CAMAIORE. “La multinazionale Veolia non può andarsene senza pagare – dichiara Alessandro Del Dotto, candidato sindaco del centrosinistra – Ci opporremo con ogni forza alle pretese della Società che per anni ha malgestito i nostri impianti. Inadempimento dei Comuni? Chiedetelo a chi sinora ha governato Camaiore”.
“Daviddi stesso ha ricordato – aggiunge Del Dotto – come il peccato originale stia nel fatto che il vero contratto sia stato praticamente smembrato con i vari atti di modifica e sottomissione. Daviddi sì, Daviddi no è un dibattito che non ci appassiona: qui non si ragiona per categorie o di pacchetti di fazzolettini. Qui si parla del futuro delle politiche ambientali che poi vuol dire capire quanto si pagherà di TARSU: se qualcuno pensa di tornare a sostenere il vuoto per pieno si sbaglia, noi combatteremo per l’introduzione della regola della raccolta differenziata porta a porta e per isole ecologiche sorvegliate; contrariamente al PDL che, nell’estate 2010, voleva toglierla, riteniamo che la diffusione della differenziata aiuti l’ambiente, la salute e le tasche”.
“E’ miope pensare – scrive ancora Del Dotto – che Camaiore possa fare stato a se: siamo in Versilia e dobbiamo essere convinti capofila della strategia “Rifiuti Zero 2020″; inoltre, la raccolta differenziata è una prospettiva interessante anche per l’occupazione e il lavoro, in modo tale da riassorbire coloro che Veolia intenderebbe lasciare per strada. SEA Ambiente e ERSU? Non ho mai smesso di dire che due società pubbliche per sette comuni sono una miopia amministrativa che ci tiriamo dietro da troppi anni. Un CDA unico, un unico Presidente, un unico Direttore, un’unica struttura aziendale: avete idea di che cosa vuol dire? Meno costi (della politica e non), più organizzazione e più sinergia fra le realtà versiliesi. Certo, non so cosa ne pensino i miei avversari: non posso certo pretendere che chi di loro ha incarichi là dentro mi dica bravo; d’altronde, il tacchino non si è mai fatto festa da solo per Natale. E comunque, è l’ora di finirla di mettere in queste aziende troppa politica”.
