La Toscana è universalmente conosciuta per il suo immenso patrimonio storico e artistico, per la solare bellezza dei suoi paesaggi; la sagacia del suo spirito pratico ed arguto, ed anche per alcune sue tradizioni dal carattere fantastico e ludicamente irrazionale che la rendono terra incline alle leggende, al mistero e alle suggestive credenze popolari. Da questa cultura deriva un cospicuo bestiario di creature fiabesche, di fate, di orchi, di mostri e di folletti che animano il folclore toscano. Con meticolosa cura, l’autore ha qui raccolto, descritto ed illustrato tutti gli esseri magici, protagonisti di fiabe, leggende, proverbi, filastrocche e persino di colorite dicerie. Nello sfogliare le pagine, si scopre un aspetto divertente quanto inconsueto della cultura regionale, che arricchisce di un alone poetico e favoloso la tradizione popolare della Toscana.
La terribile gatta Gnuda, il buffo nano Bagonghi, lo Gnepro, folletto burlone e dispettoso, sono alcune delle figure fantastiche della mitologia popolare toscana, frutto dell’immaginazione e delle credenze che si sono sviluppate nel tempo in diverse zone della nostra regione. Questi personaggi rivivono ora nel libro di Matteo Cosimo Cresti. Fiorentino, architetto, grafico e illustratore, docente di Storia dell’arte e disegno, Cresti descrive e rappresenta figurativamente questi mostri partoriti dalla fantasia popolare, una sorta di “bestiario” che illustra un patrimonio secolare tramandato di generazione in generazione, nato proprio dallo spirito toscano. Ne viene fuori un mondo curiosissimo, popolato da entità benefiche o malefiche, gentili o maligne, tipiche delle diverse località. Ecco così i folletti burloni che si aggirano per la Versilia, i lupi mannari che vagano in Maremma, mentre in alcune caverne sparse per la Toscana vivono fate bellissime e misteriose.