PIETRASANTA. Domenica 12 agosto (anniversario della strage di Sant’Anna di Stazzema) alla Liberafesta di Solaio, doppio appuntamento da non perdere.
Alle 18:30 Resistenze vecchie e nuove: quando a liberare l’Elba furono i senegalesi. Incontro con Francesca Caminoli (scrittrice), Stefano Gallo (storico), Dia Papa Demba (CASTO Pontedera), Comitato Antifascista Antirazzista di Massa
“A la gloire des coloniaux du 13ème Régiment Sénégalais qui sont tombés ici pour la Libération de la Patrie le 17 juin 1944” recita il monumento presente sulla spiaggia di Marina di Campo, nell’isola d’Elba, in Toscana. Nei libri di storia nessun riferimento a questo episodio. Probabilmente una delle tante storie racchiuse nella memoria di coloro che le hanno vissute e che con loro sono sepolte, se non arriva chi si impegna a dare un nome e un volto alle persone che hanno attraversato quei luoghi e che con la loro presenza hanno determinato il corso della Storia. La storia dei “tirailleurs” senegalesi che hanno contribuito alla liberazione dell’Isola d’Elba dal nazifascismo ce la racconta la giornalista Francesca Caminoli con La guerra di Boubacar, romanzo che ruota attorno alla spiaggia di Marina di Campo, località La Foce, teatro dello “sbarco più sanguinoso della seconda guerra mondiale nel Mediterraneo”. Perché il suo racconto sia inappuntabile dal punto di vista storico, l’autrice si è documentata su una serie di manuali, soprattutto francesi, in rete e in musei, archivi e alla “Maison Anciens Combattants” di Dakar, dove è riuscita a incontrare un reduce di quel terribile massacro, l’ormai anziano Youssuf Diop, deceduto nel 2007. La narrazione di questa vicenda è affidata ai pensieri del vecchio Boubacar, soldato del 13esimo reggimento senegalese costretto a combattere in Europa dopo essere stato, come molti altri commilitoni, sequestrato dal suo villaggio, legato come in un’altra epoca gli schiavi e condotto in un campo militare per un periodo di duro ed estenuante addestramento.
 
 
Alle 22 “Carmen storia di una partigiana” di Dalies Donato.
Il 28 dicembre 1944 in carcere a Treviso (subirà le peggiori sevizie), Carmen scrive: “Ovunque sia, sono e sarò sempre una compagna”. Come scrive Federico Maistrello, in Carmen. Una donna nella Resistenza, “in questa frase semplice e piana sono racchiuse l’essenza e la ricchezza della giovane che riuscì a non rinnegare se stessa né la propria umanità in un contesto nel quale di umano non vi era più nulla. Nessuna rinuncia, infatti, alla coerenza, alla dignità, al coraggio, all’abnegazione, alla generosità. E persino nessun protagonismo”.
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PASCOLI, D’ANNUNZIO E CARDUCCI. UN INCONTRO SULLA POESIA AL CAFFÉ DELLA VERSILIANA

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