Carnevale è anche, e soprattutto, Coppa Carnevale. Questo è il nome con cui i viareggini hanno chiamato e, forse, continueranno a chiamare il torneo mondiale di calcio giovanile che ogni anno porta in riva al Mar Tirreno i migliori talenti italiani in circolazione e numerose squadre straniere che ogni anno propongono giovani interessanti. Versiliatoday ripercorre la storia del torneo, partendo dalle origini fino ad arrivare ai giorni nostri.


Le origini.
Il Torneo di Viareggio emette i suoi primi vagiti all’indomani della Seconda Guerra Mondiale: in tutta la città aleggia un forte spirito di rinascita dopo una lunga parentesi contrassegnata da brutalità e devastazioni. Tant’è che, già nel 1946, i carri del Carnevale tornano a sfilare sui viali a mare, ma anche lo sport – e il calcio – ritrova il sorriso grazie alla nascita di numerose squadre locali.

Emerge così la necessità di dare nuova linfa vitale al Viareggio Calcio ed è a tal proposito che viene costituito nel 1947 il Centro Giovani Calciatori (CGC).

L’anno successivo, la neonata società mette in piedi un torneo giovanile a carattere rionale che si svolge durante il periodo della festa: la logica suggerisce di chiamarlo Coppa Carnevale. A questa prima, storica edizione partecipano ben undici squadre ed il costo dell’iscrizione è di 100 lire.

Alla finalissima in programma in uno Stadio Dei Pini all’inglese, con tribune di legno e staccionata, approdano il Bar Lencioni ed il Bar Fattore, con arbitro il signor Cappelli di Viareggio: sul campo viene premiato il maggior tasso tecnico del Bar Lencioni che si impone con un netto 3-0. Il bilancio è positivo, si è registrato un discreto interesse verso la manifestazione.

Ma in mezzo ai tavolini del Bar Trieste di Piazza Campioni, sede provvisoria per le riunioni del CGC, prende corpo la convinzione di poter mirare ancor più in alto e valorizzare non solo i giovani calciatori di Viareggio ma anche dell’Italia e dei paesi stranieri: gli svizzeri del Bellinzona, infatti, hanno già avanzato la propria candidatura per poter partecipare al torneo.

Un progetto (forse) troppo ambizioso per una società nata da appena un anno. Il sodalizio bianconero non perde tuttavia tempo ed inizia a setacciare lo Stivale alla ricerca di squadre partecipanti e anche di possi-bili mecenati in campo economico: allo stesso tempo, si cercano convenzioni con gli alberghi che ospiteranno le squadre.

Risultato: la Coppa Carnevale concede il bis l’anno seguente, con dieci squadre ai nastri di partenza. È l’atto di nascita del Torneo di Viareggio.

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1949: ciak, si gira. Bellinzona, CGC Viareggio, Fiorentina, Lazio, Lucchese, Milan, Nizza, Rapid Mentone, Rappresentativa livornese e Sampdoria: sono queste le partecipanti alla prima edizione del Torneo di Viareggio in versione internazionale. I padroni di casa, che indossano una maglietta bianca con V nera, iniziano in grande stile rifilando un poker alla Rappresentativa livornese, ma devono successivamente inchinarsi nei quarti di finale alla Lazio campione d’Italia juniores.

I capitolini approdano poi in finale contro il Milan che conquista la coppa con un agevole 5-1, risultato con il quale la Sampdoria batte il Bellinzona nella finalina: il vantaggio rossonero ad opera di Poletti dopo soli sette secondi detiene, ancora oggi, il record di rete più veloce segnata in una finale del Torneo.

Negli anni successivi, al cospetto delle blasonate rappresentative delle squadre di Serie A, il CGC Viareggio non sfigura: l’ultima apparizione delle V nere è datata 1955, quando nel turno preliminare escono sconfitte per 1-0 dalla Fiorentina.

Gli anni ’50 sono a forti tinte rossonere: il Milan si aggiudica il trofeo per ben quattro volte (1952, 1953, 1957 e 1959) e conquista inoltre un secondo posto (1956, contro i cecoslovacchi dello Sparta Praga). Due vittorie a testa, invece, per la Sampdoria e la Lanerossi Vicenza.

