LUCCA. Non si placa la discussione in merito alla questione del nuovo balzello che la Rai intende applicare alle impresa in merito all’utilizzo dei computer. Dopo la risposta dell’azienda alle critiche piovute un po’ da tutta Italia, giunge la presa di posizione di Confcommercio Lucca. “La Rai – si legge nella nota – asserisce che a dover pagare dovranno essere soltanto coloro che utilizzano un pc collegato ad un server da cui  arrivano immagini televisive, foto e spot appellandosi ad un regio decreto del 1938, che in maniera del tutto surreale consentirebbe la riscossione di questo nuovo dazio.

La cosa che appare più grave rimane l’assurdità di tale richiesta mossa da un ente statale,  che reclama senza cognizione di causa, un credito che non gli appartiene e che non sarebbe comunque di sua diretta competenza. Al giorno d’oggi, tutte le aziende sono dotate di un pc e di un collegamento ad internet: strumenti necessari per l’imprenditoria moderna, garanzia di velocità d’accesso e precisione nel reperimento di qualsiasi tipo d’informazione, valore aggiunto per transazioni commerciali di ogni tipo.

Di fronte a questa evidenza, ricordiamo alcuni esempi pratici per cui tutto questo è ormai considerato indispensabile, come l’introduzione della Pec, posta elettronica certificata attraverso la quale ogni azienda può comunicare in maniera rapida e formale con enti ed istituzioni, oppure il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti istituito dal Ministero dell’ Ambiente che dovrà avvenire esclusivamente per  via telematica. Non si possono poi dimenticare tutti gli applicativi utilizzati dai settori della ristorazione, della ricezione turistica, delle aziende di servizio e di turismo quali portali di recensione e guestbooking (Tripadvisor.com su tutti), social networking e messaggistica istantanea sfruttati per prenotazioni o come strumento di promozione o website legati al mobile marketing e all’ e – commerce.

Se inoltre il ragionamento intrapreso dalla stessa Rai fosse logico e fondato su basi concrete, allora rientrerebbero nel fantomatico computo anche device hi-tech come i palmari, i tablet, gli smart phone, i multimedia server. Anche questi accedono al web tramite tecnologie come il 3G, permettono il download di contenuti multimediali e sono nelle tasche di tutti gli italiani. Allora anche per tutto questo si dovrebbe pagare una nuova tassa? L’ evoluzione del web 2.0,  ha visto la nascita di nuovi orizzonti e nuove possibilità per tutte le aziende e ci appare inaccettabile imporre restrizioni di questo tipo, pretendendo di bussare alla porta degli imprenditori per esigere, a fronte di un corrispettivo senza senso, ciò che non può essere effettivamente richiesto, in quanto facilmente fruibile e messo a disposizione di tutta la collettività attraverso meccanismi di libera condivisione.

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