PIETRASANTA. Sarà il grande Umberto Orsini il protagonista assoluto sul palco del Teatro Comunale di Pietrasanta, impegnato nella messa in scena de La Leggenda del Grande Inquisitore, per il secondo appuntamento in programma mercoledì 12 dicembre alle 21.15  con la stagione di prosa di prosa firmata da Luca Lazzareschi nell’ambito della stagione 2012-2013 de I Teatri della Versilia.

Nella pièce al Teatro Comunale di Pietrasanta, diretta da Pietro Babina, il grande Orsini, attore di qualità e coraggio che il direttore artistico Luca Lazzareschi ha fortemente voluto ospitare a Pietrasanta,  recupera un capitolo centrale del romanzo “I Fratelli Karamazov”, capolavoro di Fëdor Dostoevskij, un racconto allegorico affidato ad Ivàn Karamazov che lo stesso Orsini interpretò nello sceneggiato televisivo tratto dall’opera dello scrittore russo e girato nel 1969 da Sandro Bolchi . (biglietti da 12 a 24 Euro).

Mentre allora l’attore interpretava il vecchio del racconto come il prodotto della fantasia del Karamazov, oggi può incarnare l’Inquisitore, inventando allo stesso tempo un Ivàn padre, molto più maturo, ma alle prese con gli stessi dubbi che tormentavano la sua gioventù.  Nello sceneggiato di Bolchi  il punto più memorabile era il pezzo comunemente noto come La leggenda del Grande Inquisitore che Ivan raccontava al fratello Alioscia nel disperato ed appassionato tentativo di spiegare i dubbi che tormentavano la sua anima di miscredente.

Orsini si calava in quell’episodio nei panni del Grande Inquisitore assumendone le parole senza cambiare l’aspetto fisico che era allora quello di un giovane russo appassionato ai problemi della fede. Partendo da questa memoria Orsini affiancato da  Leonardo Capuano,  ripropone quello strepitoso passaggio di Dostoevskij approfittando della sua maturità per darne una lettura che tiene conto della contemporanea presenza in scena dell’ideatore della leggenda, vale a dire il giovane Ivan Karamazov, e del prodotto della sua fantasia, vale a dire il vecchio Inquisitore, entrambi interpretati dallo stesso Orsini tra memoria e finzione, tra nostalgia e sofferenza srotolando il suo suggestivo nastro di Krapp in chiave dostoevskiana.

 

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