Nel frattempo il Torneo continua a crescere ed a compiere passi da gigante, portando le squadre partecipanti a dodici nella terza edizione e addirittura sedici a partire dal 1952: giungono a Viareggio squadre da ogni angolo del continente, dalle vicine Austria e Svizzera come dall’Est europeo e dalla Danimarca.

Con il passare delle edizioni la coppa va incontro a rilevanti novità: nel 1955 la Rai trasmette in diretta il secondo tempo della finalissima – proprio a Viareggio, un anno prima, la televisione di Stato aveva effettuato la sua prima diretta in esterna, portando nelle case degli italiani i corsi mascherati del Carnevale – ed è a partire dal 1957 che le partite del turno eliminatorio vengono disputate con turni di andata e ritorno.

Spuntano fin da subito nomi destinati a fare la storia del calcio: nel Partizan di Belgrado figura Velibor “Bora “Milutinović, l’allenatore che ha preso parte a cinque mondiali alla guida di altrettante selezioni nazionali, mentre nell’Offenbach Verein di Amburgo si distingue Uwe Seeler.

Quanto agli italiani, nel Vicenza vincitore del 1954 sono protagonisti Sergio Campana, poi presidente dell’AIC e Azeglio Vicini, futuro ct della Nazionale ai Mondiali di Italia ’90: in evidenza anche Eugenio Fascetti (lui, da buon viareggino, gioca con il CGC) Giovanni Trapattoni, Fabio Cudicini ed Enrico Albertosi.

Una curiosità: nel 1950 il Torneo si trova ad avere anche un suo inno ufficiale. Si intitola “Baldi calciatori”: a firmarlo è la coppia formata da Aldo Valleroni e Stefano Sciarra, già autrice di molte canzoni carnevalesche.

 

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Anni ’60: oltre la cortina. Dieci anni dopo la sua prima edizione, il Torneo di Viareggio è ormai diventato una realtà riconosciuta in tutto il mondo: si consolida la formula con le sedici squadre, i confini si allargano ad Est, con Bulgaria, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Romania, Ungheria e persino Urss che, in pieno clima da guerra fredda, sono ospiti gradite a Viareggio.

Una situazione che, su scala ridotta, sembra rispecchiare quella dell’intera nazione: l’Italia è membro del Patto Atlantico, alla guida del governo c’è la Democrazia Cristiana, eppure è qui che trova la sua dimora il più importante partito comunista dell’Europa occidentale. A Viareggio si getta lo sguardo oltre la cortina di ferro.

Quanto al calcio giocato, gli anni ’60 iniziano esattamente come si era concluso il decennio precedente: a portare a casa la prestigiosa coppa con il Burlamacco (la maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio) di bronzo è, ancora una volta, il Milan che in finale sconfigge a fatica una squadra destinata a fare la storia del torneo.

Si tratta del Dukla di Praga che nel 1969 giunge accompagnato da un ospite di grande rilievo come il podista Emil Zátopek, maratoneta iridato ai Giochi di Helsinki del 1952. Le squadre milanesi mettono in mostra tante giovani promesse che spiccheranno il volo verso l’empireo della Serie A: il Milan schiera Lodetti, Pierino Prati e Trapattoni, i rivali nerazzurri si presentano con Facchetti, Mazzola, Corso e Boninsegna, pilastri della Grande Inter di Helenio Herrera.

La Fiorentina che vince la coppa nel 1966 contro il Dukla, in uno Stadio Dei Pini gremito all’inverosimile – quindicimila spettatori, moltissimi dei quali assiepati ai bordi del campo e tra questi pure il sindaco Giulio Raffaelli -, risponde con Chiarugi, Merlo, Esposito e Ferrante, protagonisti della squadra che tre anni dopo porterà lo scudetto in riva all’Arno.

La Juventus, dal canto suo, può invece vantare Tancredi e Roberto Bettega. Altri nomi altisonanti nel decennio dei Beatles e della contestazione studentesca sono quelli dell’azzurro Dino Zoff, dei tedeschi Bernd Holzenbein e Sepp Maier e dello spagnolo Carles Rexach, presente al Torneo con quel Barcellona che molti anni dopo allenerà.

Manca solo Gianni Rivera – fresco di nomina della presidenza del Settore Giovanile e Scolastico della Figc – che esordisce giovanissimo in Serie A: farà altrettanto Davide Santon, titolare nell’Inter di Mourinho senza prima esser stato “battezzato” a Viareggio. E proprio Rivera riceverà a breve il premio speciale del Cgc intitolato a Torquato Bresciani.

