Il faccia a faccia tra alcune famiglie a rischio sfratto – 50 in totale – e il subcommissario nella sala di rappresentanta del Comune tira le fila di una lunga mattinata in piazza Nieri e Paolini: l’Unione Inquilini, il Coordinamento Anticapitalista Versiliese (Cav) e attivisti di sinistra portano sotto gli uffici comunali un presidio contro gli sfratti esecutivi. Sfilano storie già note, come quelle delle famiglie alloggiate nelle case di proprietà dei familiari dell’ex assessore al sociale Vittorio Fantoni, o come quelle dimorate in una pensione in via Leonardo da Vinci. Sfilano i malumori e la rabbia di chi, all’improvviso, potrebbe ritrovarsi sbattuto in mezzo ad una strada.
Le sollecitazioni ai dirigenti comunali sono inequivocabili: chiedere alla Prefettura di bloccare tutti gli sfratti previsti nei prossimi mesi – al momento sono sospesi quelli per fine locazione, ma non per morosità – per prendere tempo, ripotenziare l’ufficio casa del Comune pressoché depauperato, requisire gli edifici pubblici e privati in stato di abbandono e trovare il modo di soddisfare le 900 famiglie. La disponibilità, però, si ferma a 60 nuove case, pronte a primavera, e ad altre 50 da recuperare in quanto occupate abusivamente. Troppo poco.
Giambalvo e il dirigente al sociale Giulio Marlia ricevono i manifestanti a metà mattinata. Ascoltano, prendono nota. Poi restituiscono uno spaccato della situazione del sociale a Viareggio, un quadro a tinte fosche. A Viareggio si registrano casi di occupazioni abusive che si stanno procrastinando addirittura dal 1990: non solo chi lo ha fatto non ha mai pagato un centesimo di euro per l’affitto, ma ha persino ricevuto il contributo per il minimo vitale. Nessuno, però, è mai intervenuto. Nonostante i nomi siano stati trasmessi alla magistratura, nonostante le denunce fatte da alcuni cittadini.
Non è finita: nell’ultimo decennio sono stati spesi 20 milioni di euro per sistemare le famiglie in alberghi e pensioni, sperperando cifre che sarebbero potute essere incanalate verso la costruzione di almeno 350 alloggi popolari. La graduatoria per l’emergenza abitativa, poi, è rimasta ferma a novembre 2010. Nell’ultimo anno sono state occupate 22 case, di cui 13 non ancora sgomberate. E molti avrebbero fornito dichiarazioni non veritiere sui propri redditi.
Il Comune, nei limiti del possibile, sta cercando di prendere le adeguate contromisure “dopo 20 anni di cattiva amministrazione” come sottolinea Marlia: la graduatoria sarà pronta a giorni e il primo blocco di case sarà assegnato ai primi di marzo. “Abbiamo a cuore questa situazione e abbiamo già inoltrato la richiesta al Prefetto”, dichiara Giambalvo. “Ma il blocco non ci sarà, perché non è di sua competenza. La Regione potrebbe fare la sua parte con una legge e ai proprietari di immobili potrebbe essere chiesto di affittarli a prezzi calmierati. Ad ogni modo, il punto cardine è il rispetto della legalità: le case devono essere assegnate a chi ne ha realmente diritto.”
Pochissimi, come ricorda Samuele Marsili del Cav, sembrano tuttavia intenzionati a disinnescarla: “Durante le primarie del centrosinistra per le amministrative si è parlato di tutto tranne che del problema casa e degli sfratti. Il corpo vivo della città non viene minimamente considerato.” Eppure, il primo compito che dovrà prendersi in carico il futuro sindaco, sembra proprio quello di rimettere ordine nel caos del sociale.
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