VIAREGGIO. Carota (alla sua squadra) e bastone (ad una città che latita). Stefano Dinelli analizza un 2012 vissuto ad alte frequenze, con un Viareggio salvo a maggio dopo i play-out col Monza ed ora a metà classifica in un campionato, quello di Prima Divisione, pieno di squadre di ben altro blasone. E la zona play-off è lì, a soli 2 punti.

Presidente, che 2012 è stato per il Viareggio?

“Un anno sicuramente bello e ricco di soddisfazioni. Per chi le ha vissute, naturalmente”.

Tutto è cominciato con l’arrivo in febbraio di Stefano Cuoghi. A distanza di dieci mesi possiamo dire che sia stata una scelta azzeccatissima…

“Assolutamente. Diciamo che ho avuto la bravura e la fortuna di scegliere la persona giusta al momento giusto, come mi era già successo quando decisi di affidare il ruolo di direttore generale ad Andrea (Gazzoli, ndr)”.

Si spieghi meglio.

“Cuoghi è arrivato in un periodo in cui era necessario un cambio di passo: non lo conoscevo, mi è stato presentato e da lì è nata subito una bella intesa. Io e lui ci capiamo al volo, anche senza dirci nulla. Ho intuito che sarebbe stato l’allenatore in grado di portarci alla salvezza. Il nostro è un rapporto speciale”.

Nonostante una media punti ragguardevole, non siete riusciti ad evitare i play-out. Con quale spirito li ha vissuti?

“Col medesimo dei precedenti (contro Paganese e Cosenza, ndr), ma anche con la convinzione di avere un gruppo che se la poteva giocare tranquillamente con tutti”.

E a fine maggio, col Monza, ecco la terza salvezza di fila al termine di una giornata praticamente perfetta.

“Quella partita è stata la consacrazione del nostro lavoro. Da lì abbiamo capito che avremmo potuto provare a fare qualcosa di diverso, senza più avere paura di niente e nessuno”.

Grande protagonista quel 27 maggio, così come i primi mesi del 2012, fu quel Simone Zaza che in Serie B con l’Ascoli ha già segnato 11 reti. Che impressione le fece quando lo incontrò?

“Mi sembrava un ragazzo molto determinato e con la testa sulle spalle, come quasi tutti i giovani che hanno indossato la maglia del Viareggio. Il rimpianto è quello di averlo avuto solo in prestito, senza ricavare alcuna gratificazione economica una volta ceduto”.

Le premesse per proseguire nel segno della continuità, diceva, c’erano tutte. 

“Nel mercato estivo abbiamo operato proprio in quest’ottica, cercando di acquistare giocatori in comproprietà e così è stato, eccetto Magnaghi”.

E alla prima di campionato con la Paganese, lì sì che si è visto un gran bel Viareggio...

“Ma io direi che a parte la gara col Prato la nostra squadra ha sempre giocato bene, uscendo tra gli applausi del pubblico. Merito di un mister competente, che le ha dato una mentalità vincente, facendola giocare a viso aperto. Faccio un esempio: a Benevento perdemmo, ma io scesi negli spogliatoi e mi complimentai lo stesso con i ragazzi per la prestazione”.

Perugia, in questo senso, è stata un’eccezione.

“Le giornate storte capitano a tutti. Quello non fu il vero Viareggio, perché non fummo messi sotto dall’avversario”.

Oltre ad un campionato più che positivo, c’è anche una semifinale di Coppa Italia Lega Pro ancora da disputare.

“Siamo in corsa assieme a Pisa, Lecce e Latina, tutte squadre che sono state in vetta nei due gironi di Prima Divisione. Per noi questa è una gratificazione, ma abbiamo il nostro 25% di possibilità di vincere la Coppa Italia. Siamo arrivati sino a questo punto, perché non dobbiamo crederci? Ha ragione il nostro mister quando dice che ancora non abbiamo fatto nulla e che solo chi vince entra nella storia. Non ci riteniamo inferiori a nessuno”.

In mezzo a tante note positive, c’è anche quella negativa dello scarso pubblico ai “Pini”.

“Questo non gratifica affatto le prestazioni ed i risultati che la nostra squadra ottiene. La città non ci segue. Qui non c’è l’emiro della situazione che può sborsare quanti soldi vuole. Bisogna capire che se non ci aiuta nessuno, saremo costretti a smettere. Io ormai sono rassegnato, le ho tentate tutte per portare la gente allo stadio. Contro il Barletta abbiamo fatto 300-400 euro di incasso ed è stato veramente triste”.

Si sente solo nell’affrontare questa battaglia?

“Praticamente sì. Alla fine a gioire per i nostri successi siamo noi inteso come dirigenza ed i tifosi del club “Angelo Francesconi. In questi 5 anni abbiamo goduto, perché salvarsi ai play-out è pur sempre bello. Saremo in pochi, ma almeno siamo persone vere”.