Un anno, in particolare, viene consegnato agli archivi della manifestazione: nel 1965, dopo la sospensione per impraticabilità di campo ed il 6-6 del replay ai calci di rigore, il risultato della finale Genoa-Juventus viene deciso dal lancio della monetina. È la prima volta che succede nella storia del Torneo.

Il 1968, invece, entra nella storia per il cospicuo numero di giocatori versiliesi che vi partecipano: si tratta di Roberto Fiorio (cresciuto nell’Iskra) del Bologna, di Romolo Ciardella e Marcello Lippi (prodotti del vivaio della Stella Rossa di Ilario Niccoli) della Sampdoria e di Giuliano Pardini (scuola Ninfea) e Sauro Del Chiaro (V2 Darsene) dell’Inter.

 

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Anni ’70: il vento dell’Est.Il periodo che coincide con l’avvento del calcio totale si apre nel segno del Dukla di Praga, vincitore del trofeo per tre volte nell’arco del decennio.

Terza squadra della capitale cecoslovacca dopo Sparta e Slavia, si presenta con una caratteristica maglia color amaranto con maniche gialle, resa successivamente nota da una canzone della band inglese Half Man Half Biscuit (“All I want for Christmas is a Dukla Prague away kit”).

Ispirato al nome di un villaggio situato alla frontiera tra l’odierna Slovacchia e la Polonia, teatro di una delle più sanguinose battaglie della Seconda Guerra Mondiale, il Dukla diviene ben presto una delle squadre più celebri e temute del Torneo: su alcuni dei suoi giocatori, particolarmente prestanti sul piano fisico, nascono infatti dei sospetti circa l’età anagrafica, a causa di certe calvizie fin troppo precoci.

La squadra cecoslovacca nella finalissima del 1970 batte 1-0 il Milan, dopo che i rossoneri avevano più volte sfiorato il gol del vantaggio: è l’anno dello sciopero dei dipendenti dell’Enel che non impedisce, comunque, agli organizzatori del torneo di garantire la diretta televisiva Rai del match Dukla-Atalanta.

Da record, poi, la finalissima del 1971, giocata di fronte a ventimila spettatori secondo le cronache dell’epoca: l’atto supremo è il derby della Madonnina tra Milan ed Inter, vinto dai nerazzurri per 2-1 con reti di Dioni e Gilavardi. Tra gli interisti si segnala Evert Skoglund, figlio del popolare “Nacka”. Frattanto il Torneo inizia ad attirare compagini sempre più lontane, come gli argentini del Boca Juniors, i maestri del calcio con il Crystal Palace di Londra e persino gli Stati Uniti con il Burlingame di San Francisco.

Ma il vero colpaccio avviene nel novembre 1977, quando è annunciata la partecipazione del Pechino, prima squadra cinese a prendere parte ad una competizione calcistica in Europa dopo che il paese asiatico aveva in precedenza boicottato più di una manifestazione sportiva, Giochi olimpici compresi.

Un evento storico, che conosce la propria apoteosi il successivo 25 gennaio, in occasione del cocktail di benvenuto al municipio di Viareggio, alla presenza del presidente della FIGC Artemio Franchi. Dopo la diplomazia del ping pong, dunque, ecco quella della Coppa Carnevale.

Nel 1975, intanto, la formula della fase eliminatoria con gare di andata e ritorno viene accantonata in favore dell’attuale regolamento, con gironi all’italiana da quattro squadre ciascuno per la prima fase e scontri in gara unica per la fase finale.

L’anno dopo, poi, spazio a due esperimenti, destinati però a non portare i frutti sperati: il primo è il corner corto, il secondo è una sorta di pionieristico “Tutto il calcio minuto per minuto”. E sono ancora numerose le future promesse del calcio italiano e mondiale: l’Inter schiera nel corso degli anni i vari Bordon, Oriali, Zenga e Beppe Baresi, il Milan non è da meno con il fratello Franco, Collovati e Maldera.

In evidenza anche la Fiorentina che vince per ben quattro volte la coppa grazie al talento di Giancarlo Antognoni. Da non dimenticare Zaccarelli, Pulici e Castellini nel Torino (vinceranno lo scudetto nel 1976), i due laziali Giordano e Manfredonia, il compianto Gaetano Scirea con la maglia dell’Atalanta e due giocatori della Roma scudettata del 1983 come il capitano Agostino Di Bartolomei ed Odoacre Chierico.

