Già negli scorsi giorni il Presidente del Copam, Daniele Cardini, artigiano pietrasantantino molto conosciuto del marmo, aveva denunciato il tentativo di serrata. “Un tentativo che andrà a buon fine – sostiene Da Prato – e non certo per volere di Cna e degli artigiani. Il Copam è stato strategico e vitale nel salvaguardare la sicurezza di migliaia di artigiani in questi trent’anni contribuendo, in collaborazione con le Asl locali, ad abbassare l’incidenza degli infortuni e delle morti sul lavoro. Il Copam ha dato la possibilità al piccolo artigiano di partecipare ai corsi a costi irrisori ed incrementare la consapevolezza dei rischi di un’attività che oggi, grazie anche alla Commissione, è più sicura”. L’introduzione dell’EBNA, Ente Bilaterale Nazionale Artigiano a partire dal 1 gennaio 2012 obbliga ora le aziende al versamento della quota (15 euro all’anno); il suo raggio di azione “non è più territoriale – spiega Da Prato – ma regionale. Chiaro che stiamo parlando i risorse molto importanti e non più di poche migliaia di euro l’anno destinate quasi per la totalità alla formazione e a far funzionare l’esilissima macchina organizzativa composta da una segreteria in comune con la Commissione Paritetica Marmo”. Di cose, in questi anni, il Copam ne ha fatte suggerendo anche strumenti e migliorie all’Usl. Da Prato ne ricorda alcune: “la centralina di allarme nelle cave – spiega – il gancio rotante per le operazioni di carico e scarico, e la protezione per il filo diamantato per evitare che le palline utensili venissero sparate contro i lavoratori; basta pensare alle misure individuali di sicurezza come il casco, i guanti, la mascherina o lo stesso trattamento degli abrasivi. Il Copam ha contribuito a portare una mentalità diversa nei laboratori”.
Cna è molto dispiaciuta dall’atteggiamento di una parte delle forze sindacali che nulla hanno fatto per evitarne la chiusura: “Parte delle organizzazioni dei lavoratori, alle quali per prime dovrebbe interessare maggiormente l’aspetto della prevenzione e della sicurezza, hanno risposto con il silenzio – aveva scritto Cardini. Un messaggio che Cna rilancia: “Noi siamo disposti, come abbiamo già annunciato nelle sedi opportune, a rinunciare alla nostra piccola parte di quella quota che il nuovo Ente ridistribuisce ai membri del direttivo. Gli altri sono disposti a rinunciare alla quota parte? Si vuole chiudere una struttura che funziona e che rispecchia le esigenze del nostro distretto e delle imprese. Se questa non è follia…”.