Gli imputati – ha commentato l’avvocato Giorgi – non solo non avevano in nessun modo ostacolato i controlli, ma li avevano agevolati in tutti i modi concordando ogni passaggio con il Comune e con la Sovrintendenza. Tanto è vero che non ci fu nessun problema, per il Demanio, a rilasciare l’ultima autorizzazione con la quale si diede il via alla costruzione del pontile sul mare”
“Una sentenza radicalmente ingiusta – ha aggiunto l’avvocato Giorgi – e per questo ricorreremo in appello”.
Diversa però l’interpretazione del giudice monocratico del Tribunale di Viareggio, Gerardo Boragine, che ha invece condannato Varia, Castellacci e Radini a 30 giorni di carcere e 30 mila euro di ammenda (pena, ribadiamo, sospesa) come aveva chiesto il Pm nella sua requisitoria finale.