Quanto alla legione straniera non passa inosservato il boemo Masný, campione europeo nel 1976. Un capitolo a parte lo merita Mario Masiello, vincitore del Torneo nel 1975 con la maglia del Napoli: è proprio a Viareggio che si ferma e mette su famiglia.

La sua unione con Emma, ragazza del quartiere Darsena, dà alla luce undici anni dopo Andrea, destinato a “battere” il padre trionfando con la Juventus in due edizioni consecutive.

 

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Anni ’80: presenze illustri. Il decennio che si concluderà con la fine dell’Unione Sovietica e che segnerà l’avanzata della destra conservatrice negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna si apre con qualche veleno di troppo per il calcio italiano: le società di serie A e B, infatti, votano contro la libera circolazione dei giocatori stranieri in Europa.

E, proprio pochi giorni prima dell’epilogo della Coppa Carnevale, scoppia lo scandalo relativo al calcio-scommesse che porta all’arresto di numerosi giocatori. Il consolidato torneo viareggino non sembra, però, risentire di queste vicende e continua ad ampliare i propri confini: nel 1983 anche l’Africa approda nel salotto buono del calcio giovanile internazionale con la formazione dell’Algeri.
Nello stesso anno fanno la loro comparsa due prestigiose scuole calcistiche sudamericane, quella cilena (Santiago) e, soprattutto, quella brasiliana (Palmeiras). Nel 1989 tocca poi anche al Giappone, rappresentato dal Tōkyō.

Gli anni ’80 annoverano tra le grandi protagoniste soprattutto il Torino e la Fiorentina: i granata alzano la coppa in quattro occasioni, i viola in due. Non sfigurano affatto anche la Roma – due primi posti e due secondi posti – e le straniere grazie ad Ipswich Town e Dukla (i boemi, vincitori nel 1980, rimarranno per sedici anni l’ultima squadra straniera a vincere il trofeo).

Tra gli inglesi, le cui partite vengono trasmesse dalla BBC, spicca l’attaccante Mike D’Avray, origini sudafricane, capocannoniere dell’edizione 1981 con ben sette reti. Il Torneo si impreziosisce, inoltre, della presenza di club blasonati di tutto il mondo: le varie Real Madrid, Celtic Glasgow, River Plate, Porto, Feyenoord, Nottingham Forest, Aberdeen, Bayern Monaco sono presenti a Viareggio con le rispettive rappresentative giovanili.

Molti dei giocatori che vincono il Torneo, od al quale vi prendono semplicemente parte, conosceranno la gioia di uno scudetto o addirittura di indossare la maglia azzurra: Galderisi e Fanna della Juventus (tra gli artefici del miracoloso tricolore dell’Hellas Verona del 1985), Mancini, Pagliuca e Vialli della Sampdoria allenata da Marcello Lippi, i milanisti Albertini, Costacurta e Maldini, i torinisti Fuser, Lentini e Francini (vincitore del secondo scudetto del Napoli), Ciro Ferrara e Di Livio, tra i protagonisti dell’età dell’oro della Juventus.
Altri giocatori destinati a far strada sono i romanisti Peruzzi, Andrea Carnevale, Tovalieri e Giuseppe Giannini ed i vari Bucci, Melli e Minotti, in seguito in gran evidenza con il Parma guidato da Nevio Scala. E poi c’è un talentuoso giovane di nome Roberto Baggio che si presenta a Viareggio con la maglia della Fiorentina.

Tra gli stranieri la copertina spetta senza dubbio alcuno a Gabriel Omar Batistuta: l’attaccante argentino attira su di sé l’attenzione degli osservatori grazie alle prove offerte con il Deportivo Italiano, squadra della capitale fondata da alcuni emigranti del Belpaese. Leggenda vuole che il Viareggio avesse offerto ben 150 milioni di lire alla squadra sudamericana per assicurarsene le prestazioni, salvo poi far cadere nel nulla la trattativa dopo averlo visto all’opera nei quarti di finale contro il Torino.

Tra le stelle straniere si ricordano anche Robert Prosinečki nella Dinamo Zagabria, Novotný e Chovanec nel Dukla Praga e Pat Bonner, portiere del Celtic Glasgow che affronterà – e sconfiggerà – l’Italia con la nazionale irlandese ai Mondiali di USA ’94.

