VIAREGGIO. Con le dovute eccezioni – il Napoli nella seconda metà degli anni Novanta, la Fiorentina in tempi più recenti – poche squadre, tra le avversarie che il Viareggio ha affrontato nella sua storia, possono vantare il blasone del Catanzaro, prossimo avversario delle zebre nella sesta giornata della Prima Divisione di Lega Pro.

Fondato nel 1929 con il nome di Unione Sportiva Catanzarese, l’undici giallorosso sale agli onori della cronaca negli anni Sessanta, quando i calabresi veleggiano nel campionato cadetto. In particolare, nel 1966, il Catanzaro scrive una pagina incancellabile andando a vincere 2-1 in casa della Juventus nella semifinale di Coppa Italia. È un’impresa storica, come storica è la finalissima disputata all’Olimpico di Roma contro la Fiorentina: il pronostico viene ampiamente rispettato, con i viola che alzano al cielo il trofeo. Ma lo fanno solamente dopo i tempi supplementari e con una risicata vittoria per 2-1: il momentaneo pareggio dei calabresi lo firma Pippo Marchioro, in seguito allenatore di calcio che oggi ha fatto di Camaiore e della Versilia la sua dimora.

Quel traguardo inimmaginabile esalta in qualche modo il sobrio ambiente giallorosso, più attento a guardarsi le spalle dalla retrocessione in Serie C che non a sognare il massimo campionato. È con lo stesso animo che la squadra affronta la stagione 1970-71, conclusa con l’inattesa qualificazione agli spareggi per salire lassù, nell’Olimpo del calcio nostrano. Si gioca tutto nella sfida contro il Bari sul campo neutro del San Paolo di Napoli: a decidere questo scontro tra meridionali è un gol dell’attaccante reggino Angelo Mammì. Pure questo è un evento da consegnare agli annali: mai la Calabria era riuscita a conquistarsi un posto nella massima serie con una propria squadra.

La favola, però, dura appena un anno: i giallorossi di Giovanni Seghedoni racimolano appena 21 punti, vincendo solamente tre incontri. Eppure rimane qualche dolce ricordo di quella sfortunata stagione: il 30 gennaio 1972 il Catanzaro celebra il suo primo successo in Serie A e la vittima è addirittura la Juventus – che poi vince lo scudetto pochi mesi più tardi -, castigata da una rete del solito Mammì.

Trascorrono quattro anni e, trascinato dagli 11 gol del futuro beniamino dei tifosi Massimo Palanca, il Catanzaro torna a calcare i manti erbosi della massima serie sotto la guida di Gianni Di Marzio. Ma è un’altra gioia effimera, perché la stagione 1976-77 coincide con un’altra, immediata discesa negli inferi. Rimangono alcune piccole soddisfazioni, come il successo per 1-0 sul Milan alla penultima di andata, bissato la giornata successiva dalla prima vittoria in trasferta, con identico risultato, contro la Lazio.

Il purgatorio, questa volta, dura appena un anno. Perché i calabresi si riappropriano nuovamente della Serie A. E iniziano a metter su radici. Per cinque stagioni consecutive, infatti, il Catanzaro mantiene il proprio posto tra le grandi del calcio italiano e per ben due volte, nel 1980-81 e nel 1981-82, chiude settimo in classifica. Ceduto l’idolo Palanca, l’uomo che calzava scarpini su misura – numero 37 – e segnava spesso direttamente da calcio d’angolo, a prenderne il posto nei cuori dei tifosi è Edy Bivi: porta la sua firma la rete con cui le aquile battono a San Siro il Milan, nelle cui fila gioca Stefano Cuoghi, attuale allenatore del Viareggio.

Foto magliarossonera.it

A proposito di Viareggio: a certificare l’ascesa del Catanzaro nel gotha del pallone italiano arrivano anche due partecipazioni alla prestigiosa Coppa Carnevale, nel 1982 e nel 1983. Nel primo caso i giovani giallorossi salutano la competizione ai quarti di finale, eliminati ai rigori dall’Ipswich Town di Mich d’Avray: in quella formazione gioca Armando Cascione, padre di Emmanuel, centrocampista viareggino ora in forza al Pescara.

Quei tempi, però, sembrano dei ricordi sbiaditi, lontani nel tempo: dopo due anni di Serie B, la società è infatti fallita e ripartita dalla vecchia C2 e domenica arriva allo stadio dei Pini da neopromossa. Ma il titolo di “nobile decaduta”, all’undici allenato da Francesco Cozza, proprio non si può togliere.

@GorskiPark

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