Dopo le ‘Novelle’ e ‘Il berretto a sonagli’, Enzo Vetrano e Steano Randisi si mettono alla prova con un testo molto particolare – ‘L’uomo, la bestia e la virtù’ – quasi un unicum della produzione pirandelliana. Mai come in questo testo infatti la drammaturgia del grande Maestro Luigi Pirandello incontra e si esprime col linguaggio del grottesco e genera una favola allegorica, o meglio un apologo, come lui stesso ha voluto definirlo.
La situazione che “L’ uomo, la bestia, la virtù” racconta è di quelle, care a Pirandello, al limite del possibile eppure credibilissime, paradossale risvolto di quella società claustrofobica e piena di convenzioni che Pirandello ha saputo scardinare pezzo dopo pezzo coi suoi affondi letterari e teatrali. Nasce da una novella, ‘Richiamo all’obbligo’, e si sviluppa incarnandosi in personaggi/animali immaginati e descritti come maschere grottesche. Paolino, interpretato da Enzo Vetrano, rispettabile professore privato, è l’uomo della vicenda: trasparente, come lo definisce l’Autore, ma con una doppia vita; è infatti l’amante della signora Perella, Ester Cucinotti, la virtù in persona, moglie trascurata e infelice del Capitano di marina Francesco Perella, la bestia, Giovanni Moschella. La tresca fra il professore e la signora potrebbe continuare a lungo e senza intoppi, dato che l’indegno Capitano – violento e irascibile, da anni lontano dal letto della moglie e con una seconda famiglia in un altro porto – è sempre per mare, e torna a casa raramente e malvolentieri.
Ma un incidente – un’inattesa quanto inopportuna gravidanza della signora Perella – minaccia di sconvolgere quest’ordine e costringe il professore a cercare una soluzione ad ogni costo: nell’unica notte che il Capitano trascorrerà a casa, tra un porto e l’altro, dovrà assolutamente ottemperare agli obblighi coniugali, e rendere così apparentemente legittimo il frutto dell’amore proibito.
Comincia una febbrile corsa contro il tempo, per far sì che gli istinti sessuali della bestia vengano risvegliati al momento opportuno, e in questa cieca frenesia il professore calpesta e travolge pudore, dignità e sentimenti: pretende pozioni afrodisiache, compra la complicità del petulante figlio della coppia ( Stefano Randisi) e spinge la casta signora Perella a mettere in mostra i tesori di grazia e bellezza del suo corpo, così gelosamente e santamente custoditi. E così l’uomo, per difendere la virtù e farsene paladino contro le offese coniugali della bestia, è costretto fatalmente e paradossalmente a negare la propria umanità.
Affollano la scena domestiche scorbutiche, vicini invadenti e studenti bistrattati, personaggi descritti, anche loro, con consolanti aspetti bestiali.