VERSILIA. Il Comando delle Guardie del Parco naturale regionale delle Alpi Apuane ha risposto (nota prot. n. 3835 del 30 settembre 2015) alla richiesta di informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti inoltrata (20 agosto 2015) dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus riguardo i continui eventi di inquinamento ambientale altamente pregiudizievoli per la salvaguardia dei Fiumi Carrione e Frigido e gli habitat naturali connessi derivanti dalla marmettola (marmo finemente tritato scaricato negli impluvi e corsi d’acqua) causata dall’attività estrattiva sulle Alpi Apuane.

Dopo una serie di accertamenti e sopralluoghi, hanno “avuto modo di accertare che l’area interessata risultava essere nel territorio di competenza dei Comuni di Massa e Carrara, in quanto i siti estrattivi che sarebbero la causa della presenza di marmettola rientrano in aree estrattive al di fuori dell’Area contigua di cava del Parco Regionale delle Alpi Apuane”. Secondo le Guardie dell’area naturale protetta, gli sversamenti illeciti proverrebbero da “siti di cava che si trovano nella zona di Piastrone e Rocchetta al di sopra degli abitati di Caglieglia e Casette (in Comune di Massa) nei bacini industriali estrattivi dei Comuni di Massa e Carrara”. L’ultimo sopralluogo del 29 agosto 2015, in conseguenza dell’esposto ecologista, ha consentito di verificare che “la marmettola proviene dal Fosso della Rocchetta (nei pressi degli abitati di Caglieglia e Casette) che regolarmente, ad ogni evento di piogge intense, si riempie di questi fanghi bianchi che vanno a riversarsi nel fiume Frigido in corrispondenza del punto di confluenza del canale di Rocchetta con il fiume”. Inoltre, “è stata verificata anche la parte a monte del fiume Frigido ed in particolare il corso dell’affluente Renara che ha origine dalle pendici del monte Sella, al di sopra del quale insiste una vecchia discarica di materiale lapideo di vecchie attività estrattive (dicasi “ravaneto”) che nel tempo, a seguito di abbondanti piogge, ha portato, per dilavamento, apporti di marmettola nei corsi d’acqua in questione”.

Comunque, sul Monte Sella si trova la cava di marmo “Piastreta” e non si può “escludere completamente un eventuale apporto di fanghi di lavorazione dal Monte Sella”, pur avendo i cavatori l’obbligo di conferire a smaltimento controllato i residui di lavorazione.

Riguardo al Fiume Carrione, vi sono solo sette cave (di cui cinque attive) nel bacino imbrifero e rientranti in “una ristretta Area contigua di cava del Parco Regionale delle Alpi Apuane”, quindi sottoposta alla vigilanza dell’Area naturale protetta. Naturalmente “hanno tutte il divieto assoluto di scaricare lungo i versanti sia i detriti che la marmettola prodotti durante le fasi lavorazione e l’obbligo di condurli a valle per lo smaltimento previsto”. Tuttavia vi sono “più di settanta” cave “in attività” rientranti nelle competenze di vigilanza del Comune di Carrara. Infine, deve ipotizzarsi che “il fenomeno dell’intorbidimento delle acque da marmettola dopo forti piogge, sia anche il risultato del dilavamento delle discariche di cava, la cui attività in certi casi è plurisecolare”.

Il Comando delle Guardie ricorda che le competenze ambientali per la vigilanza sull’attività estrattiva del marmo sono soprattutto dei Comuni di Massa e di Carrara (per i rispettivi territori) nonchè dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (A.R.P.A.T.), che nella propria newsletter n. 168 del 13 agosto 2015 con il report sulle “Alpi Apuane e marmettola” ha descritto puntualmente quanto accaduto negli ultimi decenni nella parte alta dei bacini imbriferi dei Fiumi Carrione e Frigido, dove sussistono perlomeno 178 cave, di cui più di 118 attive.

Proprio il report dell’A.R.P.A.T. ha costituito la base dell’istanza del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, che aveva già determinato un’energica presa di posizione del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione generale per la Protezione della Natura e del Mare con puntuali richieste (nota prot. n. 16603 del 27 agosto 2015) alla Regione Toscana (D.G. Politiche Ambientali, Energia e Cambiamenti Climatici), alle Province di Lucca e di Massa-Carrara, al Parco naturale regionale delle Alpi Apuane, all’A.R.P.A.T. contro il grave e perdurante fenomeno di inquinamento da marmettola dei corsi d’acqua e per la conseguente bonifica ambientale.

Oltre al disinquinamento, obiettivo dell’azione statale è evitare l’apertura di un nuovo contenzioso comunitario con pesanti conseguenze anche sotto il profilo sanzionatorio.

Infine, non si deve dimenticare che nel maggio 2015 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa ha aperto un procedimento penale relativo all’inquinamento ambientale determinato proprio dagli scarti delle lavorazioni estrattive. Fra le ipotesi di indagine ci sarebbe anche l’eventuale sussistenza di un nesso di causalità con l’alluvione che ha colpito la zona di Carrara nell’autunno 2014.[1]

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ritiene che si debba fare la massima chiarezza su tali fenomeni di inquinamento ambientale e s

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ultimo aggiornamento: 01-10-2015


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