Questo principio ha spinto Moreno nel 97 a fondare insieme ad altri la cooperativa Mare Nostrum, che unisce una trentina di pescatori e conta una flotta di 29 imbarcazioni che ogni mattina lasciano le banchine del porto per solcare le poche miglia davanti a Viareggio, o spingersi fino alle coste di Marina di Carrara e Piombino. Enrico è stato educato a rispettare il mare e anche se quella frase del padre l’ha sentita centinaia di volte, fa si con la testa, mentre accende i motori. Pochi minuti dopo le 8 la barca scivola sul canale Burlamacca lasciandosi il faro verde alle spalle. Il sole non ne vuol sapere di uscire fuori e il freddo si fa sentire anche se siamo solo a una decina di miglia dalla costa, davanti alla pineta di Levante. “Stamani facciamo giusto un giro breve”, dice Enrico mentre indossa la cerata e torna subito al timone. Si arriva nel punto dove il giorno prima avevano lasciato le reti a posta: reti a maglia grossa nelle quali rimangono solo pesci grossi. “La cooperativa utilizza solo questo tipo di reti, per una pesca sostenibile che non danneggia l’ecosistema marino”, spiega Moreno mentre inizia a tirare il tremaglio che scorre sul verricello, una ruota da dove vengono su i primi naselli, razze, totani e qualche polpo. Dopo un’ora di pesca Moreno non è soddisfatto: “poca roba”, e con un gesto nervoso fa segno al figlio di ripartire per lasciare le reti in un altro punto. “Speriamo vada meglio domani”.
Mentre si rientra in porto, Moreno inizia a pulire il tremaglio e a raccontare: “Questa cooperativa è importante. Finalmente ci siamo seduti a un tavolo, ci siamo guardati e ci abbiamo detto: Vogliamo che questo lavoro sopravviva? Bene, allora bisogna rispettare il mare, altrimenti non si va da nessuna parte – diventa serio – Oggi la maggior parte dei pescatori pesca con reti a maglie finissime portando via di tutto. Ma è come si fa a non capire che facendo così, fra qualche anno avremo ripulito il mare e dopo? Non si può sempre vivere alla giornata”. Arriviamo in banchina, Moreno guida Enrico nelle manovre e dice la sua sulla crisi: “Certo, anche la cooperativa soffre di più in questo periodo, ma negli anni abbiamo differenziato i nostri clienti: serviamo ristoranti anche a Prato, Pisa e Pistoia, collaboriamo con una decina di Gruppi d’acquisto popolare in tutta la Toscana. E vendiamo il pesce direttamente ai nostri banchi, dove il prodotto viene conservato adeguatamente e dove vengono rispettate tutte le norme igieniche. E’ una vitaccia, ma continuiamo a guadagnare. Più che altro la crisi ha abbassato la qualità della pesca, c’è stato l’assalto al mare. Servirebbe invece più educazione, più rispetto e più cultura della pesca. Perché, come vediamo, il mare è sempre una risorsa per tutti”.