A spaventare Cna è il confronto con gli anni precedenti, molto dipenderà dalle scelte e dalle riforme che prenderà il Governo che andrà ad insediarsi: “ad oggi – spiega ancora – non abbiamo sentito nessuna coalizione, se non solo con posizioni spot, parlare di politiche efficaci per le nostre imprese. Nessuno dei partiti e delle coalizioni che si presenteranno alle politiche sembra non ricordare che il 98% del tessuto produttivo italiano è costituito da micro e piccole imprese. Nella lista delle priorità di Cna ci sono; un forte alleggerimento della burocrazia, “troppa, costosa e inutile” e la pressione fiscale “improponibile in questo contesto, soffoca le imprese, vergognoso rendersene conto e non fare niente!”, temi che dovranno essere “affrontati se l’obiettivo è quello di avere un paese moderno ed efficiente”. Infine un pensieroalle Banche e agli Istituti di Credito, argomento che sarà al centro di un incontro con il Prefetto: “stanno facendo una fredda selezione – conclude –stanno scegliendo quale malato guarire e quale invece lasciare morire basandosi su parametri lontani dalla realtà che non tengono in minima considerazione le capacità, la storia e le prospettive dell’impresa” e ai pochi che viene concesso il credito, viene fatto a condizioni e costi troppo alti.
A soffrire di più, in base alle imprese che hanno fatto richiesta della cassa integrazione, è il settore della metalmeccanica, dei servizi alle imprese e alle persone e la nautica. Andando più nello specifico carrozzerie, calzaturiero, trasporto, lapideo e legno. “Le richieste sono trasversali e non risparmiano nessuno settore. La cassa integrazione consente alle imprese dicoprire i costi del personale e di sostenere il reddito dei lavoratori mantenendo pressoché intatto il livello occupazionale. Quella manodopera che con tenacia e coraggio stanno salvaguardando si dimostrerà fondamentale quando ci sarà la ripresa dei mercati”. A stare meglio e a vedere il futuro con più ottimismo sono quelle imprese che hanno costruito un percorso di internazionalizzazione e si trovano a loro agio a parlare di export: “Attualmente sono l’unica nota positiva – ammette – i segnali in nostro possesso ci dicono che le imprese, piccole o medie che siano che lavorano con l’estero e fanno eccellenza, hanno avvertito in maniera minore della crisi. Certo, siamo di fronte ad una piccola parte della grande galassia artigiana, ma è un fattore da analizzare nel dettaglio. Il crollo dei consumi interni e la riduzione del potere di acquisto, non ha invece aiutato quelle esperienze che operano nel mercato nazionale e locale”.