“Provo a ripetermi. Parlando da presidente della Conferenza dei sindaci – scrive Luca Lunardini – ho citato semplicemente le statistiche. Ho ricordato che dal 2008 ad oggi, all’ospedale Versilia sono stati effettuati circa 300 interventi chirurgici all’intestino. L’indice statistico di mortalità registrato è dell’1 per cento, corrispondente alla media della buona sanità in ambito nazionale e internazionale.
“Mi rendo perfettamente conto che questa considerazione non consola i familiari del paziente morto. Ho infatti aggiunto che è opportuno, anzi indispensabile – scusate se sono costretto ancora ad auto citarmi – esperire tutte le indagini per accertare le cause di questo esito infausto. Oltretutto l’inchiesta è complicata dai sospetti su una macchina suturatrice, che il produttore ha ritirato.
“Tuttavia la medicina moderna, me lo consenta Caprili, si basa sulle statistiche e le percentuali di probabilità. La mortalità zero – obiettivo di tutta la scienza medica – non esiste neppure nei più banali interventi chirurgici e neppure nei reparti più avanzati dell’Occidente industrializzato. Il coefficiente di sicurezza delle sale operatorie del Versilia è in linea con gli standard internazionali. E’ occultare i fatti ricordare tale aspetto? Non mi pare.
“Proprio per questo si è accesa una lampadina rossa. Proprio per questo è bene non occultare, ma procedere a tutte le verifiche del caso, anche in sede giudiziaria.
“A una cosa – e concludo – però mi ribello. Non si possono accettare il facile scandalismo e le ingenerose generalizzazioni che vorrebbero dipingere il nostro ospedale come un lazzaretto insicuro, un girone infernale con standard da Terzo mondo. E chiedo fin da ora scusa al Terzo mondo, sennò qualcuno si alzerà a bacchettarmi in nome della “political correctness”.