Le indicazioni da parte del Ministero servono a mettere un freno all’esplosione di autonomi che si è verificata negli ultimi anni anche in seguito alla crisi economica. Nell’edilizia, e più in generale nel settore costruzione, guardano e si affacciano tantissimi addetti licenziati ed espulsi da altri settori: “basta una cazzuola per fare il muratore – spiega ancora la Gabbriellini – ma così si spacca il mercato e si danneggiano le imprese e chi, nell’edilizia, opera con certi criteri. L’edilizia è diventata un ammortizzatore sociale: chi è licenziato e chi non ha più un lavoro si butta nei cantieri, quei pochi ancora operanti. Se da un lato è comprensibile, dall’altro danneggiano le imprese e chi, in quel settore, già lavora con fatica. Non dimentichiamoci che le piccole imprese stanno tenendo a galla questo paese e questa provincia. Se mollano anche loro è la fine”.
Il Ministero nella circolare fa anche un elenco delle attività che, all’interno del cantiere, sono“presunzione” di lavoro subordinato, e non quindi autonomo. Se un autonomo è “beccato” ad eseguire lavori di manovalanza, muratura, carpenteria, rimozione amianto, posizionamento di ferri e ponti, a manovrare macchine dell’impresa committente o appaltatore, significa che è un operaio mascherato da partita Iva. “Tutte queste attività saranno ricondotte dal personale ispettivo – spiega Cna – nell’ambito della nozione di subordinazione”. Il giro di vite ha già scatenato il valzer di richiesta di informazioni e telefonate alle sedi di Cna che però vuole evitare il panico tra le imprese: “Non è una caccia all’autonomo ma uno strumento per contenere un fenomeno che sta assumendo proporzioni molto pesanti danneggiando tutte quelle imprese che nonostante la concorrenza sleale, lavoro nero, irregolari, cercano di lavorare nel rispetto dei parametri di qualità, sicurezza e legalità. Ilrapporto tra lavoratori autonomi e lavoratori subordinati in edilizia, oggi, è di 1 lavoratore dipendente e 1 lavoratore autonomo con la tendenza all’incremento della seconda condizione lavorativa”.
Anelli deboli di una catena di appalti e subappalti che diluiscono le responsabilità nell’esasperata ricerca del contenimento dei costi. A questa realtà sociale si deve prestare una particolare attenzione sia dal punto di vista socio-economico sia per le ripercussioni sulla salute dei lavoratori. Cna torna a chiedere lo sbarramento per chi opera nell’edilizia così come accade, per esempio, per il settore impiantisti. “Servono dei paletti per filtrare tutti quei lavoratori – conclude la Gabbriellini – che intendono operare nell’edilizia. Chi perde il lavoro trova nei cantieri la soluzione più a portata di opportunità. Ma così si ammazzano le imprese regolari e chi investe in sicurezza e qualità”.