SERAVEZZA. Un incontro per salvare le Apuane. Giovedì 26, nell’ex sala Cope (alle ex scuole elementari di Querceta) l’iniziativa dedicata all’informazione per la salvaguardia delle nostre montagne. Si assiste infatti, ultimamente, ad un certo risveglio di interesse per la sorte alla quale sembrerebbero  inevitabilmente destinate le Alpi Apuane.  Gli abitanti della Versilia, ormai abituati a vedersi sottrarre pezzi di paesaggio montano,  sembrano non accorgersi della gravità della situazione ma  c’è chi si comincia a mobilitare per cercare di arginare un danno ambientale di proporzioni epiche. Circolano infatti sul web filmati, come ad esempio quello realizzato da Alberto Grossi intitolato “Aut Out”, che documentano in maniera concreta il disfacimento di un bene irripetibile e per questo estremamente prezioso.  Del problema si è poi  interessata RAI 3 con una inchiesta della trasmissione Report  alcuni mesi or sono, anche il geologo Mario Tozzi ha mostrato in televisione, seppure in maniera poco approfondita, i fianchi deturpati dei nostri monti.  Ultimamente la stampa, anche quella nazionale, ha divulgato la notizia di rilevanti segni di inquinamento nell’Antro del Corchia e forse in quella occasione il vaso ha traboccato cominciando ad interessare anche gli indigeni.  Insomma, a tutto si deve porre un limite, specie se si tratta, come in questo caso, non solo del “bene comune” ma di un vero paradiso ambientale,  della riserva idrica per gran parte della Versilia, di un unicum da proporre ed utilizzare come ineguagliabile proposta turistica, di una ricchezza che ci appartiene. E se è vero che ci appartiene, appartiene a tutti noi, dobbiamo tutti essere d’accordo sul modo in cui utilizzarla.  Fino ad oggi Apuane è stato sinonimo di marmo, fonte di lavoro e ricchezza per intere generazioni di cavatori, operai ed artigiani. Da alcuni anni, invece, la ricchezza si riversa ormai solo su pochi soggetti, il marmo viene spesso destinato all’esportazione lasciando sul territorio una sempre più scarsa ricaduta economica.  Tra  l’altro i moderni mezzi di lavorazione portano a consumare le montagne a ritmi impressionanti.  Dunque per tutta una serie di motivi si ritiene che sia  giunta ora di rivedere le politiche che  regolano la lavorazione delle cave.  Le correnti di opinione presenti sul territorio sono ormai diverse, con intenti e stimoli diversificati ma con un unico fine, quello di salvaguardare questo grande patrimonio dalla ingordigia delle speculazioni industriali.   L’Associazione Centro Cervati, con sede nel Comune di Seravezza, si occupa da ormai molti anni della diffusione della cultura dell’uso civico, quindi del ritorno all’utilizzo ecosostenibile dei territori affidati nuovamente ai legittimi proprietari, cioè le popolazioni residenti,  con la convinzione che questo sia il miglior sistema per  porre sul territorio un continuo ed efficace controllo su qualunque tipo di sfruttamento vi si voglia instaurare.  Gli abitanti di ogni frazione potrebbero quindi  tornare a gestire i loro possedimenti collettivi ed utilizzarli in proprio, disponendo direttamente del ricavato. Una vera e propria rivoluzione culturale che, dove già applicata, funziona a meraviglia.  Seppure  i componenti dell’Associazione portino avanti le loro rivendicazioni con assoluta determinazione, trovano continui ostacoli nelle paure delle Amministrazioni Comunali, nel calcolato disinteresse della Regione Toscana e in tutte quelle forze che vogliono mantenere lo status quo difendendo i propri interessi particolari.  Presa coscienza delle granitiche opposizioni degli avversari, i membri del Centro Cervati hanno  deciso di riunire tutte le associazioni e gruppi sensibili al problema e che hanno sede nelle zone  vicine, per cercare un percorso univoco e condiviso al fine di arginare finalmente un problema non rimandabile.  Parteciperan nno i rappresentanti delle sedi del CAI, dei gruppi speleologici, delle UOEI, dei GAS, dell’Associazione  Salviamo le Apuane.

 

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ultimo aggiornamento: 25-01-2012


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