VIAREGGIO. Al campo rom di Torre del Lago continua a fuoriuscire acqua sporca dalle fogne, a causa di un tubo ostruito che nessuno ha ancora riparato: è la denuncia della sezione viareggina della onlus Berretti Bianchi, che invoca l’intervento del Comune di Viareggio. E lo fa attraverso il racconto di quanto accaduto sabato scorso 20 ottobre, in occasione del battesimo di quattro bambini rom.

“Sabato scorso al campo rom si è celebrato il battesimo di quattro bambini, secondo il rito ortodosso. Già dalla mattina i preparativi fervevano e la giornata serena ha aiutato non poco. I bambini brulicavano eccitati per la festa imminente e gli adulti sfoggiavano gli abiti puliti e stirati. Due tavoli in mezzo al campo presentavano dolci e bibite. Dopo il rito un buon banchetto, da che mondo è mondo, rinsalda i legami e ostenta l’agio della famiglia che offre il pranzo.

“Quel giorno è sul quel nucleo che si centra tutta l’attenzione. La bimba più grande si è cambiata d’abito due volte e il padre ha sussurrato: ‘Hai visto com’è elegante?’. Il più piccolo, invece, non gradiva molto essere ‘spruzzato’ con un’acqua che avrebbe dovuto mondarlo da qualche improbabile peccato e preferiva trastullarsi con un giochino che si riprillava tra le mani.

“Il campo era un po’ più pulito del solito ma da sotto quei due container l’acqua putrida della fogna continuava ad allargare la pozzanghera che si era formata per un tubo ostruito che da giorni, nonostante fax, mail e segnalazioni all’ufficio del cittadino, nessuno viene a riparare. ‘Senti che puzza, come si può stare così, come possono i nostri bimbi vivere in mezzo alla fogna. Perché dal Comune nessuno viene?’ Si lamentava un parente dei bambini.

“Ecco, finalmente arriva il prete ortodosso: è un ucraino che già conosce alcuni degli ‘zingheri’, come li chiama lui. I bimbi contenti gli fanno ala dal cancello fino in fondo al campo dove si celebrerà il rito. I paramenti celesti, il cappello in testa con una minuscola croce appuntata sulla stoffa e in mano un libricino per le orazioni. Inizia la cerimonia.

“L’uomo ha inventato aerei supersonici, va sulla luna, ha costruito grattacieli meravigliosi e prodotto grandi ricchezze, guarda o Dio come tiene i zingheri, guarda in quali baracche li fa abitare. Nel nome del Padre, del figlio…”. I rom intorno ascoltano ognuno con una candela accesa in mano. Alcuni rispondono alle preghiere, altri sono impegnati ad evitare che la cera calda cada sulle mani. E intanto l’odore di fogna si mischia a quello dell’incenso in una promiscuità di sacro e profano, di profumo e puzza.

“Ma i presenti sembrano quasi non farci caso, troppa è l’attenzione per questo evento a domicilio che per una volta passa in primo piano sulle brutture di un campo che di per sé è emarginazione. ‘Il popolo zingaro come quello ebraico ha errato nel mondo’. E finalmente i quattro bambini, assistiti dalla madre con il capo coperto, si affiancano per essere battezzati con l’acqua benedetta.

“Sarà che è benedetta, sarà la suggestione, ma l’acqua putrida che stagna in terra poco lontano, per un attimo, sembra non emanare quella puzza penetrante che ormai da giorni si sente al campo.

“La cerimonia è finita, i bimbi sono battezzati, l’ora è quella giusta, il banchetto può iniziare ma, come per incanto, la puzza ritorna prepotentemente a farsi sentire: qualcuno inevitabilmente mette i piedi nell’acqua putrida, ormai quella santa è stata riposta. Gli odori si mischiano, nel naso il profumo del mangiare e quello di fogna.

“I bimbi battezzati avrebbero potuto invitare qualche loro coetaneo, come sicuramente avrebbero fatto i figli di noi tutti? Avrebbero potuto chiamare la maestra? Avrebbero potuto invitare qualche persona della comunità locale, in segno di amicizia e per superare pregiudizi e luoghi comuni. Avrebbero potuto fare tante cose, oppure no, certo che invitare ospiti e far trovare a casa propria insieme all’acqua benedetta anche l’acqua di fogna proprio non si può.

“Cosa dire allora? Continueremo a chiedere al Comune di intervenire: può darsi che qualcuno si renda conto del pericolo sanitario che incombe sul campo rom.

“Nel frattempo non possiamo fare a meno di considerare che la discriminazione passa anche attraverso la stasatura di una fogna e il riconoscimento dei diritti umani, che andremo a celebrare con molta enfasi fra meno di due mesi, a volte viaggia a bordo dell’autospurgo.”

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