Ha fiducia nelle istituzioni locali?

“Come altre nove persone su dieci di questa città, rispondo di no. È più facile riempire lo stadio “dei Pini” che mostrare fiducia verso questa politica. Il commissario prefettizio, ad esempio, non si è mai fatto vedere…”.

Si sente di dire qualcosa ai tifosi che allo stadio non vengono più?

“Contestare è semplice, ma bisogna mettere la faccia in ogni situazione. Era facile urlare e fare il tifo a Galleno o contro l’Aglianese. Non è possibile che la squadra non ottenga alcun riconoscimento”.

È ancora possibile porre rimedio in qualche modo?

“La vedo dura. Io, comunque, non devo supplicare nessuno, tanto non sono quei 1000 euro di incasso in più che risolvono il problema”.

Anche se a rimetterci maggiormente sono i giocatori…

“Il mister una volta disse loro che avevano messo l’anima in uno stadio senz’anima. Ed aveva ragione. Sono riusciti a conquistare tanti punti in uno stadio tristemente vuoto, incapace di dar loro il necessario incoraggiamento”.

Capitolo mercato: può assicurare che a gennaio nessuno se ne andrà?

“Assolutamente no. Nessuno è incedibile. Dipende da quali e quante offerte ci perverranno. È chiaro che se devo proprio fare un sacrificio, ne deve valere la pena, altrimenti non cedo un giocatore solo per qualche migliaia di euro. Voglio valutare la situazione con la massima tranquillità, sapendo che c’è un bilancio da sistemare e che questo non è un momento facilissimo per noi. Io metto in vetrina i miei gioielli e sto alla finestra”.

Quali sono gli obiettivi, nel concreto, del Viareggio per il 2013?

“Salvarci senza i play-out per noi sarebbe la vittoria più grande, anche se concordo col mister quando afferma che questa squadra può puntare a qualcosa di più alto. Alla fine non è che perché ci chiamiamo Viareggio non possiamo arrivare in alto. Se saremo in grado di stupire ancora e se la classifica ce lo consentirà ancora, perché non potremo pensare ai play-off?”.

Si comincia da Pagani, domenica. L’ambiente caldo potrebbe creare problemi?

“Paradossalmente no. Io credo che il Viareggio si esprima meglio fuori casa, perché se anche il calore del pubblico è tutto per la squadra di casa, alla fine noi aspettiamo con impazienza di giocare partite in stadi con tanti tifosi, a differenza del nostro. Noi non abbiamo paura di nessuno, sappiamo che tutti ci rispettano e questo è motivo di vanto”.

Cosa rappresenta, secondo lei, Massimo Gazzoli per questa squadra?

“Il viareggino a Viareggio, oltre ad essere un grande portiere”.

Samuele Pizza?

“Si dice che è un vecchio a termini di regolamento, ma in realtà è un ragazzo di appena 24 anni”.

E Lorenzo Fiale?

“Qui stiamo parlando di un pezzo di storia di questa squadra. Ha la sfortuna di giocare in un ruolo che fa meno clamore rispetto agli attaccanti, ma è un po’ come Baresi per il Milan. Assieme a Carnesalini è una colonna della nostra difesa, poi non voglio entrare nel merito delle scelte tecniche. Quelle spettano al mister”.

C’è un giovane, tra i tanti in rosa, che l’ha impressionata particolarmente?

“A me piacciono tutti, anche se ce n’è uno in particolare per cui io stravedo. Non lo sa nessuno e preferisco non nominarlo per evitare di sminuire gli altri”.

Tra l’altro contro il Pisa ai “Pini” c’era pure Marcello Lippi. Le ha detto qualcosa sulla squadra?

“Sì, che gioca bene. Marcello è un amico, quando può viene allo stadio, così come Collina”.

E se lo dice l’ex ct della Nazionale campione del mondo…

“Per noi è un onore. La città dal punto di vista calcistico ha riacquistato una credibilità che non aveva più, grazie a noi. Una volta entravo in Lega strisciando, adesso mi rispettano…”.

A proposito, cosa ha significato per lei entrare in Lega?

“La valorizzazione del lavoro non soltanto mio, ma anche di Mirko Lippi e Beppe Vannucchi (vicepresidente e direttore generale del Viareggio, ndr), che sono le altre persone giuste al momento giusto a cui facevo riferimento parlando di Cuoghi”.

In conclusione, che voto dà a questo Viareggio?

“Un 8”.

Solo? Come mai non 10?

“Il 10 glielo darò quando avrà raggiunto gli obiettivi prefissi ad inizio stagione. Anche se sino ad ora ha fatto grandi cose”.

 

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