Il caso del signor Settimio, che oggi vive in una residenza sanitaria assistita con una pensione minima da commerciante – poco più di 500 euro al mese, cui si aggiungono i 39 euro di indennità per la guerra e la prigionia -, è stato sottoposto al sindaco di Viareggio Luca Lunardini durante le iniziative odierne riservate alle scuole di Torre del Lago per ricordare la Liberazione.
“Il suo caso mi ha colpito – dice Lunardini – e merita attenzione, se non si vuole ridurre l’anniversario del 25 aprile a un ripetitivo cerimoniale.”
Tassoni, preso prigioniero a Fiume all’indomani dell’armistizio, dopo tre anni di servizio militare di guerra al confine con la Jugoslavia, fu deportato in un campo di lavoro a nord di Essen, adibito alla fabbricazione di cannoni.
“Mi fu chiesto di aderire alla Repubblica Sociale, ma rifiutai – racconta – e con me molti dei miei compagni di sventura.” Osserva Lunardini: “Così, in seguito al rifiuto di aderire alla Rsi, Settimio fece due anni di lavori forzati, e ne uscì in condizioni estreme solo nel 1945. Per tutto questo, lo Stato gli riconosce 39 euro: mi sembra a dir poco inadeguato.”
In occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio del 2011 è arrivato un riconoscimento che ha ulteriormente sottolineato l’ingiustizia della sua condizione. Settimio Tassoni, che ha raccontato la sua vicenda nel libro di memorie “Cinquemilaottocento passi. Storie di vita, di guerra e di prigionia” (edizioni Del Bucchia) viene convocato al Quirinale per ricevere una medaglia d’oro.
“Eravamo in 42 – racconta – e io ero l’unico ad essere stato internato in un campo per prigionieri militari. Tutti gli altri erano stati in campi per civili, e tutti hanno ricevuto un vitalizio dignitoso. Tutti, tranne me. Ho percepito un senso di acuta ingiustizia.”
“L’ingiustizia è palese, mi pare – osserva il sindaco Lunardini – tanto che il caso di Tassoni è stato già segnalato alla Presidenza della Repubblica dagli studenti del Liceo Tecnologico ‘Galilei’, rimasti colpiti dalla sua vicenda.”
“Anche il sindaco scriverà a Napolitano, sottoponendo al Presidente della Repubblica un caso che, nonostante le note difficoltà delle finanze pubbliche, meriterebbe un trattamento più equo”, conclude la nota del Comune.