VERSILIA. In Versilia si continua a morire troppo di tumore. La denuncia arriva dalla Rete Ambientale della Versilia.

“Come Rete Ambientale della Versilia siamo dispiaciuti nel constatare come i tumori e le  malattie cardiovascolari abbiano un’incidenza più alta rispetto al resto della Toscana,   come riportato dall’articolo del Tirreno il 10 luglio scorso. Tuttavia non siamo stupiti da questi dati, possiamo dire che ce li aspettavamo, considerando le innumerevoli fonti di inquinamento presenti nel nostro territorio e contro le quali i Comitati e le Associazioni che fanno parte della Rete si battono da anni.  Vogliamo solo accennare ai vari fattori che hanno comportato inquinamento nel corso  degli anni: le emissioni inquinanti, diossine comprese, dell’inceneritore di Falascaia, la nautica, con l’uso dell’amianto e di sostanze aromatiche per le strutture in vetroresina (cancerogene) la lavorazione lapidea con i graniti contenenti quarzo, agente di trasmissione di polveri cancerogene, la lavorazione nelle serre  con l’uso di fitofarmaci  soprattutto per i fiori, i ripetitori e le antenne per la televisione e la telefonia mobile con l’emissione di onde elettromagnetiche, il traffico eccessivo,con inquinanti aromatici e microparticelle. Per quanto riguarda l’amianto vogliamo ricordare le numerose coperture di eternit ancora presenti e la presenza di questo materiale all’interno ancora oggi delle tubature dell’acqua  potabile.

Inoltre non dobbiamo dimenticare che il 29 giugno 2009 l’incendio successivo all’incidente ferroviario che ha provocato la strage ha bruciato una grande quantità di materiale di ogni  tipo, sprigionando e disperdendo nell’aria e poi al suolo sostanze tossiche e cancerogene,   fra cui diossine, furani, amianto.  Bisogna aggiungere che si volevano costruire altri impianti inquinanti come la centrale a biomasse a Bicchio, contro la quale, fortunatamente, per la salute di tutti, si sono mobilitati i cittadini.

Va anche considerata la particolare conformazione geografica e metereologica del nostro territorio che fa sì che manchi un adeguato ricambio di aria, frenato dalle presenza delle Alpi Apuane, alle spalle della costa: questo provoca un ristagno degli inquinanti, non sufficientemente dispersi dalla ventilazione. A fronte di questa situazione, già conosciuta fin dal 2006, come risulta dalla conferenza dei servizi di quell’anno, cosa fa la ASL, cosa fanno le Amministrazioni comunali, le  istituzioni, le forze politiche?  Vogliamo denunciare che nessuno si preoccupa di avviare sul serio un lavoro sul territorio, affinchè ci si incammini verso la vera prevenzione primaria di tali malattie, da non confondersi con la diagnosi precoce ( pure importantissima), che consiste nell’eliminazione dall’ambiente di ogni agente cancerogeno, dal momento che per le sostanze cancerogene  la soglia di rischio equivale allo zero.  Un primo passo sarebbe quello di portare avanti l’indagine epidemiologica, citata  nell’articolo del 10 luglio e citata anche in un articolo dell’11Luglio dal giornale Il Tirreno.

A proposito di questa indagine vogliamo ricordare che è stata avviata grazie alle lotte dei  comitati contro l’inceneritore di Falascaia, perché la Asl si occupasse delle conseguenze che la presenza di questo impianto avevano avuto sulla salute pubblica. L’indagine ci è stata  annunciata il 29 settembre 2008 e avviata  con il progetto del 2009, con specifici finanziamenti regionali e deve verificare se e di quanto la presenza dell’inceneritore, con i suoi sversamenti di diossina ha aumentato l’incidenza di patologie  tumorali, di malformazioni congenite, di contaminazioni alimentari. La Asl si era presa l’impegno di pubblicare i dati via via riscontrati sul suo sito (usl 12 Viareggio-Dipartimento di Prevenzione-pagina  Indagine Falascaia).Ebbene è ormai da mesi che i documenti sono sempre gli stessi. Quindi non cancro zero, ma informazioni zero”.

 

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