Sul mondo odierno aleggia lo spirito del fantasma dell’Opera, lo storico personaggio nato oltre un secolo fa dalla mente creative di Gastone Leroux. E “Il fantasma dell’Opera” è proprio il titolo del carro di Gionata Francesconi, tra i costruttori che rischia la retrocessione in seconda categoria. Il più istrionico tra i carristi viareggini proverà a scongiurarla con un’opera incentrata sulla malvagità dell’uomo.

Il tema. Per quanto il titolo sia un chiaro riferimento ad uno dei personaggi più celebri nella storia della letteratura, così come delle rappresentazioni teatrali e della cinematografia, il carro non è un omaggio al “signore delle botole”. Anzi: niente peana, solo un ultimo, disperato grido di spavento di fronte alla vacuità del mondo. Un mondo dominato da Satana, metafora dell’assurdità, della follia, della malvagità dell’uomo, attorno al quale si è creato una sorta di inferno, dal quale nessuna forza benefica riuscirà a tirarlo fuori dall’abisso nel quale è precipitato.

Il carro. La figura centrale della costruzione è, per l’appunto, lo spirito del fantasma dell’Opera. Uno spettro che si ritrova circondato da soggetti ancor più inquietanti e mostruosi, rinchiuso in una cella disadorna. La presenza di queste immagini spaventose e allucinanti è funzionale alla comprensione del mondo come entità appartenente a Satana. Uno scenario apocalittico, quasi in linea con il clima creato dalla profezia dei Maya. Ma forse un messaggio di speranza c’è, come sottolinea il costruttore nella sua relazione: “Se, adesso, la deformazione, la perversione e la mostruosità sono presenti, lo sono per rendere la nostra natura in una immagine nitida, calda e dorata, che in un certo suo qual modo emana speranza per la fine di un viaggio nella disperazione.”

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