FOCETTE. La stretta attualità, il futuro del Milan, la crisi del calcio italiano. Ma anche i ricordi della giovinezza trascorsa tra Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta. Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, scende sempre volentieri in Versilia, figuriamoci quando si tratta di ricevere un premio alla rassegna “Focette racconta”: il vicepresidente vicario rossonero regala aneddoti al pubblico presente e, soprattutto, spunti di riflessione alla masnada di cronisti accorsi per intervistarlo.

Tranquillità olimpica. Galliani parte dal 3-0 subìto dal nuovo Milan di Filippo Inzaghi nell’amichevole canadese contro l’Oympiakos. Per l’ad rossonero non è una tragedia greca: “La sconfitta è figlia di otto assenze pesanti,questo è calcio di luglio: l’importante è essere pronti il 31 agosto. E poi altre squadre hanno perso contro i dilettanti…”. Galliani nomi non ne pronuncia. Ma il riferimento, nemmeno troppo velato, è al clamoroso ko della Juventus contro il Lucento, una squadra di Eccellenza.

Mario non se ne va. In un paese dove il calciomercato cattura l’attenzione dodici mesi l’anno è impensabile non parlare di acquisti e cessioni proprio nel periodo clou delle trattative. Così come è impensabile non chiedere lumi sul destino di Balotelli: “Mario non ha mai chiesto di essere ceduto, quindi rimarrà al Milan. Non dico al 100%, perché nel calciomercato di oggi non esiste, ma al 99,9% sì”. Dal palco delle Focette ecco un appello al discusso attaccante della Nazionale: “Mario ha tutto per diventare uno dei più forti giocatori al mondo, sta a lui decidere: è ancora giovanissimo, mi auguro che possa farcela per il bene del Milan e di tutto il calcio italiano”.

Foto Premio Viareggio Sport
Foto Premio Viareggio Sport

A caccia di Cerci. Sugli altri elementi del reparto offensivo Galliani assicura: “Ne abbiamo sei più Menez, quindi numericamente siamo a posto. Non arriveranno altri giocatori a meno che non cediamo qualcuno”. Il principale indiziato è Robinho. Così come Alessio Cerci, l’esterno offensivo del Torino, è il primo nome della lista della spesa. E ci sarebbe pure il costaricense Campbell. “A Inzaghi piacciono i giocatori mancini da schierare sulla fascia destra che poi rientrano e convergono: Cerci è uno di quelli”. L’obiettivo di un Milan fuori dalle coppe europee, poi, è presto definito: “Puntiamo tutto sul campionato. Guardate la Roma: lo scorso anno era nella nostra stessa situazione ed è arrivata seconda”.

Voglia di riforme. Ma non c’è solo il Milan nei pensieri di Galliani. C’è un calcio italiano reduce dalla batosta azzurra ai Mondiali in Brasile, un calcio senza progetti a lungo termine e grandi investitori. Ecco che l’ad milanista lancia Carlo Tavecchio verso la presidenza della Figc: “Per la prima volta tutte le quattro leghe del calcio italiano hanno espresso lo stesso nome. Abbiamo bisogno di tante riforme e lui può essere la persona giusta”.

Adriano e Barbara. La crisi del pallone è lo specchio di quella del paese, secondo Galliani: “In Italia si muore di burocrazia: nessuno è riuscito a costruire uno stadio. Ce l’ha fatta solo la Juventus perché a Torino si sono venute a creare condizioni irripetibili in altre città. Anche noi del Milan stiamo battendo la strada dello stadio di proprietà: su questo sta lavorando Barbara Berlusconi”. Già: come prosegue la convivenza con l’altro amministratore delegato rossonero? “Assolutamente bene, io mi occupo delle questioni sportive e lei di altro: non c’è alcuna invasione di campo”. Sarà…

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