Il 1983 è l’anno di due allenatori speciali: la Roma – che poi si aggiudica il torneo – è affidata a Romeo Benetti, mentre il Milan è guidato da Fabio Capello, destinato a scrivere le pagine più belle della storia rossonera. Già avversari da giocatori, si scontrano anche nelle vesti di allenatori: la spunta Benetti per 2-1.

Muovono i primi passi in panchina pure Arrigo Sacchi, il viareggino d’adozione Pietro Carmignani con il Parma – vi farà ritorno nelle stesse vesti nell’edizione 2006 -, Luciano Spinosi con la Roma e Mario Corso, naturalmente con l’Inter.

Altra curiosità: negli anni ’80 partecipano alla Coppa Carnevale giovani dalle illustri parentele come testimoniano Stefan Beckenbauer, figlio di “kaiser” Franz, nel Bayern Monaco e Diego López, nipote di Maradona, nel Deportivo Italiano. Figli d’arte anche tra i fischietti: l’arbitro della finalissima Torino-Roma del 1985 è, infatti, Rosario Lo Bello, figlio di Concetto.

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Anni ’90: l’avvento delle provinciali. L’edizione che fa da preludio a Italia ’90 vede trionfare per la prima volta una cosiddetta “provinciale”, estranea cioè all’ambita casta delle società più blasonate del calcio italiano: si tratta del Cesena di Lamberto Zauli.

Per la prima volta, inoltre, il Torneo vede la partecipazione di ben ventiquattro squadre, suddivise in otto gironi all’italiana da tre. Tra gli stranieri, nello Yomiuri Verdy Kawasaki Tokyo c’è un brasiliano che spicca in mezzo a tanti giovani calciatori con gli occhi a mandorla: il suo nome è Marcio Dos Santos Amoroso e sarà tra i protagonisti della serie A italiana con le maglie di Udinese, Parma e Milan.

Nel 1993 un’altra provinciale trionfa a Viareggio, nello stupore generale: è l’Atalanta di Morfeo e Tacchinardi che in finale si sbarazza del Milan per 2-0.

Da passare agli annali la finale dell’edizione successiva: allo Stadio dei Pini sono più di settemila per assistere a Juventus-Fiorentina, un testa a testa tra Del Piero (che segna su rigore – foto a sinistra – la rete decisiva nei supplementari del replay della finale, primo golden goal nella storia del calcio italiano) e Flachi. In quegli anni transitano da Viareggio anche il romanista Francesco Totti e gli juventini Fabrizio Cammarata, Christian Manfredini, Tommaso Rocchi e Jonathan Binotto.

La stessa Fiorentina, l’anno dopo, si arrende al Torino, ancora una volta in due atti: la prima finale, conclusasi 1-1, viene disputata per motivi di ordine pubblico al Porta Elisa a Lucca, quella decisiva allo Stadio dei Pini, la sua sede naturale.Nello stesso anno, la bandiera del Torneo viene conficcata nell’ultimo continente che era rimasto inesplorato: con la partecipazione del Club Marconi di Sydney anche l’Oceania non è più un mistero per i vertici del CGC.

Risale al 1995 anche una delle più celebri polemiche: il Perugia vince ai rigori la semifinale contro la Fiorentina, ma contravviene ad una bizzarra regola che non prevede sostituzioni durante i supplementari. Vittoriosi sul campo, gli umbri sono poi sconfitti a tavolino: il provvedimento manda su tutte le furie il vulcanico presidente Luciano Gaucci che si presenta personalmente alla sede del CGC.

Il biennio successivo è ancora nel segno delle grandi provinciali: prima tocca allo straordinario Brescia di Adriano Cadregari, che può annoverare giocatori del calibro di Roberto Baronio, Emiliano Bonazzoli e Andrea Pirlo, vittorioso in finale per 3-1 sul Parma di un Gianluigi Buffon fresco di esordio in massima serie, successivamente è la volta del Bari di Nicola Legrottaglie e Nicola Ventola.

Il 1997 è, poi, anche l’anno che precede l’edizione numero cinquanta del Torneo, ragion per cui viene deciso di portare il numero delle partecipanti a trentadue, tante quante le nazionali che, l’anno successivo, si sfideranno al Mondiale di Francia ’98.

