Nello specifico, i produttori dovranno attuare le seguenti contromisure per evitare un’infestazione del territorio: le aziende produttrici inserite nella zona di contenimento hanno l’obbligo di rotazione delle colture in modo che il mais non sia coltivato negli stessi campi per più di un anno su due. Inoltre non potranno importare da zone infette piante e parti di piante allo stato fresco; potranno impiegare macchine agricole (mietitrebbiatrici, trinciatrici ecc.) che hanno operato in zone infette soltanto dopo un’accurata pulizia. Da evitare inoltre la semina nei mesi di aprile e maggio. E’ invece possibile seminare anche dopo il secondo anno sugli stessi terreni ma a condizione che venga seminato o entro il 31 di marzo o dopo il 1 giugno, comunicando alle regione con apposito modello la data di semina e i terreni interessati. Infine è obbligatorio presentare domanda unica aziendale (DUA) indicando particella per particella dove viene coltivato.
“L’obiettivo della prevenzione è evitare l’infestazione e contrastare l’eventuale nascita di focolai – sottolinea Francesco Ciarrocchi, direttore provinciale di Coldiretti – in questa fase è importante tenere sotto controllo la situazione e monitorare il fenomeno che fortunatamente interessa piccole porzioni del territorio”.