Vince la prestigiosa edizione il Torino allenato da Claudio Sala che in finale batte l’autentica rivelazione del torneo, i brasiliani dell’Irineu: i granata si assicurano il trofeo grazie a giocatori della caratura di Sergio Pellissier, Franco Semioli e Simone Tiribocchi, tra gli artefici, qualche anno più tardi, del Chievo dei miracoli.

È in questo decennio che si registra un curioso record: a detenerlo è l’attaccante Gionata Spinesi che partecipa al torneo vestendo le maglie di tre diverse squadre (Inter, Bari e Castel di Sangro).

Ed è in questa decade che fanno le straniere più prestigiose si congederanno dalla manifestazione viareggina: l’ultima grande d’Europa che partecipa al torneo – unica eccezione, negli anni a venire, il Bayern Monaco – è il Manchester United di Phil Neville e Wes Brown, eliminato subito al primo turno, nel 1997.

A partire da quel momento, il nulla. Un’assenza, questa, dovuta in particolare alla mancanza di un campionato Primavera in paesi come Inghilterra e Spagna, dove i ragazzi delle squadre giovanili non si confrontano solo con i loro coetanei ma anche, e soprattutto, con avversari più anziani. E dove, diversamente dall’Italia, i campionati di categoria non vengono interrotti nelle due settimane in cui si svolge il Torneo di Viareggio.

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Il nuovo millennio.Trascurando per un attimo i trionfi ottenuti, in successione, da Empoli, Milan ed Inter, merita spendere più di una buona parola sulla cinquantaquattresima edizione.

Si gioca, infatti, pochi mesi dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001: mentre gli Stati Uniti e la NATO invadono l’Afghanistan, da Viareggio e dal suo torneo giunge un messaggio di pace con la contemporanea partecipazione di una squadra israeliana (il Maccabi Haifa), di una palestinese (l’Arab Jerusalem) ed infine di una selezione di italoamericani di New York.

Il dispiegamento di forze dell’ordine è inevitabilmente massiccio, si temono possibili attentati ed anche il Carnevale stesso viene considerato un obiettivo sensibile. Non succede nulla, se non che i giovani calciatori provenienti dal tumultuoso Medio Oriente trovano momentaneamente pace dai missili che volano sopra i loro paesi: non a caso, infatti, nel corso degli anni successivi, il Maccabi Haifa sarà puntualmente ospite del Torneo.

Nell’anno che celebra il ritorno al successo dell’Inter, che ha in Martins e Pandev i principali firmatari, il Bayern Monaco non desta particolare impressione: nella lista presentata dai bavaresi si può, però, leggere un nome che, qualche anno dopo, comparirà tra quelli dei vicecampioni d’Europa. Quello di Bastian Schweinsteiger.

Nel 2003, invece, ha inizio lo strapotere della Juventus: la società bianconera riesce ad aggiudicarsi la coppa per tre anni consecutivi, impresa mai compiuta precedentemente. La Vecchia Signora propone, tra i suoi vari gioielli, De Ceglie, Giovinco, Marchisio, il viareggino Andrea Masiello, Mirante e Palladino. Non solo giocatori: anche l’allenatore bianconero del primo trionfo è un emergente. Il suo nome è Gian Piero Gasperini.

La striscia iridata si interrompe però nel 2006, anno dell’allargamento del torneo a quarantotto squadre, ad opera dei quasi omonimi uruguagi della Juventud: decide un gol dell’attaccante Ribas, figlio dell’allenatore Julio César, lo stesso che in precedenza era stato ripudiato dal Venezia. E, a proposito di Uruguay, nella squadra del Danubio emerge un allora sconosciuto Edinson Cavani.

Il 2007 è sicuramente l’anno del torneo più strano che si sia mai disputato. L’antefatto: venerdì 2 febbraio si gioca l’atteso derby siciliano Catania-Palermo, anticipo della terza giornata di ritorno della Serie A.

Quella che dovrebbe essere una serata di festa per la città etnea – si celebra anche Sant’Agata, il patrono cittadino – finisce tragicamente con l’uccisione, nei pressi dello stadio, dell’ispettore di polizia Filippo Raciti. Il commissario straordinario della Figc Luca Pancalli ordina l’immediata sospensione delle attività di calcio sul territorio nazionale, dalla massima serie fino ai campionati giovanili, Torneo compreso.

Ma è da Viareggio stessa che la macchina si rimette in moto: mercoledì 7 febbraio si gioca, seppur a porte chiuse, senza la cerimonia di apertura, senza la consueta lettura del giuramento – sarebbe spettato a Totti – e senza la preannunciata esposizione della Coppa del Mondo. La giornata è grigia e piovosa, il clima surreale e triste: tanto Fiorentina-Maccabi Haifa (decidono due reti di Biram Kayal, nazionale israeliano Under 21 di fede musulmana) quanto Rappresentativa Serie D-Spartak Mosca sembrano tutto fuorché partite di calcio giovanile.

Il torneo rischia il collasso, se la situazione rimane in questi termini. Proprio in giornata arriva la decisione del vertice straordinario del Consiglio dei Ministri: ripartono tutti i campionati, a Viareggio si gioca a porte aperte. Il CGC tira un sospiro di sollievo.

Ma si capisce subito che sarà un’edizione ricca di colpi di scena: nel week-end scompaiono nel nulla sei giocatori dell’AS de Camberene, squadra senegalese, che verranno poi ritrovati; lunedì 12 si recuperano tutte le partite che non si sono disputate la prima giornata – venti incontri in un colpo solo, più quattro in notturna la sera prima: mai successo in precedenza.

Tra queste c’è anche Genoa-Real Arroyo Seco: il match viene sospeso poiché gli argentini restano in campo con soli sei uomini, perdendo 3-0 a tavolino. Il finale di gara è incandescente, l’arbitro viene aggredito da alcuni giocatori sudamericani: la notizia ed il video della partita arrivano in tutto il mondo e la squadra sudamericana è radiata a vita dal torneo.

Sarà, tuttavia, l’ultimo imprevisto di un’edizione travagliata che si chiude con la gradevole finale tra Roma e Genoa, giocata sotto un tiepido sole primaverile e con un numero massiccio di tifosi provenienti dalla Liguria.

L’anno successivo (2008) è invece la volta dell’Inter, alla quinta affermazione al torneo: protagonista indiscusso è Mario Balotelli che entra in scena solo a partire dagli ottavi di finale, risultando tuttavia sempre decisivo e finendo per vincere la classifica cannonieri.

Si arriva all’edizione 2009, quella dei grandi cambiamenti. Il torneo acquisisce il nuovo nome di Viareggio Cup ed entra nell’era dei new media con il lancio della web-tv: la Wi, azienda genovese, offre agli internauti i gol e le sintesi di tutte le partite della manifestazione.

Sul campo, dove non sono più previste la ripetizione della finale in caso di pareggio e la finale di consolazione, è predominio Juventus: i bianconeri sono guidati da Massimiliano Maddaloni, napoletano di nascita ma viareggino d’adozione, che riporta così la Vecchia Signora sul gradino più alto del podio proprio nello stadio della sua città.

Un nome da segnare sul taccuino è quello del sampdoriano Guido Marilungo, insignito della targa di Golden Boy: il premio per il miglior giocatore, un’altra novità, gli viene consegnato pochi giorni dopo durante la Domenica Sportiva.

L’anno successivo si ripete, ancora una volta, la Juventus, allenata questa volta da Luciano Bruni. Il trascinatore è l’attaccante Ciro Immobile che, con la tripletta segnata nella finale vinta con l’Empoli (4-2), raggiunge la quota di 10 reti in una sola edizione: il record detenuto dall’ex compagno di squadra Daud e da Banchelli è ormai polvere. Con 14 reti in due edizioni è eguagliato anche il primato detenuto fino a quel momento da Renzo Cappellaro.

Più polemiche che calcio giocato nel 2011: quando il torneo è ormai entrato nella sua fase decisiva, il Cgc Viareggio decide di spostare la finalissima – poi vinta dall’Inter 2-0 sulla Fiorentina – a Livorno, apparentemente per le pessime condizioni del manto erboso dello Stadio dei Pini. In realtà,  pare esserci un contenzioso con l’amministrazione comunale di Viareggio.

Contenzioso che prosegue anche dodici mesi più tardi, con la minaccia di un nuovo trasloco, questa volta a La Spezia, che si fa sempre più concreto. Poi, a meno di un mese dall’inizio del torneo, l’annuncio: la finale resta a Viareggio. Dove la Coppa è nata e dove tutti i viareggini si augurano che rimanga.